SALERNO – Si dice che il fine dell’informazione è quello di raccontare la realtà attraverso i fatti dicendo la verità. Si dice che il fine della giustizia è quello di accertare la verità attraverso i fatti al di là di ogni ragionevole dubbio. Io aggiungerei anche “senza anticipare o commentare mai le sentenze”. Il mestiere dell’informazione lo esercitano i giornalisti, quello della giustizia i giudici. Tenendo ben fermo il concetto che sia i giornalisti che i giudici sempre uomini sono è possibile prevedere che gli uni e gli altri nell’esercizio del loro mestiere possano divagare e debordare da quelli che sono i canoni di una “rispettosa deontologia”, è preoccupante quando questi esercizi tracimano prepotentemente dalle loro righe. Ovviamente non va trascurato il fatto che sia ai giornalisti che ai giudici, essendo uomini, piace la pubblicità e la prima pagina sui giornali o sugli schermi televisivi. La finta alleanza tra giornalisti e giudici non è altro che una trappola infernale, per entrambi. In questa trappola è caduto incautamente il presidente della sezione di Corte di Cassazione, Antonio Esposito, che ha condannato in via definitiva l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Spinto dal suo “presumibile vecchio amico” Antonio Manzo (redattore de Il Mattino) che ha scatenato l’inferno con l’intervista rilasciata dall’alto magistrato e titolata in prima <<Condannato perché sapeva>>. Il collega de Il Mattino conquista un incerto paradiso, il magistrato di Cassazione sicuramente l’inferno. Le polemiche sono infuriate al di là del verosimile tanto che è stato costretto ad intervenire il Presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, che ha definito <<inopportuna>> l’intervista rilasciata da Esposito che ha subito precisato che le sue parole sono state travisate dal giornalista. Apriti cielo, è intervenuto addirittura il direttore responsabile del giornale campano, Alessandro Barbano, che ha smentito qualsiasi <<manipolazione>> dell’intervista ed ha disposto la sua riproposizione in internet dell’audio. Non l’avesse mai fatto, dall’audio registrato (non si sa se di nascosto o d’accordo con l’intervistato !!, e qui credo si aprirà un querelle giudiziaria nei prossimi giorni) viene fuori un’immagine del magistrato di basso profilo. Con una cadenza dialettale da far invidia ai napoletani napoletaneggianti (ma del resto lui è nato a Sarno e cresciuto a Napoli) l’alto magistrato si lascia andare, con il presumibile amico (Antonio Manzo per chi non lo sapesse fa parte di quella schiera di vecchi e bravi giornalisti di cronaca che si sono formati e sono cresciuti all’ombra di tantissimi magistrati -distretto di Salerno- che ogni giorno fornivano tutte le notizie possibili, anche quelle segretissime, soprattutto ai giornalisti de Il Mattino), a commenti poco lusinghieri almeno dal punto di vista di una giustizia asettica ed al di sopra delle parti. Davvero una brutta figura, una gran brutta figura. Il collega giornalista non ha fatto altro che il suo dovere ad afferrare “la notizia delle notizie” e ad eclatarla sul suo giornale. Non so, ma non sta a me giudicare, se era tenuto a fare un sereno esame del suo presumibile rapporto di amicizia con il giudice Antonio Esposito prima di eclatare la clamorosa notizia. Perché la presumibile amicizia con l’alto magistrato, se c’è, è di antica data e affonda le sue radici negli ’70 e ’80, quando Antonio Esposito era un magistrato del distretto di Salerno impegnato nella Pretura Circondariale di Sala Consilina con diramazione a Sapri. Se a questa intervista si aggiunge l’altro caso denunciato da Il Giornale (direttore Alessandro Sallusti) in merito al giudizio su Vanna Marchi che il magistrato avrebbe anticipato mentre era a cena con alcuni amici la frittata è bella e fatta. Ci saranno certamente degli strascichi, alcuni dei quali anche velenosi, tutti da seguire nelle prossime settimane. Un fatto resta comunque certo: il giudice Antonio Esposito anche nel distretto di Salerno ebbe vari momenti di contrasto con diversi avvocati; uno dei più clamorosi quello con l’avvocato Leo Borea (già deputato al Parlamento) che oggi è tra gli uomini più in vista del centro-destra nazionale; per non parlare degli scontri con l’allora sindaco di Vibonati, Franco Brusco, che è poi stato consigliere e assessore provinciale, consigliere regionale e più volte deputato al Parlamento. Fatti risalenti ad un tempo abbastanza lontano ma che se rispolverati dal fascicolo personale dell’alto magistrato potranno dare una migliore classificazione del giudice Antonio Esposito, sia nel bene che nel male. E questo, credo, che i vertici nazionali della magistratura dovrebbero doverosamente fare senza chiudersi in un riccio che allontanerebbe l’intera categoria dall’immaginario collettivo della gente. C’è un principio dal quale non si può prescindere: un giudice non deve mai giudicare quando ha dei preconcetti. Così come affermo che da giornalista non manderei mai la bozza del mio articolo all’intervistato; ma io probabilmente faccio un altro mestiere. Alla
direttore: Aldo Bianchini