Mara Carfagna: la fine del web ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Prendo spunto da un antico detto <<Il troppo storpia>> per sperare che la vicenda relativa all’aggressione inqualificabile ed ingiustificata portata avanti sul web in danno dell’on. Mara Carfagna possa se non porre fine almeno limitare e regolamentare l’uso del web. Non so se questo accadrà mai, so per certo che la situazione di confusione generale presto cesserà di essere. Del resto è una delle leggi della democrazia quella che lascia fare fino a 360° per poi autonomamente rimandare tutto indietro, anche nel tempo. Detto questo passo subito ad esprimere la mia totale e incondizionata solidarietà nei confronti dell’on. Mara Carfagna vittima di una vile aggressione; spero che questo caso, come dicevo, possa servire a cambiare le regole del gioco, perché amici lettori quello del web sembra essersi trasformato velocemente in un gioco al massacro, un gioco attraverso il quale possono essere sfogate tutte le personali e insopportabili frustrazioni rovesciando volgarità e violenza. Sotto certi aspetti è una fortuna per tutti che nel gioco al massacro del web sia incappato un “personaggio pubblico” di cotanta levatura, solo così il potere potrà rendersi conto di dover codificare un mondo assolutamente libero e fuori da ogni regola democratica; e si perché quando il “troppo storpia” ogni regola democratica viene radicalmente abbattuta. Ma statene certi arriveranno anche le aggressioni in danno di magistrati, della Cassazione (!!), della Corte Costituzionale e dello stesso Capo dello Stato, quella dei politici è soltanto il primo passo perché è anche il più facile. Sarebbe sufficiente bloccare i grandi cosiddetti “social network” con una norma semplicissima: <<chiunque vuole entrare nel mondo del web deve essere inserito in un pubblico registro>> ed avremmo l’effetto di bloccare almeno le contumelie, le volgarità e le violenze. Io stesso, nella mia qualità di direttore responsabile di questo giornale online, spesso vengo fatto oggetto di volgarità ed accuse inverosimili; potrei, ovviamente, non pubblicarle ma le rendo di pubblico dominio perché penso che la diffusione delle “vergogne” possa essere utile alla causa, cioè a smuovere chi può legiferare e non lo fa. Sono stato accusato addirittura di “prendere soldi in nero” o di essere stato “servo sciocco” di qualcuno e finanche di avere la doppia faccia tra “vizi privati” e “pubbliche virtù”, come se fossi un essere diabolico. La cosa più offensiva rimane quella dei soldi anche se, almeno una volta, sono stato tacciato di essere “un individuo malato di mente e dagli obiettivi perversi”; cose dell’altro mondo, cioè del mondo del web. Qualche volta sono stato anche tentato di denunciare gli anonimi denigratori alla Polizia Postale, fino ad ora ho sempre rinunciato perché ritengo che sia quasi impossibile (così come è oggi organizzato il web) risalire al vero autore. Ho fatto tesoro dei consigli di un mio amico ispettore e sono rimasto al mio posto. Insomma, ormai ci ho fatto il callo e spesso le indecenti accuse mi scivolano addosso come acqua piovana e mi consolo con la certezza che sono le accuse lanciate via web ad essere espressione pura di una precisa malattia mentale che induce i vigliacchi, soltanto quelli, a nascondersi dietro l’oscuro mondo dell’anonimato. Qualcuno dice che la libertà del web è sinonima di democrazia, certamente si, ma bisogna rapidamente trovare il sistema per arginare le derive che non sono casi sporadici perché stanno, invece, diventando la norma e rischiano di stravolgere le stesse regole democratiche in danno di tutti. Quando scrivo un articolo ed esprimo il mio pensiero lo faccio sapendo di dovermi assumere tutte le responsabilità di quello che ho scritto, il giornale che dirigo è regolarmente iscritto nel registro della stampa e va soggetto a tutte le regole del gioco. La stessa Mara Carfagna ne sa qualcosa, difatti pochi mesi fa ha legittimamente reagito ad una mia espressione, da lei definita falsa insinuazione, ed ha avuto la possibilità immediata di scrivermi per farmi correggere il tiro; se avessi scritto quella stessa cosa (assolutamente innocente !!) sul web sotto falso nome la Carfagna, verosimilmente, non avrebbe mai avuto la possibilità di reagire precisando. In questi giorni mi chiedo perché dobbiamo sempre aspettare che qualcuno, prima di noi, si accinga a regolamentare il mondo del web, perché sulla base di quanto accade anche oggi in America non dettiamo subito regole certe e precise, proprio noi che siamo stati la culla del diritto. La regolamentazione non è affatto una “limitazione della libertà” ma è piuttosto “una esaltazione della democrazia”; tutto il resto veramente è noia.

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