Gambino/100: l’assoluzione della Perongini

Aldo Bianchini

PAGANI – Nella vita di un giornalista, di un umile giornalista come me non c’è cosa più bella dell’aver prefigurato scenari che mano a mano si manifestano in tutta la loro semplice interpretazione basata su una considerazione fondamentale: mai passare notizie velinate e mai dimenticare la presunzione di innocenza di qualunque imputato. Pur non conoscendola di persona ho, fin dall’inizio, preso le difese della dottoressa Ivana Perongini (già direttore generale del Comune di Pagani) perché la sua vicenda appariva senza alcuna ombra di dubbio basata su presupposti assolutamente costruiti a tavolino, non dalla pubblica accusa ma da chi (ancora vigliaccamente anonimo !!) ha cercato di costruire nel tempo e per tempo il famoso “Sistema Pagani” che ha poi dato il via a quella che doveva essere uno dei più grossi processi della storia alla camorra paganese ed alle sue connessioni con la politica. Parlo di “Linea d’ombra”, un processo che si è spento da solo e si è incartato su se stesso dopo aver causato danni forse irreparabili ad una città intera ed a singole persone e cose. La direttrice generale del Comune di Pagani era stata addirittura accusata di “subornazione”, un reato gravissimo, in danno di alcuni dipendenti e funzionari del comune che, a loro dire, amavano la trasparenza e la legalità. La stessa Procura della Repubblica di Salerno (sostituti Montemurro e Volpe) hanno chiesto, dopo svariati mesi di indagini ed interrogatori, l’assoluzione piena di Ivana Perongini che il GUP (dott.ssa Dolores Zarone) ha accolto e sottoscritto in data 1° luglio 2013. Tutto finito per la giustizia, tutto ancora aperto per chi ha dovuto subire l’onta di accuse farneticanti e gravissime; l’unica speranza è riposta nella certezza che un giorno, il prima possibile, saranno resi noti nomi e cognomi di uomini e donne ingrati e conniventi nel nome di una battaglia politica che ha soltanto imbarbarito i rapporti all’interno di un’intera comunità. La storia dei prossimi mesi ci dirà, probabilmente, tante altre cose su questa triste vicenda. La dottoressa Perongini mi ha scritto una lettera che pubblico integralmente, così come mi è pervenuta, ringraziandola delle parole che certamente non merito. <<Gent.mo Direttore, Il 1° luglio c.a. la dott.ssa C. Zarone ha archiviato, su richiesta dei PP.MM. dott.ssa Rosa Volpe e dott. Vincenzo Montemurro, l’avviso di garanzia notificatomi il 28.02.2012, in relazione al processo linea d’ombra, per l’infondatezza della notizia di reato. Voglio ringraziarla per non avere mai creduto, pur non conoscendomi, alle accuse che mi erano state rivolte. Ci sono giornalisti che, al contrario di lei, non guardano in faccia né amici né parenti. Dopo la mia deposizione come teste nel processo linea d’ombra e soprattutto dopo la sentenza del Tribunale di Nocera Inferiore, sono stata lodata per il mio coraggio, la mia lealtà, la mia dignità. Ma io ho fatto solo il mio dovere, nonostante l’avviso di garanzia: dire la verità. E di questo sono fiera. Non so quanti altri possono dire la stessa cosa. Qualcuno ha insinuato che l’ avviso di garanzia era una forma di intimidazione. Ma io non l’ho mai creduto, convinta come sono, che il fine ultimo di ogni processo è quello di far emergere la verità, affinché solo questa possa trionfare. Certo, avere un avviso di garanzia probabilmente per un delinquente non rappresenta un trauma ma, per chi non lo è, perché ha deciso di non esserlo, l’avviso di garanzia è un peso insostenibile. E’ un peso perché, sbandierato su tutti i giornali, si viene giudicati colpevoli senza processo. E, peggio ancora, quando si conclude nel silenzio di un’archiviazione. Il castigo senza giudizio è sopportabile, ha persino un nome, si chiama sventura. Invece, il giudizio senza sentenza è insopportabile. Non a caso è di qualche mese fa la notizia di un magistrato –Pubblico Ministero fino al 2003 dott. Pietro D’Amico – che non ha retto a tale peso ed è partito solo da Vibo Valentia fino a Basilea in Svizzera, per andare a morire in una clinica assistita. Naturalmente il dott. D’Amico non aveva fatto nulla, era stato coinvolto in un’inchiesta e dato in pasto all’opinione pubblica.  Il commento che ne ha fatto il giornalista sul Corriere della sera è impareggiabile. E credo che esprima il pensiero di tutti quelli coinvolti in un inchiesta per fatti mai commessi.  Purtroppo, ci sono persone che esercitano un potere enorme, ma non tutte sanno gestirlo con equilibrio. Come ha ben evidenziato il giornalista, prevale in molti il protagonismo più desolante, fatto di dichiarazioni, interviste e trasmissioni televisive. Rincorrendo una verità processuale e non la verità vera. Dimenticando che dietro ogni inchiesta ci sono  persone non necessariamente colpevoli ma che, nonostante tutto, vengono  scaraventate in pasto ai giornali. Ma la risposta di fronte a qualunque strapotere, non può essere certo il suicidio. Si dovrebbe avere la forza di rispondere con ironia.  