Maria Chiara Rizzo
Il caos regna sovrano in Turchia, dove si sono verificate altre manifestazioni antigovernative che hanno popolato le piazze di diverse città del Paese. Nel frattempo sono arrivate le scuse da parte del vicepresidente, Arinc, che ha ammesso la cattiva gestione della protesta nata ad Istanbul contro la distruzione del parco Gezi Park per lasciare spazio alla realizzazione di un centro commerciale. Alla notizie i manifestanti erano scesi nelle pizze di Istanbul per manifestare il loro dissenso contro l’abbattimento dei 600 alberi del parco, ma la polizia ha risposto con metodi ortodossi. La dura repressione da parte delle autorità ha buttato ancora più benzina sul fuoco, infiammando le piazze di tutto il Paese. Come in altre città, ad Ankara, dove si sono verificati gli incidenti più violenti, manifestanti e agenti di polizia si sono scontrati per tutta la giornata di ieri, mentre la scorsa notte sono stati presi di mira sedi governative e sedi del partito del premier Erdogan, AKP, nella capitale, ad Istanbul, Smirne, Antalya e Antiochia. Le vittime delle proteste sarebbero circa 3 mila feriti e tre morti. Secondo il bilancio ufficiale diffuso dal governo turco, tra le vittime ci sarebbero 244 poliziotti e 64 manifestanti feriti, ma la notizia crea qualche perplessità. Intanto il premier Erdogan è in visita per qualche giorno nel Maghreb. L’attesa per le nuove mosse del presidente rende l’aria ancor più tesa, mentre dalla comunità internazionale, Italia compresa, arrivano i diversi appelli di fermare “l’uso sproporzionato della forza”. Anche le organizzazioni internazionali hanno fatto la loro parte: l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha chiesto di avviare indagini sulla condotta della polizia in questa situazione di disordine.