Il latte del Comune

 

Renato Messina  (renatomessina@gmail.com )

 SALERNO – Lunedì prossimo il Consiglio Comunale di Salerno sarà chiamato ad esprimersi sulla privatizzazione della controllata “Centrale del latte di Salerno”. Giustamente man mano che la fatidica data si avvicina la discussione riprende vigore e cominciano a sentirsi appelli in difesa della proprietà pubblica dell’azienda di carattere paradossale. Ho letto infatti di una certa “valenza storica e culturale” del latte pubblico e, soprattutto, di voler limitare l’intromissione della politica nell’azienda tagliando le posizioni manageriali. Andiamo con ordine; il fatto che il latte a Salerno da molti anni sia prodotto e distribuito anche da una azienda pubblica non apporta  necessariamente alcun  “valore” storico e culturale, al massimo ciò che potrebbe fornire questa tipologia di “valore” sono le tecniche di produzione e la relativa qualità del prodotto. Di conseguenza il fatto che l’azienda sia di proprietà pubblica o privata non ha un legame diretto di causa effetto con le tecniche di produzione (esse possono essere messe in atto da entrambe). Ci sono infatti tante aziende private nel settore alimentare che puntano alla qualità e, seppure il latte “privato” non vi piacesse più, lo potreste sempre andare a comprare da qualcun altro.  Quindi assegnare valenza storica e culturale ad un evento o ad una entità  solo perché è ripetuta nel tempo è solo un esercizio di retorica. Il secondo punto che mi preme sottolineare è di carattere generale: vi siete mai chiesti perché il Comune dovrebbe produrre il latte? Io una risposta non sono in grado di darmela. Il latte non è un bene pubblico o strategico (come potrebbero essere i trasporti, ad esempio). Non esiste nessuna reale ratio che giustifichi la proprietà pubblica di una azienda produttrice di latte. Altra questione è quella della politica che si infiltra nell’economia e la distorce. Una proposta paventata sarebbe quella di ridurre le posizioni di dirigenza nella Centrale del Latte per limitare questo problema; peccato che sarebbe solo il modo per rendere ancora più preziosi quei posti sopravvissuti al taglio e, quindi, aumentarne il  valore clientelare. Semplicemente si sarebbe disposti a promettere di più per averli. Credo di offendere la vostra intelligenza se dico che il modo più efficace di risolvere il problema sopramenzionato (clientele e intromissione della politica) sia quello di privatizzare. Quando sarà privata probabilmente Centrale del Latte avrà il giusto numero di dirigenti che gli servono per funzionare (tra l’altro vorrei sapere come fanno i politici a sapere qual è questo giusto numero, forse pagheranno una consulenza). Inoltre la nostra azienda del latte ha anche un bilancio in ordine, quindi potrebbe avere un buon valore di mercato, senza neanche dover aver paura per i livelli occupazionali. Mi permetto di concludere su questo ultimo punto; le politiche pubbliche (e i politici) devono creare le condizioni perché le aziende crescano ed assumano, non devono assumere direttamente loro. Ad ognuno il proprio mestiere.

5 thoughts on “Il latte del Comune

  1. Egr.Dr Messina, ho la ” vaga ” impressione che il Suo articolo abbia come controparte il sottoscritto che é intervenuto in difesa della Centrale del Latte così com’ é. Potrei essere presuntuoso e ,se così fosse, me ne scus in anticipo.
    Tuttavia il tema , imho , é impostato male. E le spiego perché. Non é solo una ventilata vendita , quella della Centrale: é un patrimonio della Città, una tradizione, un ricordo, un simbolo della Salerno che funziona. Da ben prima di De Luca ovviamente. Ma a Lei questo non interessa, arguisco. Bene : allora parliamo di prodotto e basta.Costa meno di tanti prodotti privati ed usa solo latte della nostra provincia., facendo lavorare i nostri allevatori.Le pare poco? Provi a chiedere alle tante centrali pubbliche poi passate al privato cosa ne pensano. Dalla Lombardia, al Lazio, al Piemonte, alla Calabria. Prodotti omologati, latte di origini diverse, stalle al minor costo e non sempre di qualità. Guardi i nostri pastifici salernitani ( peraltro privati)che fine hanno fatto una volta passati nelle mani delle multinazionali alimentari.
    Per una volta che abbiamio una cosa pubblica che funziona , teniamocela stretta., quantomeno come esempio di buona amministrazione e buon lavoro. Io sarei orgoglioso dei nostri operai latteari salernitani! Quanto ai posti di dirigenti da ridurre : che vuol dire che se ne resta uno ,si alza il prezzo.Se servono , servono.Se non servono, non servono. Guardi che io parlavo di poltrone esistenti solo per sistemare i sodali di turno.Ed a me non sta bene.
    Infine, guardi che io sono liberiale cattolico. É dai frutti che riconoscol’ albero.Se la Centrale funziona ed é pubblica o privata, non importa. Funziona ed a me sta bene così. Se resta a Salerno, meglio ancora.Mi consenta.

