Antonio Citera
POLICASTRO – Pochi ombrelloni, paesaggio a tratti desolante, mare cristallino, incontaminato dall’inquinamento ma aimè anche dal flusso dei turisti che non ci sono. Questa la situazione a Policastro Bussentino meta ambita di un turismo “della famiglia” che fino a qualche anno fa popolava questa fetta di golfo. Oggi ripercorrendo la spiaggia da nord a sud, tutto sembra diverso, poche persone per lo più anziane che sostano al cocente sole di luglio, sotto ombrelloni che paion guardarsi a metri di distanza. Facendo un giro tra la gente e soprattutto tra i turisti di passaggio che si fermano al bar per consumare un caffè, ci vien da chiedergli il perché di tanta fretta, quale motivo li spinge a fuggire lontano da queste spiagge per annidarsi sulle vicine di Villammare, Sapri, Palinuro e compagnia cantando. Qualcuno insospettito nemmeno ci risponde, ma altri col sorriso tra le labbra ci dicono – pochi servizi, parcheggi cari, spiagge in alcuni punti sporche, e soprattutto la mancanza sulle stesse dei servizi essenziali del vivere quotidiano-. Allora come d’incanto riaffiorano nella mia mente i ricordi che hanno visto parte della mia vita vivere quei luoghi che da bambino qual’ero, sono rimasti impressi nella mente e nel cuore. Le prime colonie, i primi approcci a quel mare che sembrava così distante, ci volevano due ore da Sanza per raggiungerlo, avventurandosi in una serie infinite di curve e tornanti che attraversavano i monti per poi scivolare a valle fino alle meravigliose spiagge. Dopo trent’anni e, dopo la costruzione della Bussentina, strada che dall’A3 uscita di Buonabitacolo ti porta direttamente al mare, arrivarci è semplice e veloce. Si rinnovano e si modernizzano le vie di comunicazione dunque ma si perdono quei valori che hanno fatto la storia. Basterebbe veramente poco per ridare lo splendore che merita a questa parte di mare che nulla ha da invidiare a nessuno, basterebbe ripristinare il buon senso e quei piccoli ma indispensabili ripensamenti di un’etica che sta morendo sotto il peso spesso dell’egoismo e di quel principio chiamato egocentrismo che si riflette in maniera negativa sull’amministrare la cosa pubblica. Quindi ci chiediamo senza preamboli sballati, perché non attrezzare queste spiagge? Perché non ridimensionare il costo dei parcheggi pubblici?. Basterebbe questo per ricominciare a vivere e soprattutto per riguadagnarsi la fiducia e la stima di quel turismo non esigente del lusso e del divertimento, desideroso solo di passare qualche giorno tra il suono melodioso delle onde e le buonissime specialità culinarie del posto che oggi lasciano l’amaro in bocca.