Aldo Bianchini
SALERNO – Il dott. Luigi D’Alessio, meglio noto come Gigi, da qualche giorno ha assunto l’incarico di “capo” presso la difficile Procura della Repubblica di Locri. Un giusto riconoscimento per un magistrato inquirente di lungo corso che, pur gestendo inchieste importantissime, è riuscito a rimanere sempre nelle righe di un mestiere difficilissimo. In magistratura dal 1981 (così ho letto dai giornali) uscì allo scoperto una prima volta nel 1985 perché a Gallarate si offrì come ostaggio per consentire la liberazione di alcune persone sequestrate dai rapinatori di una banca. Negli ultimi tempi è balzato agli onori della cronaca, anche internazionale, per via della sua inchiesta e della sua requisitoria che ha portato alla condanna a 30 anni di carcere per Danilo Restivo che aveva assassinato Elisa Claps nel 1993 a Potenza. Tutte notizie apprese, ovviamente, dai vari report giornalistici di questi giorni. Nessuno, però, ha ricordato il momento forse più esaltante della carriera di inquirente di Luigi D’Alessio, neppure il quotidiano “Il Mattino”. Correva l’anno 1992 e la mattina del 10 luglio proprio “Il Mattino” uscì con un titolo in prima a tutta pagina: “Tre Di Pietro anche a Salerno” (D’Alessio, Di Nicola e Russo). Quel giorno partì la campagna mediatico-giudiziaria che portò ad uno dei processi più intricati ed importanti che la storia giudiziaria del distretto salernitano ricordi “La fondovalle Calore”. Difatti dopo pochi giorni, esattamente il 23 luglio 1992, tutta la stampa salernitana venne convocata in Procura di pomeriggio e i “tre Di Pietro” rimasti soltanto in due (D’Alessio e Di Nicola) consegnarono l’elenco dei sei arresti eccellenti: Pasquale Iuzzolino, Giuseppe Parente, Pasquale Silenzio, Mario Inglese, Vittorio Zoldan e Raffaele Galdi (uno dei due “compassi d’oro”). Ricordo benissimo quel pomeriggio, è rimasto stampato nella mia mente; osservai attentamente i due sostituti procuratori; sul volto di Luigi D’Alessio non c’era alcuna alterazione emotiva, lesse con serafica tranquillità i nomi degli arrestati, sapeva benissimo che quel pomeriggio, in quei minuti, era stato dato il via alla “tangentopoli salernitana”, riuscì a non far trasparire nulla. Neppure che al piano di sotto il colonnello Elefante (comandate il nucleo dei Carabinieri del tribunale) stava già interrogando il personaggio simbolo della tangentopoli salernitana, l’ingegnere Raffaele Galdi, che negli anni a seguire rimarrà sulle prime pagine dei giornali quasi quotidianamente. Ho seguito il pm Luigi D’Alessio durante tutte le tante ed estenuanti udienze del lungo processo sulla Fondovalle Calore iniziato il 13 ottobre 1993, mai sopra le righe; in piedi e attento la sera del 23 febbraio 1994 alla lettura della sentenza da parte del presidente Giovanni Pentagallo. Tutti condannati gli imputati della Fondovalle, una vittoria della linea della procura e dei due sostituti D’Alessio e Di Nicola; entrambi impassibili probabilmente perché anche per loro quel processo e quella sentenza fu come una nave scuola. Poi è stato pubblico ministero in un altro dei grandi processi politico-malavitosi del distretto, parlo del “Processo California” a carico dell’ex ministro Carmelo Conte e di tantissimi altri imputati tra i quali i malavitosi del “clan Maiale” di Eboli. Mai un eccesso nel suo modo di porsi in aula così come nella riservatezza del suo ufficio al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Salerno. Un magistrato che è stato un vero esempio di come tutti i magistrati dovrebbero essere anche quando è necessario fare un passo indietro. Appassionato di sport, amante della Salernitana Calcio, spesso lo incrociavo sugli spalti dello stadio Arechi, l’ho visto anche agitarsi ma sempre nei limiti del corretto esercizio del tifo. Ora lo attende l’incarico forse più difficile della sua pur lunga carriera; la Procura di Locri, in terra di Calabria, è una delle più esposte del territorio nazionale, in quelle terre la “drangheta” la fa quasi da padrona. Ma Luigi D’Alessio ha tantissime frecce per il suo arco, l’attaccamento al dovere e la professionalità certamente non gli mancano. Non manca, ovviamente, un sincero “in bocca al lupo” da parte mia personale e di tutta la redazione di questo giornale.
Accompagnamo con affetto e solidarietà questo figlio di Salerno in una delle Procure più scottanti del Paese.La sua promozione inorgoglisce Salerno e rende onori alla sua Magistratura.