Ad un anno di distanza dall’assassinio parla la vedova Vassallo per chiedere giustizia. Vengono alla luce due sms che Vassallo avrebbe ricevuto la sera del 13 agosto 2010.
Aldo Bianchini
Acciaroli – Senza alcuna indecisione, senza inflessione emotiva e con grande dignità la vedova del “sindaco pescatore” attraverso i grandi network televisivi e le testate giornalistiche del Paese ha rivolto l’appello a tutte le istituzioni affinchè scoprano chi ha ucciso il marito la sera del 5 settembre 2010. Non che gli inquirenti siano rimasti fermi al palo, anzi qualcosa l’hanno comunque abbozzata tra una marea di errori e false piste seguite. L’errore iniziale fu commesso, la notte stessa del delitto, da tutti: parenti, amici e inquirenti. Per i parenti incominciarono a venir fuori dichiarazioni contraddittorie e fuorvianti. Per gli amici della vittima si registrò il caso del colonnello dei Carabinieri (in vacanza) che andò a smontare la tele camerina montata in piazzetta mandando in fumo probabilmente le poche speranze di successo. Per gli inquirenti giunsero sul posto due magistrati da Vallo della Lucania: Alfredo Greco (pm e grande amico di Vassallo) e Giancarlo Grippo (capo della procura). Troppi!! Troppi parenti che parlavano, troppi amici che si intromettevano e troppi i due inquirenti che subito si trovarono a seguire piste diverse. Prevalse la “linea-Greco” che privilegiava la pista della camorra napoletana, niente di più sbagliato. Subito dopo intervenne la DDA di Salerno, proprio per il fatto che era passata la linea-Greco, e l’inchiesta fu tolta sia a Greco che a Grippo. Si ricominciò daccapo, e si sbagliò di nuovo; si andò alla ricerca affannosa di troppi e improbabili intrecci con la camorra del napoletano e con lo spaccio di droga. Non si tenne conto, testardamente, che la camorra per quanto attiene lo spaccio si interessa a zone turistiche di grande spessore temporale e non certamente ad Acciaroli dove il vero boom turistico esiste per lo spazio di un mese dal 20 luglio al 20 agosto, tutto il resto è roba da poco. Si doveva probabilmente pensare all’arrivo di grosse partite di droga che potrebbero sbarcare su quel tratto di costa che è ritenuta la costa della legalità (come ho già scritto!!), come del resto qualche inchiesta del passato (DDA di Catanzaro, inchiesta Pietro Giordano, Mario Pepe fino allo ndranghetista Franco Muto), denominata “la mafia del pesce” che coinvolse Acciaroli all’inizio degli anni ’80, aveva già indicato come via maestra della droga dal sud America. Si sarebbe evitato lo strano e inquietante inseguimento, fino in Venezuela, di quel ragazzo che, forse anche un po’ provocatoriamente, fumava in piazzetta qualche spinello proprio davanti agli occhi di Vassallo che non si fece passare la mosca sul al naso e addirittura (almeno così si raccconta!!) scalciò il giovanotto pubblicamente nei giorni di ferragosto 2010. Ma c’è un altro aspetto che l’inchiesta non avrebbe proprio trattato: la costruzione di alcune villette nel greto del fiume Mortella (vedi foto) che scarica le sue acque nel Tirreno in loc. Porto del Fico; questo lo vedremo in un’altra occasione. La domanda di oggi, nel giorno dell’anniversario, è quella gridata dalla vedova: “Chi ha ucciso Angelo Vassallo?”. La risposta è avvolta dal buio assoluto. Mi fa sorridere la rabbia di Franco Roberti (procuratore capo di Salerno) quando dice: “Troveremo killer e mandante”. Ad intervistarlo è addirittura Rosaria Capacchione (storica giornalista anticamorra) che lo mette anche in difficoltà. Io ho le mie convinzioni fin da lunedì 6 settembre 2010 e le ho anche scritte, inutile ripeterle. Le mie convinzioni,ovviamente, portano altrove e avrò tempo e modo di parlarne ancora. Dunque anche se gli inquirenti si sono dannati l’anima (si fa per dire!!) non sono riusciti a cavare un ragno dal buco e l’assassino o gli assassini di Vassallo sono rimasti avvolti nel buio più profondo. Il problema per gli inquirenti di questo Paese, parlo per linee generali, è che se non c’è un pentito non riescono ad andare da nessuna parte. Le indagini tradizionali, quelle scientifiche e tecnologicamente avanzate partono soltanto dopo una delazione o una richiesta di un programma di protezione. Probabilmente, e qui il condizionale è assolutamente d’obbligo, non riescono neppure a rilevare e stampare le liste complete delle telefonate e degli sms in arrivo ed in partenza sul e dall’utenza cellulare di una vittima o di un indagato. Non so che cosa è stato fatto dagli inquirenti della DDA di Salerno in questo ambito per il delitto Vassallo, non so quante telefonate o sms siano stati rilevati e stampati, so per certo che almeno due sms sarebbero sfuggiti agli inquirenti. Anzi tre sms. La sera del 13 agosto 2010 (ventitre giorno prima del delitto) intorno alle 22.00 Vassallo ha ricevuto due sms e ne ha inviato uno. A chi e perché? Beh!, questo dovrebbero scoprirlo gli inquirenti, anche perché potrebbe facilmente trattarsi di sms puliti e, quindi, non utili. Ma non si sa mai! Il fatto inquietante è che l’interlocutore di Vassallo non è stato mai individuato e, dunque, mai sentito ad interrogatorio giudiziario. Se così vanno le cose per un “delitto eccellente” figuriamoci per gli altri. Dobbiamo accontentarci, è il nostro sistema giustizia. Alla prossima puntata.
Ne “delitti eccellenti” quanti vuoti……….e quante contraddizioni.Ne sono rimasto ferito in modo gravissimo,tuttavia,voglio ancora sperare.Tutto il mio affetto ai familiari e spero che si dissocino da questo tentativo strisciante e subdolo di beatificazione politica di un uomo concreto che avrebbe voluto solo vivere e fare il bene della sua comunità.Non si faccia irretire la famiglia da adulatori che cercano i martiri per rigenerare le loro politiche indegne e prive di dimensione umane.