SALERNO – Il presidente dell’ordine degli architetti della provincia di Salerno si è svegliata ed ha fatto svegliare dal lungo e ultradecennale torpore, anche se per una motivazione non completamente condivisibile, l’intero ordine professionale. Comunque, era ora !! Anche se terribilmente in ritardo un ordine importantissimo come quello degli architetti si è scosso; peccato che la sveglia sia arrivata a causa del paventato e concreto rischio di depauperamento delle “parcelle dorate” che gratificano una categoria, certamente professionale, al di là, forse, degli specifici meriti. Spiace che l’ordine non si sia mosso in passato e non si muove adesso sulle grandi scelte urbanistiche che stanno invadendo e snaturando anche la Città capoluogo nel segno di “un uomo solo al comando” che “detta legge anche alla legge” (fonte M5S su Cronache del 2.6.13). Spiace, solo per fare un esempio, che l’ordine degli architetti, alla pari di quello degli ingegneri, venti anni fa abbia lasciato la Città e le grandi inchieste di tangentopoli nella mani di pochi e ben individuati tecnici (CTU della Procura) che spesso confondevano i progetti di massima con quelli esecutivi e viceversa. Un vero peccato, la storia non solo urbanistica di Salerno poteva essere un’altra. Detto questo, per dovere deontologico debbo anche riconoscere una certa validità nella denuncia della presidentessa Maria Gabriella Alfano che certamente non è un architetto dell’ultima ora. E’ vero che l’Università deve svolgere prevalentemente attività di formazione e di ricerca, così come è vero che negli ultimi anni al “dipartimento di ingegneria civile” dell’Università vengono “affidate dai Comuni attività di consulenza per la redazione dei Piani Urbanistici Comunali che si configurano come veri e propri incarichi professionali svolti con l’utilizzo di studenti o neolaureati”. E’ vero anche che “questo fatto rappresenta una vera e propria forma di concorrenza sleale nei confronti dei liberi professionisti in materia urbanistica”, ma la vicenda, gentilissima presidentessa Maria Gabriella Alfano, si apre a più chiavi di lettura, l’una più interessante dell’altra. Per prima cosa va detto che nell’ambito della cosiddetta “autonomia gestionale” l’Università è chiamata dalla legge ad uscire dal guscio protettivo in cui era stata rinchiusa per decenni al fine di confrontarsi sul mercato esterno in modo da garantire agli studenti, futuri laureati, le giuste e necessarie esperienze pratico-tecniche senza il rischio di scendere in piazza impreparati e facili prede del mercato nero. In secondo luogo l’ordine degli architetti dovrebbe chiedersi qual è il tasso medio di preparazione tecnico-scientifica al suo interno e qual è il livello della parcelle economiche rispetto all’affidabilità progettuale tecnico-economica dell’Università che ha anche necessità di autofinanziarsi. Soltanto alla luce di queste due analisi, fatte con serietà e serenità, la protesta di tutti gli ordini della Campania contro l’affidamento all’Università dei progetti potrebbe assumere una veste più credibile. Mi fa sorridere, difatti, l’affermazione della Alfano quando tra le righe dice che “sul problema abbiamo acquisito il consenso degli altri ordini della regione Campania e abbiamo, ciascuno per la propria provincia, diramato la circolare ai sindaci per renderli edotti dell’illegittimità di questi affidamenti … “ (fonte Il Mattino del 17 maggio 2013); appare disarmante la facilità con cui un ordine professionale possa, motu proprio, tacciare di illegittimità una prassi consolidata che tutte le Università italiane, ed anche qualche istituto tecnico di scuola media superiore, da tempo stanno praticando. Ma c’è un’ultima considerazione che non è da sottovalutare. Riguarda l’indiscusso incremento delle pratiche di affidamento di progetti alle Università da parte, soprattutto, dei Comuni che potrebbe far pensare ad una ritrovata via mediana nel tentativo di evitare superflue responsabilità che, senza l’egida dell’Università, entrerebbero subito nel mirino della magistratura. E questo non mi sembra un elemento facilmente trascurabile. Il caso, comunque, è da seguire con una certa attenzione.
direttore: Aldo Bianchini
La concorrenza è un problema quando funziona, colpisce le caste.