SALERNO – Il sindaco di Salerno lancia un altro dei suoi proverbiali ed apodittici proclami: “Vogliamo più spazio nel governo”. E si autocandida, un po’ come fa Berlusconi per la convenzione, a leader del Sud scontento. Ma in nome di quale partito e dentro quale partito si muove e parla Vincenzo De Luca ? Difficile capirlo. Il partito tradizionale, per sue stesse dichiarazioni, è un “partito di anime morte”; il nuovo partito è composto, sempre secondo De Luca, da una nuova classe dirigente capace solo di produrre parole o da semplici portaborse di qualche capo corrente. Insomma De Luca di gente capace di lavorare concretamente nei territori non ne vede. E allora di cosa parliamo ? Parliamo di un uomo politico che, probabilmente, è stato costretto a rintanarsi nel suo Fort Apache dopo aver esercitato con durezza tutto il suo potere negli ultimi mesi dalle primarie fino alle elezioni passando per le parlamentarie. Lui e la sua segreteria sono stati capaci di tutto e del contrario di tutti. E’ bene ricordare che nelle primarie-parlamentarie il trio De Luca-Bonavitacola-Landolfi ha fatto piazza pulita di tutti i presunti avversari impallinando brutalmente Alfonso Andria (gli accadimenti di Agropoli e di Eboli gridano ancora vendetta !!, tenendo fuori dalle candidature alcuni nomi importanti come Donato Pica e costringendo Guglielmo Vaccaro a rifugiarsi nel collegio Campania/1, sotto la protezione di Letta, per essere rieletto; per non parlare di Alfredo D’Attorre già silurato a tempo debito e sfrattato in Calabria dove, però, grazie alla sua abilità e professionalità è stato. Insomma Vincenzo De Luca si è mosso come un elefante in una cristalleria, ha fatto danni irreparabili in qualsiasi direzione. Certo, gli sarebbe andata benissimo se Pierluigi Bersani non avesse perso le elezioni già vinte; ma così non è stato e i suoi avversari, che sono tanti, finalmente si sono coalizzati tutti insieme contro il sindaco di Salerno. Ottima ad esempio la manovra di Vaccaro che lavorerebbe per dare un posto nel governo ad Alfonso Andria e per aprire nuovi spazi politici nell’immediato futuro a Donato Pica. Questi ultimi due, difatti, nell’ottica di un navigare politico molto lineare e professionale fin dalle “contestatissime primarie” hanno avuto la forza, dopo i necessari appelli e ricorsi, di osservare il massimo del silenzio finalizzato ad una disciplina di partito che non è facile riscontrare altrove. Per loro, Andria prima e Pica successivamente, si apriranno quasi certamente spiragli di incarichi molto interessanti grazie alla cordata Letta-Vaccaro con l’aggiunta dei renziani capeggiati in provincia da Alfieri e Russomando; ma crescono anche le quotazioni dello stesso Vaccaro, della Carfagna, di Esposito, per non parlare di Palma e De Gennaro già destinati ai servizi segreti. Insomma anche se Vincenzo De Luca sgomita e chiede “un posto al sole”, la barca deluchiana è alla deriva in una tempesta senza precedenti e il “capo” si appella anche a Facebook dove è stato creato un apposito spazio per promuovere “De Luca segretario nazionale PD”. Cose veramente da ridere, perché De Luca in effetti non appartiene ad alcuna corrente in quanto ha sempre bacchettato tutti.. Con quale sfacciata aspirazione uno possa autocandidarsi alla guida di un partito storico proprio non riesco a capirlo, e poi sulla base di quali presupposti quando già c’è anche l’on. Pittella, vice presidente del parlamento europeo, che ha pesantemente gettato sul tavolo tutta la sua riconosciuta popolarità come rappresentante naturale del “malumore del Sud”. Ma sullo sfondo si affaccia anche al figura di Guglielmo Epifani che ha caratura anche internazionale ed ha già detto di voler difendere il Sud. Ovviamente De Luca fa appello agli unici due uomini che pur rappresentando una minima cosa sono comunque schierati al suo fianco. Nicola Landolfi ha già dato fiato alle trombe gridando in difesa del capo, dopo è arrivato anche il fido (non so fino a che punto !!) Fulvio Bonavitacola che declamando le capacità uniche e taumaturgiche del capo ha detto: <<… sarebbe stato un bel segnale valorizzare nella compagine di governo personalità del PD che hanno dimostrato come un altro Sud è possibile …>> (fonte Il Mattino). E ridagli con questa storia delle capacità che possono essere sempre e soltanto di De Luca. Capisco che il piano era stato preparato alla perfezione prima e dopo le primarie ma Bonavitacola non ha capito che quel piano è saltato soltanto per colpa loro e che ora pagano in un sol colpo tutti i loro errori. Ha sbagliato Dde Luca, e alla grande; tra le primarie e le parlamentarie non doveva distruggere elementi come Andria, Pica e Vaccaro ma, pur nelle proiezione bersaniana, doveva con loro stringere sincere alleanze per non rischiare di rimanere senza sponsor dopo le elezioni qualora le stesse non fossero andate come da previsione. Sicuro della vittoria si è divertito a fissare voti e candidati ed è rimasto fregato. Ma cosa vogliono, adesso, questi signori se quando è venuto Enrico Letta a Salerno (ed era il capolista di Campania/2 !!) Vincenzo De Luca non si è degnato neppure di accompagnare uno dei leader del suo partito sul palco del Grand Hotel dove invece ha spedito soltanto il suo segretario provinciale ? La ragione è semplice, De Luca è solo un capo, non è un leader, e quindi non sa allevare e crescere i delfini. Un errore gravissimo che potrebbe costargli moltissimo, anche se il suo consenso a Salerno (ma solo a Salerno città) è sempre alto e qualcuno deve pur tenerne conto. Ecco perché sono convinto che se ci sarà una rivolta del Sud, questa non la faranno mai capeggiare a Vincenzo De Luca. Prima delle elezioni forse una speranza c’era, oggi certamente no.
direttore: Aldo Bianchini