Salerno: da Gaspare Russo ad Aniello Salzano

Aldo Bianchini

SALERNO – “Guardai in giro e non c’era più nessuno da interrogare per avere una risposta” (da Isaia nella Bibbia). Comincio da questa citazione, ricordata sapientemente dal mio amico Aniello Salzano nella lettera aperta che “Cronache del Salernitano” ha pubblicato il 25 giugno scorso  nella rubrica “Caro amico ti scrivo”. La lettera di Salzano, più che aperta, è sostanzialmente diretta all’ex presidente della Regione Campania on. Gaspare Russo che qualche giorno prima, esattamente il 23 di giugno, aveva rilasciato al collega Andrea Pellegrino e pubblicata con un titolo ad effetto e sei colonne in prima pagina: <<Gaspare Russo: adesso parlo io>>. Mi ha sorpreso, devo essere sincero, l’atto di solidarietà liberamente lanciato da Aniello nei confronti di uno dei personaggi più potenti, più ambigui e più controversi della storia politica e giudiziaria di questa provincia. Lo spiego con il fatto che Aniello è un personaggio assolutamente limpido e trasparente, non ha scheletri nell’armadio, è  non ha timore di rivolgersi quasi come fosse uno scolaretto ad un personaggio complesso e complicato come Gaspare Russo di cui tutti hanno avuto paura e di cui qualcuno ha ancora terrore. Tali e tanti sono, secondo alcuni, i segreti immagazzinati e compressi nel cervello e nella memoria di quell’uomo che se liberati potrebbero ancora oggi sconvolgere il quadro politico-giudiziario del passato ed anche del presente. Non ha archivi raggiungibili, Gaspare Russo (conosciuto come “Gasparone” al tempo delle cronache giudiziarie), soprattutto per i magistrati e si diverte, periodicamente, a lanciare quello che per molti è un vero e proprio anatema <<Adesso parlo io>>, e tutti in fuga a nascondersi dalle temute quanto improbabilissime ritorsioni dell’uomo più potente a cavallo degli anni 60-70 e 80. Ma Gaspare Russo prima di ogni altra cosa è un uomo, di quelli veri, di quelli che portano i segreti inconfessabili, semmai ne avesse, fino alla tomba. L’ex sindaco di Salerno, l’ex presidente della Camera di Commercio, l’ex presidente della Regione Gaspare Russo sa benissimo quali sono state le sue responsabilità, le sue ambizioni, la sua sconfinata sete di potere; dunque dice e non dice, lancia messaggi trasversali, insomma si diverte dopo aver patito anch’egli molti momenti di grandi tribolazioni. Un giorno il suo grande amico Leonardo Calabrese mi raccontava che quando andava in Regione per perorare i suoi interessi di “patron della sanità privata salernitana” era sufficiente fare il nome di Gaspare Russo per aprire portoni, porte e forzieri. La sua spietatezza si coniugava perfettamente con il suo potere, come quando il 19 ottobre 1970 mandò a casa a piedi il mitico sindaco Alfonso Menna, già ottantenne, in una infernale serata di pioggia e vento. “”Abbiamo gli stessi problemi del dopoguerra e non sono stati risolti. Stanno distruggendo le colline sopra la D’Agostino, altro che Crescent ”” questa la principale rivelazione di Russo per spiegare come “Salerno è una città che si sente diversa”. Di certo lui, con il suo sconfinato potere, non ha fatto molto per ridisegnarla e per consegnarla “diversa” ai suoi successori. Ha amato la politica ed ha saputo fare politica, ma non è mai riuscito in pieno a coniugare quella politica con le esigenze della gente e con le aspettative più generali dell’intera comunità. E’ facile dire nel 2013 che dopo l’alluvione del ’54 e dopo lo svuotamento del centro storico degli anni ’70 furono fatte scelte sbagliate; dimentica che lui aveva l’intelligenza politica e tutti gli strumenti adeguati per prefigurare gli scenari futuri e prevenire le scelte errate. Non so se, come dice Aniello Salzano, è stato il punto di riferimento politico della DC grazie alla sua disponibilità al dialogo, del rispetto delle istituzioni e della concretezza amministrativa; io non ho fatto politica in maniera diretta ma ho seguito dall’esterno e molto da vicino tutti gli avvenimenti ed ho sempre pensato che anche per colpa di Gaspare Russo e dei suoi tentennamenti strategici tra Nusco e Pontecagnano si aprirono dei varchi enormi in cui sin infilò abilmente la magistratura locale che in un precedente passato era stata crocifissa e, forse, sottomessa anche e non solo dallo stesso Gaspare Russo. Ma è vero, mi devo convincere, più mi guardo in giro e più mi rendo conto che non c’è più nessuno da interrogare per avere una risposta.

 

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