Non si offendano i partiti, soprattutto quelli di centrodestra, che al Sud hanno vinto. Le regioni meridionali hanno dato ragione a Berlusconi, è vero. Da solo, in pratica, il Cavaliere ha strapazzato i più gettonati avversari, risalendo rapidamente la china. E poco importa se, alle fine, si è dovuto ‘accontentare’ del sole freddo di un inverno tra i più duri. Quel calore che non riscalda gli ha comunque consentito di recuperare fin quasi al sorpasso nazionale. “Se vinco, vi restituisco l’ IMU e introduco il condono edilizio!” Una botta la cerchio ed una alla botte. Non un bluff, ma comunque una fregatura. Perché, non vincendo, non potrà mantenere la promessa, lasciando, suo malgrado, i poveri del Sud con le pive nel sacco. Cosa vuol dire il voto della povertà al Sud? Vuol dire che la stragrandemaggioranza dei voti dell’ultima ora – quelli che a livello regionale gli hanno consentito il sorpasso nel Meridione – sono quasi certamente i voti dei poveri, degli indigenti, di quelli delle prime due settimane al mese. Di coloro i quali, pur avendo probabilmente idee politiche diverse, hanno rinunciato alla propria dignità di cittadini liberi nel pensiero, votando chi, bene o male, gli avrebbe restituito il denaro di una tassa ingiusta e prepotente. Perché di questo quei poveracci erano giustamente certi. L’ICI restituita anni fa ne costituiva la garanzia eloquente. Il punto è proprio questo. Il Sud, al Sud, la tragedia della crisi economica in corso ha un vissuto diverso. Duro, durissimo, per quella condizione di crisi generale che non intaccherebbe mai il ricco triangolo economico piemontese-lombardo-veneto. Dove pure il centrodestra è andato alla grande rispetto alle previsioni iniziali. Benché, per ragioni ideologiche diverse, tutte o quasi riconducibili agli ideali ed ai programmi di una Lega separatista ed egemone. Morale? Alla luce dei risultati, il Paese è di fatto ingovernabile. La litigiosità, c’è da giurarlo, prenderà subito il sopravvento. Quel che potrebbe sembrare un grande progetto di maturità politica nell’interesse supremo del paese – un serio governo dei due grandi poli di centrodestra e di centrosinistra (alla tedesca per intenderci) – naufragherebbe già prima di nascere. Ammesso che nasca. Tali e tante sono le differenze, gli interessi, il coraggio e la paura insieme di affrontare autentiche rivoluzioni di sistema che quello attuale dovrebbero disintegrare. A cominciare dalla corruzione politica (che è innanzitutto corruzione mentale), dalle massonerie ormai in ogni terra e in ogni luogo (se vuoi essere o crescere) di questo disperato Paese, dalla mafia perfezionista e travolgente che non fa sconti a nessuno. Come si fa, di punto in bianco, a deformare i deformi del sistema, restituendo loro dignità di immagine e pulizia di cuore? Celebrando l’altro potenziale matrimonio tra PD e Grillo? Nell’interesse del Paese, della sua stabilità, dell’assurdità di dovere tornare alle elezioni in caso contrario? Un matrimonio tra vecchio e nuovo, dunque? Un rischio forse di troppo, atteso che il vecchio è destinato inevitabilmente a morire prima, nel rispetto del tempo che gli è stato assegnato. Non servono gli esempi quando la fogna della corruzione pubblica si è trasformata in profumo; quando la rassegnazione diventa prassi, abitudine, asservimento coatto, assuefazione al sistema in cambio di una vita almeno tranquilla. Triste, ma vero. Resterebbe solo la rivoluzione. Ma non siamo il paese giusto. Il pessimismo continuerà ad alimentarsi da solo allora. In tutto ciò, Napolitano concluderà in pace e serenità il proprio mandato? Non ne siamo certi. E’ molto probabile, anzi, che lasci il Paese in balia di se stesso. Recriminando, forse, prima o poi, certe scelte indubbiamente dettate dal senso di opportunità e da un radicale e positivo convincimento. Eppure fallaci perché naufragate miseramente, nonostante gli auspici che le avevano accompagnate. Ed ora? Chi vivrà vedrà! Mentre le tasche dei più poveri vedranno sfumare ancora una volta la speranza. La speranza di un qualche euro in più. Beffati due volte. Dall’ IMU, non rimborsata, e dal tradimento di un’idea, la propria, svenduta per fame e disperazione.
direttore: Aldo Bianchini