SALERNO – “Rifondare il partito guardando al Sud”, questa la frase che avrebbe pronunciato Nicola Landolfi (segretario provinciale del PD) a commento dello sfascio evidente del partito che, giorno dopo giorno, diventa sempre più inarrestabile perché ognuno parte da posizioni ataviche e preconcette. Insomma nessuno riesce ad esprimere nulla di nuovo, di cambiamento e di riformismo. Ecco perché nell’articolo di ieri dicevo che Nicola Landolfi appartiene già ai “vecchi del partito” (non certo per l’età !!). Anche lui, purtroppo, invece di fare una serena autocritica su come il partito è stato condotto negli ultimi anni e su come, sotto il dominio di un uomo solo al comando, la democrazia e il dibattito interno sono ormai persi nella notte dei tempi. Senza questo minimo di coraggio, caro Landolfi, non si va da nessuna parte. Senza dubbio meglio di Landolfi ha fatto Paolo Russomando (l’unico dei quattro sindaci ribelli al “sistema deluchiano” che in queste ultime ore ha trovato il coraggio di parlare) che in una sola frase è riuscito a sintetizzare quanto di storto è accaduto nel PD (a livello nazionale e locale) dall’autunno scorso fino ad oggi: <<Il gruppo dirigente che ha vinto le primarie ha perso le elezioni. Noi perdendo le primarie forse avremmo vinto le elezioni. Noi da tempo chiediamo l’azzeramento delle segreterie perché tutti hanno responsabilità sulla scelta dei candidati e su come è stata condotta questa campagna elettorale>>. Per la cronaca è bene ricordare che Paolo Russomando, insieme agli altri tre sindaci Franco Alfieri (Agropoli), Sergio Annunziata (Atena Lucana) e Tommaso Pellegrino (Sassano), è tuttora il riferimento in provincia di Salerno dei rottamatori di Matteo Renzi. Detto questo, per dovere di sincerità, devo anche aggiungere che il segretario Nicola Landolfi forse vive su un altro pianeta quando dice <<… spero anche di qualche grillino e di qualcuno del SEL più libero da condizionamenti …>> riferendosi ai futuri assetti del governo nazionale; vive su un altro pianeta perché non ha capito, o finge di non aver capito per non urtare il suo leader, che i “Grillini” e il “SEL” non aspettavano altro per rinfoltire le proprie file in danno soltanto del PD. In effetti la scissione del partito è già in atto e la mossa di candidare Stefano Rodotà (subito appoggiata da SEL) non è altro che la conferma della profonda spaccatura di una sinistra che non trova pace. La missione del PD doveva essere, al contrario, proprio quella di fare il cosiddetto “scouting politico” (per non utilizzare il termine compravendita !!) tra le file del “Movimento 5 Stelle” e “SEL”. Ma tutto questo accade grazie (o per colpa !!) alla “Rete”, mondo quasi sconosciuto alla segreteria PD di Salerno che impaurita dai suoi effetti l’altro giorno ha addirittura “cancellato dalla rete” la riflessione che il segretario aveva appostato su face book. Brutta storia. Probabilmente, anzi quasi certamente, sulla Rete ne sa molto di più l’ottuagenario presidente Giorgio Napolitano che nel suo discorso di insediamento ha testualmente dichiarato: << Non può, d’altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti. La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del “metodo democratico”>>. Non c’è che dire, un altro pezzo storico incasellato dal Presidente nel mosaico della sua vita, lungo la quale dall’età di 28 anni non ha mai lesinato di portare “pietre per costruire il suo credo e il suo costante rinnovamento”. Ma ritorniamo rapidamente alla dichiarazione del sindaco Paolo Russomando. Quella frase non può e non deve rimanere senza seguito; occorre fare chiarezza fino in fondo su come sono state gestite le primarie e le parlamentarie; bisogna che i quattro sindaci trovino il coraggio e l’intesa necessaria per dare la spallata finale ad una segreteria provinciale impantanata nel solco del sistema di potere dell’uomo solo al comando. In caso contrario, lo sappiano i quattro sindaci (Russomando, Alfieri, Annunziata e Pellegrino), rischiano di ritrovarsi nuovamente alla “corte di De Luca” che certamente starà già brigando (come ho più volte scritto) per il suo riavvicinamento a Matteo Renzi. Quest’ultimo sarebbe stato addirittura indotto a scrivere una lettera (subito smentita dall’interessato !!) di benservito al sindaco di Giffoni Valle Piana, per buona pace di tutti. Un consiglio gratuito: cari quattro sindaci trovate la giusta umiltà e andate da Alfonso Andria che ha tanto da raccontare su come sono stati condotti il tesseramento 2012, le primarie e le parlamentarie. Il nocciolo della questione è tutto lì, non aspettate che ve lo racconti io cosa è accaduto.
direttore: Aldo Bianchini