    Antonio Roscia
    Coordinatore cittadino PdL Salerno

    1. Gentile Dr. Roscia,
      la ringrazio per il contributo. Non condivido alla base la sua posizione; non è il Comune (tramite la proprietà pubblica dell’azienda) a dover dare lavoro ai nostri allevatori. Quello che gli enti pubblici devono fare è mettere i privati (in questo caso allevatori) nelle condizioni di essere competitivi e crescere. Ciò andrebbe fatto con gli abbassamenti della pressione fiscale e il miglioramento dei servizi, non “drogando” i privati di aiuti pubblici diretti o indiretti (come l’esempio che lei cita di Centrale del Latte che compra da allevatori locali). Il rischio è che quando questi “aiuti” dovessero finire gli allevatori si troverebbero ineludibilmente fuori dal mercato; più ritardiamo la fine più male si faranno.

      Per quanto riguarda l’esempio dei pastifici è uno dei tanti casi in cui la moda del “piccolo è bello” mostra uno dei suoi limiti; inoltre spero che nessuno li abbia costretti a vendere.

      Sul punto dei dirigenti probabilmente non sono stato chiaro nella spiegazione; mi riferivo al “valore clientelare” degli incarichi, ovvero a quanto un individuo è disposto a promettere per avere quel posto. Meno ce ne sono più saranno preziosi. Il problema è quindi quello della clientela che, con la privatizzazione, verrebbe tagliato alla radice.

      Sono infine d’accordo con lei, se Centrale del Latte funziona non importa che sia pubblica e privata; si ricordi però che una azienda pubblica è esposta al rischio di clientelismo, è a rischio di dover essere salvata con soldi pubblici (salernitani) se si trovasse in difficoltà ed è distorsiva del mercato come le ho descritto sopra.
      In ogni caso non mi capacito del perchè il Comune dovrebbe produrre il latte.

  2. Perché lo fa buono, perché ci lavorano salernitani, perché ha un buon prezzo , perché ci guadagna pure.
    Le pare poco?

  3. Un’azienda privata ha tutto l’interesse possibile verso l’eccellenza. Se manca questa, mancano le vendite, quindi i profitti, e di conseguenza l’azienda chiude i battenti. E in questo caso non ci sono “salvataggi in extremis” da parte della politica, sia essa rappresentata dal Comune o chicchessia.
    Qualsiasi difesa della presunta “qualità” della gestione pubblica in Italia, un Paese dove decenni di clientelismo, cattiva politica e pessima amministrazione, hanno condotto alla ben nota situazione attuale, è paradossale, a meno che non provenga proprio da un esponente della classe politica.
    Ridicolo inoltre il riferimento ai pastifici. La invito a informarsi meglio, nel paragone Amato/Garofalo può ritrovare il perfetto esempio di differenza tra cattiva gestione, e eccellenza dei privati.

    1. Sig.Cacciatore, l’ angolazione nel porre un ragionamento non deve essere preconcetta. Liberale vuol dire scegliere il migliore. Poi se questo é pubblico o privato , non fa differenza , se non in meglio per la tutela di interessi diffusi. La Centrale del Latte va difesa perché, vede, proprio oggi il Sindaco protempore sig. De Luca ha gettato la maschera ed io ho seguito tutta la seduta.Non c’ era alcun obbligo di legge nel volerla vendere.Lo ha ammesso anche lui: serve a far cassa. Ed é questo il pubblico che mi preoccupa. Non mi fido di chi fino a ieri dice che vendere era un obbligo di legge e poi si smentisce davanti l’ evidenza ( non c’ entravano né Decreto Bersanu, né Finanziaria 2008 né decreto spending review). Vendere o svendere?
      Cosa c’ entra il clientelismo,etc.del pubblico? Sono il primo a dire che in genere é così, al netto comunque di tanti privati che hanno distrutto il pubblico ,una volta acquisito. Il profitto , dipende quale e come. Per me che sono cattolico liberale, il profitto non é tutto.Ma qui, a prescindere, la cosa funziona e bene dacdecenni. Se va, perché venderla ?
      Quanto ai pastifici , rinnovo. Vediamo che livello occupazionale viene mantenuto da Salerno ad Eboli . Ricordi che le differenze sonobricchezza.Tra poco mangeremo una o due paste e berremo uno o due qualità di latte.Non é liberale: é monopolio.
      Mi scriva, faccio politica solo per passione.
      pdlsalernitano@gmail.com
      Grazie per le sue note.

      Anonio Roscia
      coordinatore cittadino PdL Salerno

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