Salerno: da Giordano a Giordano !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Sto seguendo con un certo interesse la carrellata di interviste, in perfetto stile “amarcord”, che il bravo collega Andrea Pellegrino di “Cronache del Salernitano” ha inanellato con alcuni personaggi che hanno caratterizzato, nel bene e nel male, la vita amministrativa e politica di Salerno e della sua provincia. Da Aniello Salzano (sindaco di Salerno dal 23 gennaio 1984 al 12 febbraio 1985) a Gaspare Russo (sindaco di Salerno dal 19 ottobre 1970 al 20 dicembre 1974) per finire a Salvatore Aversano che se è vero che sindaco di Salerno non lo è mai stato è pur vero che, forse, ha inciso più degli altri, più di tutti gli altri, in quella grande progettazione che portava il nome “La città possibile” che, del resto, lo stesso Aversano cita nel corso dell’intervista rilasciata al collega Pellegrino. Di quest’ultima intervista due cose mi hanno lasciato, sinceramente, perplesso: la prima riferita al compianto sindaco Vincenzo Giordano definito “il miglior sindaco che Salerno abbia avuto”, la seconda riferita a Enzo Napoli promosso “erede di Vincenzo De Luca”. Capisco che questi personaggi vogliono riscrivere la “storia della città” secondo il loro punto di vista ed anche per farsi perdonare i molti errori commessi, non comprendo però il loro atteggiamento quando alcune dichiarazioni assumono toni quasi apodittici. Comincio da Vincenzo Giordano, defunto e troppo presto dimenticato. Apprezzo lo sforzo di Salvatore Aversano di voler concedere l’onore delle armi a Giordano ma ho forti dubbi che possa essere stato davvero “il miglior sindaco che Salerno abbia avuto”. Credo piuttosto che Giordano sia stato un grande sindaco del compromesso tra le varie fazioni politiche in campo, nonostante il suo carattere difficile e, a tratti, ombroso e scontroso. Probabilmente senza la presenza possente di Carmelo Conte e l’abilissima strategia politica di Salvatore Aversano non sarebbe mai diventato sindaco di Salerno. A mio avviso questa è la verità nuda e cruda, che poi Giordano sia stato  un ottimo sindaco non c’è dubbio, anche se spesso dovette piegarsi ai “voleri del partito, di Conte e dello stesso Aversano”. Da un lato appariva immenso ed intoccabile, dall’altro subiva pesantemente le strategie del braccio e della mente di quello che fu il  grande Partito Socialista di Salerno. Poi fu lasciato sprofondare da solo nelle sabbie mobili di immense responsabilità che, verosimilmente, non erano mai state sue. Questa, secondo me, è la storia vera; se poi qualcuno vuole riscrivere la storia indorando le pillole amarissime che Giordano fu, comunque, costretto ad inghiottire non ci resta che aspettare le prossime mosse per capirne di più. Mi rendo conto che spesso mi tocca recitare il ruolo del guastafeste ma nelle mie ricostruzioni sono sempre molto sereno e capace di ammettere che posso anche sbagliarmi. Per quanto riguarda, poi, l’indicazione di Enzo Napoli (dipinto da Aversano come forte ispiratore de “La Città possibile”) quale “possibile” erede di Vincenzo De Luca, la stessa mi sembra alquanto lontana dalla realtà del momento. Enzo Napoli è stato, indiscutibilmente, un personaggio importante nel PSI degli anni ’80, certamente fu tra gli ispiratori di quella grande progettazione ma altri furono gli artefici reali. Purtroppo precipitò rovinosamente nell’oblio fin dai primi mesi di quella stagione maledetta che è passata alla storia (questa si reale, purtroppo !!) come la “tangentopoli salernitana”. Negli anni successivi è stato soltanto ripescato molto abilmente da Vincenzo De Luca che lo ha tenuto, però, nel limbo non liberandolo mai per lanciarlo verso il paradiso. Un uomo ombra, così mi appare oggi Enzo Napoli, non per colpa sua ma per grande abilità del suo omonimo Enzo; un uomo da tenere lontano dalla vere sfere del potere, un uomo che De Luca sfrutta ma di cui non si fida fino in fondo. Perché Enzo Napoli è, tuttora, un cervello pensante e il sindaco di Salerno in carica gli uomini che pensano li ha sempre mantenuti legati ai blocchi di partenza, per calcolo scientifico ed anche per paura. Un’affermazione questa che trova conferma nella stessa storia recente di Salvatore Aversano. Purtroppo i cosiddetti “cronisti” hanno dimenticato troppo velocemente ciò che accadde alla Provincia quando l’ingenuo e leale Angelo Villani tentò di far passare la nomina di Aversano a direttore generale dell’Ente. Era stata risistemata anche la stanza di Salvatore, addirittura con ritinteggiatura delle pareti, ma arrivò imperioso il diktat di Vincenzo De Luca e Salvatore Aversano fu costretto a lasciare, quasi nottetempo, le stanze di Palazzo Sant’Agostino. Gentili lettori, la storia se dobbiamo riscriverla deve essere riscritta in tutta la sua freddezza e crudeltà, senza timori o ripensamenti, senza rimpianti e senza falsi pietismi, altrimenti non è storia ma soltanto finzione.

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