SALERNO – A grande richiesta, dopo oltre due anni, riprendo la rubrica Fort Apache che avevo momentaneamente fermato con il n. 25 il giorno 22 dicembre 2010. Fino a quel momento avevo descritto, con metodicità, gli attacchi a Palazzo di Città (Fort Apache) che le opposizioni (Toro Seduto, Cochise, Geronimo ed altri …) portavano con pretesa convinzione contro l’apparato politico-amministrativo di Vincenzo De Luca fortemente blindato e asserragliato, appunto, nel mitico Fort Apache. La conquista del presidio sembrava, in quei giorni, a portata di mano di Cirielli, Carfagna ed altri; poi tutto franò dinnanzi al muro di gomma del potere deluchiano fino alla strabiliante vittoria elettorale del 2011. Adesso, all’improvviso e quando nessuno più se lo aspettava, nel muro di cinta di Fort Apache si è aperta una breccia. Non siamo ancora alle dimensioni di quella della mitica Porta Pia ma le distanze non sono neppure tanto lontane, anche perché la stranezza del fatto sta nella circostanza che la breccia è stata se non proprio aperta da De Luca, almeno favorita. E’ una breccia tutta fatta in base alle nuove presunte alleanze politiche del leader salernitano che dopo aver abbracciato e baciato Pierluigi Bersani per “cambiare tutto”, accortosi che “non poteva cambiare niente”, al primo stornire di fronde in danno del segretario ha subito cambiato marcia e direzione inviando messaggi di fumo … pardon di pace … all’indirizzo dell’ex amico Matteo Renzi che sta sconquassando la vecchia nomenclatura del PD. Ma per poter fumare il calumet della pace con Matteo il buon Vincenzo doveva prima inviargli un pegno preciso della sua condizione di resa. Credo che tutti ricorderanno che nelle primarie De Luca fece piazza pulita dei renziani massacrando anche i quattro sindaci rottamatori (Alfieri, Pellegrino, Annunziata e Russomando). E allora ecco il pegno pesante a corredo della sua richiesta di pace: la segreteria politica del PD di Pagani. Proprio in queste ore, difatti, il giovanissimo renziano Emilio Toscano ha assunto la guida del partito ed ha subito promesso: <<radicamento sul territorio, dialogo con i cittadini e risoluzione dei problemi>>; insomma quello che dicono tutti (tanto per cambiare !!). Intorno ad Emilio un ricco stuolo di giovani renziani saliti in cattedra con il placet di tal “Nicola Mastursi” (così è stato denominato da un giornale lo strano personaggio a metà strada tra Nicola Landolfi e Nello Mastursi) che, naturalmente, si muovono soltanto dopo aver ricevuto l’assenso del capo supremo. Quindi in pochi mesi l’involuzione politica deluchiana ha prima smantellato i renziani (legittimamente o con l’inganno ?, la storia ci dirà …) per poi consegnare a Renzi una delle segreterie cittadine più importanti dell’intera provincia di Salerno. Nessuno metterà in dubbio, credo, che Pagani nelle prossime campagne elettorali può diventare la “città simbolo della legalità” su cui il PD si gioca tutta la sua credibilità. Soltanto per la cronaca val la pena ricordare che Pagani esce lentamente da una vicenda giudiziaria, “Sistema Pagani” con presunte connessioni tra politica e camorra, che ha cercato di travolgere la stragrande maggioranza di centro-destra degli elettori paganesi che a breve saranno chiamati alle urne. Ancora di più, quindi, la sfida del PD in quella città avrà valore simbolico da prendere a modello regionale e nazionale. E proprio quella città Vincenzo De Luca la consegna stranamente agli odiati renziani ? La risposta non è facile; De Luca è un politico attento e navigato, sa certamente quello che fa. Resta il fatto che a questo punto l’apertura verso Renzi, o meglio il ritorno all’ovile di De Luca è cosa certificata dai fatti. Non mancheranno, ovviamente, nuovi sviluppi che cercheremo di non farci sfuggire. Soprattutto in relazione al fatto che intorno a quella breccia già si sono accampati i “grillini”, veri avversari di De Luca, ingestibili ed incontrollabili, pronti a fare irruzione nel forte dopo la prima prova di forza sulle vicende politico-giudiziarie del Crescent. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini