SAN CARLO: la ricerca da Potenza fino a Londra e Chicago

 

Da Ugo Maria Tassinari

POTENZA – In questi giorni è in corso a Londra un importante congresso mondiale sul trapianto di midollo osseo (EBMT 2013). Il San Carlo è presente con un lavoro scientifico di rilievo, prodotto dalla collaborazione tra l’Unità operativa di Ematologia con trapianto del midollo osseo diretta da Michele Pizzuti e il Laboratorio di Virologia e Biologia Molecolare (responsabile Teresa Pierri) dell’unità operativa di Medicina Trasfusionale (diretta da Clelia Musto). Lo studio presentato riguarda l’uso del farmaco valganciclovir per le infezioni da citomegalovirus. Si tratta di un’analisi retrospettiva nell’arco di cinque anni su un campione omogeneo di 121 pazienti trattati in un unico centro dopo un trapianto di midollo osseo autogeno o allogeno. Il citomegalovirus è infatti una delle maggiori patologie connesse al trapianto di cellule staminali emopoietiche.

La settimana prossima, il 20 ed il 21 Aprile 2013, è invece in programma un meeting internazionale dell’American College of Rheumatology (la più importante società scientifica della disciplina). Tra i relatori allo State-of-the Art Clinical Symposium c’è anche il primario del San Carlo, Ignazio Olivieri, direttore del Dipartimento regionale di Reumatologia. Interverrrà, insieme al professor Govoni dell’Università di Ferrara sul tema: “Dalle Spondartropatie  alle Spondiartriti: diagnosi, classificazione e trattamento”.

“E’ evidente motivo di soddisfazione – commenta il direttore generale Giampiero Maruggi – la presenza del

San Carlo in due prestigiosi appuntamenti internazionali a così breve distanza. E’ la conferma dei buoni risultati di una pratica diffusa in azienda. Del resto è di tutta evidenza che non si dà oggi eccellenza  senza attività di ricerca e di sperimentazione. E del resto la partecipazione ai livelli più avanzati del confronto clinico e scientifico e la condivisione dei risultati raggiunti a livello internazionale rappresentano non un generico successo d’immagine ma spesso comportano immediati benefici per i nostri pazienti che possono così avvalersi delle cure migliori in un arco sempre più ampio di patologie”.

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