Antonio Citera
SALA C. – Dopo la visita della Commissione di Manutenzione fatta al Tribunale di Sala Consilina nei giorni scorsi, malvoluta nell’area del Diano, ogni speranza di tenere in vita il presidio salese accorpato a quello di Lagonegro è campata in aria. A confermare quanto, ci pensa il sindaco della cittadina lucana Domenico Mitidieri che ufficialmente da il via a una drastica accelerazione al passaggio di consegne che vedrà alla data del 13 settembre prossimo la chiusura definitiva del tribunale di Sala Consilina. Tutto è pronto dunque, e il recente finanziamento di 570 mila euro dato dalla Regione Basilicata al comune di Lagonegro per ristrutturare il palazzo ex municipio sito a pochi metri dall’attuale tribunale, è la prova che i giuochi sono ormai fatti. La nuova struttura con ogni probabilità ospiterà la nuova grande Procura che accorperà due comprensori e un bacino di centinaia di migliaia di persone. Da Sala Consilina intanto fanno la voce grossa, e vogliono fino all’ultimo sperare nel miracolo aggrappandosi alla sentenza della Consulta che si pronuncerà il prossimo mese di ottobre quando l’accorpamento è già avvenuto. Una situazione buffa, che sa di assurdo, una supremazia politica quella lucana che ha oscurato ogni tentativo di flebile resistenza da parte di un Vallo di Diano “terra di nisciuno”, in balia di una mala gestione politico–istituzionale che ha gettato nel baratro la dignità dei cittadini. Ma questa è storia nota. Lottare per difendere la giustizia, non permettere l’accorpamento del tribunale a Lagonegro, doveva significare innanzitutto salvaguardare l’etica di cittadino, l’uguaglianza di fronte ad una morale sempre meno propensa all’ esigenza della persona, basata su una economia da risanare a tutti i costi, senza guardare in faccia a nessuno. Ecco, in questa ottica va vista la difesa dei diritti, in un Paese che impone doveri, che rimappa la geografia giudiziaria, senza tenere conto della geografia dei territori. Questa è l’Italia, dove a vincere è il più forte. Dove i cittadini sono strumenti di quei pochi illuminati, numeri, voti da utilizzare per mantenere il culo al comodo nelle poltrone dei palazzi.