Barbara Filippone
PALERMO – La supermodella Eva Riccobono, palermitana, madrina della 70esima edizione, del Festival del Cinema di Venezia avrebbe espresso un malessere nei confronti della sua Sicilia e l’europarlamentare Sonia Alfano, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Europea, membro della Commissione LIBE (Libertà civili, giustizia e affari interni) e membro sostituto della Commissione per il controllo dei bilanci e della Commissione Petizioni, Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime della Mafia, avrebbe risposto malamente a quelle dichiarazioni. Leggiamo insieme la dichiarazione dell’attrice siciliana: “Vado una volta al mese a Palermo per ricaricarmi, ma alcune cose dei palermitani non mi piacciono come la mentalità mafiosa. Detesto quelli che si lamentano sempre e che vogliono la raccomandazione e soprattutto il familismo e i soprusi.” Dov’è la gravità in queste dichiarazioni? Non so perché, o forse lo so, e non riesco a chiarirmelo fino in fondo, ma ultimamente mi è capitato di vergognarmi della mia città, della mia Palermo. Qui c’è un proverbio che cito: “Ni vogghiu parrare, ma u’ nni vogghiu sentiri parrari”, cioè “ne voglio parlare, ma non ne voglio sentire parlare”… e questo qualcosa mi tormenta dentro come il ronzio delle zanzare che nelle notti d’estate non ti fanno dormire… le scacci, le vorresti uccidere e nonostante tutto si ripresentano sempre. Forse sono uscita un po’ fuori tema, forse sono solo un po’ malinconica che l’estate stia chiudendo i suoi cancelli e l’autunno è pronto a darle il cambio, ma sento che davvero qualcosa non va dentro il mio cuore. Di solito sono sempre stata obiettiva nei fatti che riguardano la mia città, mi è sempre piaciuto parlarne, e oggi leggere quelle dichiarazioni non ha fatto altro che svegliare la mia rabbia di palermitana che da un po’ di tempo alberga nel mio cuore. Sì, è proprio così, sono furiosa con quello che mi circonda, non riesco più a vedere il bello, non sono stata contenta di leggere che l’europarlamentare una volta di più abbia citato le parole della Riccobono per rimarcare l’impegno dei palermitani che lottano contro la mafia, non vedo offesa in quelle parole, non vedo la superficialità di cui l’Alfano accusa la Riccobono; una cosa è certa: quando si vive fuori, si fanno altre esperienze, si vive in altri contesti ed è naturale, almeno credo, che i difetti della propria città saltino agli occhi naturalmente… ma io non vivo fuori, come invece la Riccobono, vivo la periferia della mia Palermo, dove la sera, quando cerco un posteggio, devo augurarmi di non trovare la mia vettura bruciata perché qualche insano di mente, per dispetto o per mille altri motivi, ha voluto fare un dispetto a qualcuno, per cui l’unica mia speranza è quella di scegliere un posto lontano da quel malcapitato a cui verrà bruciata l’auto. No, non è far-west, è la realtà che mi circonda. Realtà che inizia a stringermi la gola, che non vuol cambiare. Ed è per tale motivo che la diatriba, voluta dall’europarlamentare mi ha toccata; è vero ciò che lei asserisce, o almeno in parte, e cioè che: “Quanto dichiarato da Eva Riccobono a proposito dei palermitani è gravissimo e ingeneroso, per diverse ragioni. Dire che a Palermo domini la mentalità mafiosa è segno di profonda ignoranza e superficialità. Forse Eva Riccobono, occupandosi di tutt’altro, non sa che in Sicilia centinaia di persone hanno perso la vita per combattere la mafia, per garantire libertà e democrazia. Non sa che i familiari delle vittime girano per le scuole al fine di educare i giovani alla legalità, perché questa terra possa riscattarsi. Palermo è piena di persone oneste, che lavorano, anche se non sono tutti alti e biondi come lei. Magari la supermodella, che peraltro è nata nel capoluogo siciliano, frequenta la gente sbagliata”. Condivido almeno in parte, perché non credo sia necessario attaccare chi fa una semplice dichiarazione… è vero l’impegno profuso dai tanti, il cercare di essere sempre dalla parte giusta, ma non basta, non basta mai… in questi giorni ho visto una città svuotata, piena di immondizia, dove l’impegno dell’amministrazione non è mai sufficiente e dove si continuano a pagare ancora gli errori delle amministrazioni passate; non avremmo ancora migliaia di precari che cercano la stabilità, non avremmo migliaia di altri giovani e non, in cerca di prima occupazione che non riescono ad entrare in nessun meccanismo perché oramai saturo e ridotto all’osso. Sarà che Eva Riccobono vive un’altra vita in un’altra realtà, ma vedo in quelle parole proferite tutto il disagio di una sicilianità di cui si vorrebbe andar fieri ma che al contempo pesa come un macigno sulle buone intenzioni di tutti. Ho visto lo stesso sdegno negli occhi di un’amica venuta dalla Lucania, in visita qualche giorno da me, e non sono mai riuscita a dirle che Palermo è tanto altro… mea culpa. Riusciremo a riemergere da un disorientamento comune? Non lo so onestamente, ed Eva con la sua sicilianità non scontata, perché alta e bionda, ha risvegliato l’Eva sommersa nel mio cuore. A presto…