Renato Messina ROMA – Subito dopo il secondo conflitto mondiale migliaia di italiani si sono riversati negli Stati Uniti, non era la prima volta che accadeva, il sogno americano colpiva ancora. Oggi gli italo-americani sono una parte produttiva e dinamica della società e sono stati loro stessi parte del motore che ha spinto l’economia degli States nei decenni precedenti a questo. Gli USA garantivano la speranza e il futuro a persone che non ne avrebbero potuto avere uno nei loro luoghi di origine; oggi tocca noi. Per quanto possa sembrare strano anche in un momento di difficoltà economica come quello attuale viviamo in condizioni decisamente migliori di tanti altri ed abbiamo il dovere di essere il loro sogno ed il loro futuro. E’ questo un elemento fondamentale per il nostro sviluppo e la nostra crescita, a dispetto della retorica diffusa che praticamente rischia di privarci delle menti e delle forze di migliaia di persone che vorrebbero realizzare il loro sogno. Ed il loro sogno non contraddice il nostro, la loro realizzazione personale non ci sottrae posti di lavoro. Dobbiamo assumerci le responsabilità che il nostro ruolo nel mondo ci affida, anche solo perché alternative credibili non ne esistono e l’Italia in molti settori ha bisogno dell’apporto di questa manodopera. L’introduzione dello ius soli (che prevede la cittadinanza italiana a chi nasce in territorio italiano a prescindere da altri fattori) deve diventare parte integrante delle nostre leggi in materia sia per motivi di principio che per necessità pratiche. Ritardare la riforma delle modalità di accesso alla cittadinanza non farà altro che ritardare tutto l’apporto positivo che l’immigrazione può fornire (lasciandoci da subito quello negativo). Questo cambiamento è importante per noi italiani propriamente detti per rendere la nostra società realmente “aperta”, non limitatamente al problema dell’immigrazione, ma nel senso ampio di portare a compimento uno Stato al quale i cittadini sono liberi di aderire perché lo scelgono come dimora definitiva (scegliendo di farvi vivere i propri figli) e perché vogliono aderire alla sua Costituzione ed alle sue leggi. I problemi congiunti all’immigrazione, come è in alcuni casi ad esempio la criminalità di strada, non devono essere assolutamente tollerati, ma non possono certo essere la paura e la retorica a dettare l’agenda dei governi. Puntare ad una società “aperta” non significa allargare le maglie del contrasto all’immigrazione clandestina o spalancare le porte, ma sicuramente implica riconoscere a chi è venuto in Italia con le “carte in regole” di poter crescere dei figli italiani. Persone che scelgono l’Italia e non altre nazioni meritano che almeno i propri figli possano essere italiani dal momento della nascita. I “nuovi” italiani saranno i primi ad essere orgogliosi di esserlo ed avranno il merito di averlo scelto.
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