SALERNO – Alle ore 22.15 del 5 settembre 2010 nove colpi di pistola, esplosi in rapida successione, pongono fine alla vita terrena di Angelo Vassallo, il cosiddetto “sindaco pescatore” di Pollica. Quella sera Vassallo sta rientrando a casa in auto e percorre la solita strada; ad un certo punto è costretto a frenare perché la strada è bloccata da un altro mezzo messo di traverso, blocca l’auto, tira il freno a mano, abbassa il finestrino, il telefonino nella mano sinistra … poi gli spari partiti da una sola arma. Questa la ricostruzione, più o meno fedele, del momento della morte di Vassallo. Buio assoluto su tutto il resto. Sul posto poco dopo arrivano le forze dell’ordine e alle prime luci dell’alba anche il pm Alfred Greco e il procuratore Giancarlo Grippo, entrambi della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania competente per territorio. Arrivano anche i ROS di Salerno ed il caso fatalmente esce dalla competenza di Vallo della Lucania e passa nelle mani della DDA di Salerno; in pratica viene esautorato l’unico magistrato in grado di capire ed interpretare le modalità dell’orrendo delitto perché profondo conoscitore di persone, luoghi e fatti. Parlo di Alfredo Greco che è costretto ad incassare l’ennesima prevaricazione (ovviamente legale !!) da parte di un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti e non soltanto per colpa dei magistrati. L’inchiesta prende, a mio avviso, non una ma due piste sbagliate: il diniego diretto o indiretto contro investimenti poco chiari e il contrasto allo spaccio di droga nel periodo estivo. Premesso che nella zona di Pollica non c’era e non c’è più niente da lottizzare (quello che era possibile fare era già stato fatto negli anni precedenti) e quindi la zona non era e non è più “attrattore” di grandi investimenti poco chiari, va anche detto che il ridottissimo spaccio di sostanze stupefacenti durate i periodi estivi non era assolutamente devastante e pericoloso tanto che lo stesso Vassallo aveva preso a calci nel sedere un presunto piccolo spacciatore una ventina di giorni prima del delitto nella piazza a mare. Piuttosto bisognava pensare ed anche indagare sulla ingente mole di spaccio internazionale che arriva su quelle coste grazie anche ai megalattici yact che navigano in acque sicure di fronte alle coste cilentane. Traffici di cui si era occupata in passato perfino la Procura di Catanzaro con esiti molto incerti. Di sicuro il piccolo puscher Bruno Humberto Damiani non era e non è all’altezza di intrannere rapporti a così alto livello, anche se grazie ad una situazione economica familiare positiva riesce da circa tre anni a vive ben protetto in terre boliviane. Anche il pentito che lo avrebbe accusato nel dicembre 2012 sembra essere assolutamente poco credibile se non addirittura risibile. Dunque l’inchiesta, dopo tre anni, è ad un punto morto. Mi ritorna alle mente una delle tante interviste del procuratore antimafia Franco Roberti (Il Mattino del 6.9.12) quando disse che: <<Non è il gesto di uno sconsiderato o di un disperato. E’ un delitto pianificato, nulla è stato lasciato al caso …>>. Rispetto pienamente la dichiarazione del procuratore nazionale antimafia, ci mancherebbe altro, la sua esperienza è mostruosa rispetto a tutti, ma tutti dovrebbero tener presente che il famoso “delitto perfetto” a volte è opera di uno sconsiderato o di un disperato; non lo dico io ma è la giallistica universale ad affermarlo. Forse bisognava e bisogna indagare anche in qualche direzione, come ad esempio su quelle telefonate intercorse la sera del 13 agosto 2010 (subito dopo i calci rifilati da Vassallo al giovane Bruno) tra Angelo Vassallo ed un misterioso personaggio, telefonate sulle quali non è mai stata fatta chiarezza. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini