Il Consiglio dei Ministri, alla fine dell’estate, ha preso una decisione in merito alla spinosa questione dell’’Imu, l’Imposta Municipale Unica che aveva preso il posto nel 2011 dell’Ici e che più volte ha fatto vacillare la fragile stabilità del Governo Letta delle “larghe intese”.
I proprietari di prime case e di proprietà rurali non dovranno più pagare l’Imu, in quanto abolita per questa tipologia di immobili. Il 16 settembre non dovrà essere pagata la prima rata congelata nel giugno scorso, mentre, per la seconda, il Governo si impegna, sin da ora, a non avanzare alcuna pretesa.
Una decisione che senz’altro farà tirare un sospiro di sollievo ai milioni di famiglie alle prese con la crisi e con la difficoltà ad arrivare a fine mese; non è però chiaro se si tratta di una soluzione definitiva o soltanto temporanea, in quanto il provvedimento preso ha attualmente le caratteristiche di una misura tampone, allo scopo di favorire nel futuro immediato una ripresa dei consumi.
In più la più volte ventilata riforma del catasto, indispensabile per ridefinire in toto la tassazione sugli immobili, promessa entro la fine di ottobre, e che dovrebbe regolare in maniera definitiva la questione Imu, sembra infatti ancora lontana ed i tempi per la realizzazione della riforma del catasto sono ancora lontani e non ben definiti.
Per quanto riguarda i mancati incassi dovuti all’abolizione dell’Imu 2013 per le prime case, il Governo ha rassicurato che non saranno introdotte nuove imposte e che la copertura sarà reperita attraverso una riduzione della spesa pubblica, una nuova tassazione nel comparto giochi e scommesse, oltre che con una più ampia base tassabile nel comparto delle imprese, grazie ai nuovi introiti generati dallo sblocco dei crediti alle aziende, quantificati in circa 10 miliardi di euro, che gli permetteranno di avere maggiori risorse disponibili ed aumentare il loro fatturato.
In più, in tema di immobili, il piano del Governo prevede la messa a disposizione delle banche di un ammontare di circa due miliardi di euro, che avranno lo funzione di favorire la ripresa dell’erogazione di mutui da parte degli istituti di credito, letteralmente colata a picco da due anni a questa parte.
Rimangono ancora dei nodi aperti, oltre alla provvisorietà dell’abolizione dell’Imu.
Innanzitutto l’introduzione di una nuova tassa sui servizi, la Taser, a partire dal 1 Gennaio del 2014, che dovrebbe essere formalizzata con la Legge di stabilità, destinata a sostituire la Tares e che sarà gestita dai Comuni sul modello del federalismo fiscale.
La nuova “service tax”, o tassa sui servizi, legata all’immobile, sarà a carico sia del proprietario che di chi occupa l’immobile, e si dovrà verificare se rimarrà quantitativamente in linea con la Tares o se sarà più elevata.
Inoltre c’è da capire se le misure adottate dal Governo per arginare i mancati introiti dell’Imu saranno sufficienti a garantire il mantenimento dell’attuale livello di servizi pubblici erogati ai cittadini o se tale manovra comporterà nuovi tagli allo stato sociale; nella manovra si è parlato di eliminazione dell’imposta ed introduzione di nuove tasse, ma non di razionalizzazione dell’apparato burocratico, di tagli agli sprechi o di efficientizzazione del settore pubblico, talvolta esclusivamente idrovoro di risorse e poco utile alla collettività.