SALERNO – Il quadro istituzionale è talmente confuso che ognuno in questo Paese può permettersi di sparare le sue balle. Che lo facciano “i grillini” passi, fanno politica e l’unico modo per rimanere a galla, che lo faccia Antonio Sciortino (direttore responsabile di Famiglia Cristiana) è davvero inquietante e dà la giusta misura dello stato di degrado delle istituzioni. Sciortino, nemico storico e non soltanto oppositore personale di Silvio Berlusconi si permette il lusso di aggredire prima del tempo addirittura il capo dello stato avvisandolo che se concede la grazia a Berlusconi per lui sarà la fine della sua credibilità. Sciortino, in pratica, denuncia prima del tempo un’eventuale pronunciamento del Quirinale, mette cioè in atto una sorta “processo preventivo” che è una cosa aberrante sotto tutti i punti vista. Una cosa ancora più grave, e di molto, di quella sparata da “i grillini” con la minaccia di impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano qualora dovesse rilasciare un “salvacondotto” in favore di Silvio Berlusconi. In queste ultime ore c’è battaglia su tutti i fronti nell’attesa delle decisioni del presidente e ognuno si sente in dovere di dire la sua. Ma arrivare a fare un processo preventivo, e poi da una tribuna come quella di “Famiglia Cristiana” da davvero la misura dello squallore in cui è piombato questo Paese e non soltanto per colpa di Berlusconi. Non lo capisco Sciortino, non comprende che Napolitano non può fare altro che rispettare la Costituzione e si precipita a rovesciare tutta la sua bile contro “B” ma non spende neppure una parola sul giudice Esposito che, comunque, si è volontariamente esposto ad una figuraccia internazionale non fosse altro che per le sue pessime espressioni dialettali durante l’intervista concessa al redattore de Il Mattino Antonio Manzo. Veramente un bell’esercizio di efficiente giornalismo quello di Antonio Sciortino, complimenti. Non so cosa deciderà il presidente Giorgio Napolitano, certamente deciderà per il meglio, così come ha fatto, sicuramente si atterrà a tutto quanto prevede la nostra Carta Costituzionale a garanzia della politica e del diritto di esercitarla nei modi e nelle forme previste, così come ha fatto tenendosi al di fuori della mischia. Ma questo, si sa, è un Paese in cui o si vede rosso o si vede azzurro (per dirla in politichese !!), non si riesce mai a ragionare compostamente e compiutamente. Un Paese in cui <<Il diritto giunge a essere ciò che esisterà domani, quando si avrà la nuova legge giusta, ciò che non c’è mai oggi, poiché quello che c’è serve solo come invito a cambiarlo>> (Ortega y Gasset – 1978). Si metta l’animo in pace Antonio Sciortino, se può vada a prendersi una bella comunione, tanto Berlusconi è destinato a durare perché ha il consenso popolare; certo non potrà più governare, ma potrà condizionare ogni momento della vita politica da semplice cittadino, del resto oggi lo fa anche il suo principale nemico Peppe Grillo. Del resto, come diceva l’ex ministro Carmelo Conte, da fine politico, il punto nodale è proprio questo il fattore Berlusconi è vivo e vegeto e continuerà ad incidere sull’elettorato che male digerisce talune azioni della magistratura che sembra essere oggi (come ha scritto Angelo Panebianco qualche giorno fa sul Corsera) l’unico potere forte in Italia. Ma queste sono considerazioni che non sono entrate nel “comunicato ufficiale del Quirinale” (diffuso mentre sto scrivendo !!) e dalla sua prima lettura è apparso subito chiaro che a questo Napolitano non ha risposto, come non poteva rispondere, peccato !!, dimostrando grande equilibrio e senso di rispetto verso una sentenza della Cassazione che, comunque, grida vendetta da tutte le parti. E su questo versante ha lasciato aperto uno spiraglio molto importante verso la grazia. Perché anche napolitano si è reso conto che la sentenza, soprattutto per la posizione del giudice Antonio Esposito, non finirà più di stupire come lo stesso magistrato non finisce più di stupire con le sue esternazioni. L’ultima quella svelata alla stampa, ed in particolare a Cronache del Salernitano con l’intervista resa all’amico Tommaso D’Angelo dal noto patron della sanità privata salernitana avvocato Leonardo Calabrese. Ma di questo avremo tempo e modo di riparlarne.
direttore: Aldo Bianchini
Un esponente di una corazzata che potegge il marciume della Chiesa,guardando la pagliuzza nell’occhio dell’altro.
Certo che per uno come s. memoli ci vuole una faccia tosta per parlare di marciume nella chiesa. Sempre la finaco di Pierro, ed è quanto dire. L’Italia è un paese strano dove il bue che dice cornuto all’asino va sempre di moda.
Roberto