Non posso non ricordare una memorabile lezione del prof. Pietro Falci, mio professore di latino e greco al liceo Tasso di Salerno. Il prof. Falci di fronte a chi fa un uso spropositato della propria forza o delle proprie armi, ci rammentava un brano tratto da Le Troiane, una tragedia scritta da Euripide intorno al 415 a.c.. Il brano era quello relativo alla reazione della regina di fronte alla sconfitta  di Troia e all’uccisione del nipote.  Ebbene Ecuba, regina vecchissima e deposta, di fronte al cadavere del nipotino Astianatte –figlio di Ettore, scaraventato giù dalle mura di Troia, ormai vinta – si rivolge ai vincitori dicendo: ” E voi, Achei, il cui vanto sono più le armi che il cervello, perché vi siete macchiati di un delitto tanto mostruoso? Avete avuto paura di un bambino?” Ecuba, sola e vinta, con queste frasi sta dicendo agli Achei- vincitori- che sono degli idioti assoluti, buoni solo a usare la forza, e sono talmente stupidi da andarne anche fieri. Del resto, diceva A. Einstein secoli dopo: ”due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi”. Ma che cosa si intende per stupidità?  La stupidità non è il contrario di intelligenza. Ci sono persone intelligenti che, a volte, si comportano da stupide. Il primo stupido è stato Adamo che, per mangiare una mela, ha rinunciato al Paradiso. Chi ne ha dato una definizione convincente è stato lo storico ed economista Carlo Cipolla: “una persona stupida è quella che causa danno ad un’altra  persona o a un gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé, o addirittura subendo una perdita. La nostra vita è punteggiata da perdite di denaro, tempo, energia, tranquillità e buonumore a causa delle improbabili azioni di qualche assurda creatura che capita nei momenti più impensabili a provocarci danni, frustrazioni e difficoltà senza aver assolutamente nulla da guadagnare da quello che compie”. Certo il 2012 per me non è stato un anno facile. Anzi, è stato un anno punteggiato da attacchi, perdite e dispiaceri. Ero Segretario/Direttore Generale a Pagani, lavoravo tutto il giorno quando all’improvviso –come un fulmine a ciel sereno- dal dott. Bruschi mi sono state revocate le funzioni di Direttore Generale, ho avuto un avviso di garanzia e sono stata data in pasto ai giornali come un pezzo di carne sanguinolenta buttato nella gabbia dei leoni, giudicata colpevole senza processo.  Con sentenza, è stato dimostrato che la revoca delle funzioni di Direttore Generale era stata fatta in violazione di legge e che l’avviso di garanzia è stato archiviato perché la notizia di reato è infondata. Io sono ancora in attesa di leggere la notizia di reato. Di tutto questo mi è rimasta un’immagine indelebile dei galantuomini che hanno punteggiato la mia esistenza.  Nei giorni scorsi ho incontrato alcuni degli amministratori di Pagani coinvolti nel processo e poi assolti. Molti di questi si sono rifugiati nella fede riuscendo persino a perdonare. Io non sono ancora arrivata a questo stato di santità. Martin Luther King diceva: “ non importa non commettere un’ingiustizia, ma bisogna opporsi all’ingiustizia“. Non auguro il male a nessuno ma vorrei che ognuno di quelli che ha punteggiato la mia esistenza, incontrasse un suo simile>>.  Questa dedicata alla dottoressa Perongini è la prima di una nuova serie di puntate sul “caso Gambino”; nelle prossime parlerò dell’incarico “offerto” alla sig.ra Rossella Campitiello (moglie di Gambino) e della pronuncia della Cassazione in merito all’eventuale nuovo arresto di Amerigo Panico (il grande accusatore di Alberico Gambino).

3 thoughts on “Gambino/100: l’assoluzione della Perongini

  1. La vicenda sconcertante di cui è stata vittima la dr.ssa Perongini deve far riflettere ma segna finalmente per questa donna seria, rigorosa, professionalmente capace il ritorno alla normalità. Auguri!

  2. Chi come me l’ha conosciuta sul lavoro ( direttore generale al Comune di Vietri sul Mare) e legato da un rapporto di amicizia e rispetto anche con la sua famiglia non aveva mai avuto il minimo dubbio della sua totale estraneita’ e sulla sua trasparenza e legalità amministrativa. Ivana Perongini è una donna che se non vede chiaro nel suo lavoro combatte e piega il politico alla responsabilità e chiarezza amministrativa a volte scontrandosi ferocemente. Con lei non è mai stato un problema condividere il lavoro, ti spreme come un limone ma sa riconoscere chi vale veramente. Mitica creatura, un mega kiss

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