ROMA – Negli ultimi mesi, a proposito della revisione della nuova geografia giudiziaria, chissà quante volte, soprattutto nel nostro circondario, sarà capitato di leggere sui giornali o di sentire alle televisioni locali che la ‘’Consulta’’ deve pronunciarsi nel prossimo mese di luglio sull’ordinanza di rimessione nel giudizio di legittimità costituzionale. Con questo nome viene spesso designata la Corte Costituzionale, perché il Palazzo della Consulta, situato a Roma, in Piazza del Quirinale, è la sede della Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale è forse il meno noto tra gli organi costituzionali, un’istituzione fondamentale nel sistema delle garanzie previsto dalla Costituzione Italiana. Il ‘’Palazzaccio’’, invece, è la sede della Corte Suprema di Cassazione. La Cassazione è al vertice della giurisdizione ordinaria ed assicura l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Secondo l’articolo 135 della Costituzione, la Corte Costituzionale si compone di quindici giudici. Un terzo dei giudici (cioè cinque) è eletto dai magistrati di ciascuna delle tre magistrature superiori (tre dalla Corte di Cassazione, uno dal Consiglio di Stato, uno dalla Corte dei Conti), a maggioranza assoluta (metà più uno dei componenti del collegio elettorale) e con eventuale ballottaggio fra i più votati. Altri cinque sono eletti dal Parlamento in ‘’seduta comune’’, cioè dalle due Camere riunite, con voto a maggioranza di due terzi dei componenti nei primi tre scrutini, e di tre quinti dei componenti dal quarto scrutinio in poi. Gli ultimi cinque sono scelti dal Presidente della Repubblica di propria iniziativa. L’attuale Presidente della Consulta, dal 29 gennaio 2013, è il Prof. Franco Gallo, nominato dal Presidente della Repubblica il 14 settembre 2004. Uno dei problemi più discussi a proposito della funzione della Corte Costituzionale quale giudice delle leggi, è stato quello della ‘’via di accesso’’ al giudizio. L’Assemblea costituente ha fatto una scelta fondamentale per quanto riguarda il sistema generale di controllo della costituzionalità delle leggi, escludendo che queste possano essere direttamente impugnate davanti alla Corte Costituzionale a opera di qualunque soggetto, e prevedendo invece che i dubbi di costituzionalità delle leggi possano essere sollevati solo in occasione della loro applicazione da parte dei giudici comuni (ordinari e speciali). Quando cioè un giudice si trovi a dover risolvere una controversia, per decidere la quale dovrebbe fare applicazione di una norma di legge, e dubiti della conformità di questa norma alla Costituzione, egli ha il potere e il dovere di investire la Corte Costituzionale della relativa questione. Il giudice deve proporre il dubbio di costituzionalità davanti all’unico organo che ha l’autorità per risolverlo, appunto la Consulta. La Corte Costituzionale ha, quindi, un ruolo fondamentale di garanzia della legalità costituzionale delle leggi, e opera una mediazione dei conflitti sociali, concorrendo, in modo sostanziale, all’adeguamento del diritto all’evoluzione del corpo sociale.
direttore: Aldo Bianchini