NOCERA INF. – Da una notizia data da Michela Giordano sul quotidiano “Il Mattino” colgo l’occasione per un ennesimo approfondimento sulla figura di Vincenzo Montemurro, pubblico ministero nel processo “Linea d’ombra” a carico di Alberico Gambino ed altri nell’ambito di quello che in tanti si affannano a definire “Sistema Pagani”. L’episodio raccontato a pag. 30 da Il Mattino del 16 gennaio 2013 si riferisce a quello che la stessa giornalista definisce <<un incidente tra il pubblico ministero Montemurro e uno dei figli del consulente del lavoro Giuseppe Santilli … Il ragazzo, preoccupato dalle condizioni di salute del padre che nel corso della detenzione è finito in dialisi, si è nei pressi del bar del tribunale avvicinato al magistrato indirizzandogli parole un po’ troppo aggressive sugli effetti sanitari dell’inchiesta … Una veemenza arginata dall’intervento della scorta del sostituto procuratore che, stante anche la volontà di non far esacerbare ulteriormente gli animi, ha chiuso la faccenda con una pacca sulla spalla…>>. Per non incorrere in errore ho trascritto integralmente le parole utilizzate dal noto e storico quotidiano; perfetta la collega che è riuscita a dare la notizia senza enfasi e senza omettere nulla. La prima cosa che mi viene da dire è triste; in pratica nessun altro riporta questa notizia in maniera dettagliata e nessun direttore di giornale (a cominciare da Il Mattino) ha approfondito un argomento così importante che propone una nuova immagine del magistrato in senso lato. Quello che andrò a scrivere nelle prossime righe mi tocca, ovviamente, il cuore; conosco Peppe Santilli da una vita ed ho battezzato addirittura uno dei suoi figli, Valentino; so che Peppino è innocente, capisco al mille per mille la tensione emotiva, capisco la preoccupazione e l’amore sconfinato per il proprio genitore, capisco l’enormità del tempo trascorso da quel maledetto 15 luglio 2011, ma non posso giustificare in alcun modo neppure un accenno di attacco, seppure soltanto verbale, contro un “PM” che è e rimane inviolabile nell’espletamento delle sue funzioni. Non ero presente e quindi non posso andare oltre, ma se è vero che il PM ha inteso chiudere la vicenda con una pacca sulle spalle bisogna dire che con questo gesto Vincenzo Montemurro ha dimostrato pubblicamente tre cose: di essere un uomo, di essere un padre e di essere un magistrato. Tanto è vero che rientrato in aula per la prosecuzione della sua requisitoria ha continuato, con calma e serenità, a descrivere il teorema accusatorio che secondo lui comincia e finisce proprio nello studio professionale di Giuseppe Santilli. Vivaddio !! ce ne fossero tanti di magistrati così uomini e così magistrati. E questo al di là del torto o della ragione, al di là dell’accanimento o del normale esercizio giudiziario. Nella fattispecie il PM ha le sue convinzioni, cerca di articolarle, di provarle, di portarle all’attenzione del Collegio Giudicante con la richiesta, come prevedo, di pene durissime. Tutto questo fa parte della logica e della strategia processuale. Spetterà agli attenti collegi difensivi, con le arringhe finali, smantellare il castello. Io resto della convinzione che il PM Montemurro ha torto e che ha ampliato troppo il teorema accusatorio che rischia di frantumarsi; anche perché fino ad oggi non è che non c’è stato nulla: ci sono stati degli arresti, c’è una detenzione ai domiciliari troppo lunga e troppo strana, e c’è stato soprattutto un processo con numerose udienze pubbliche nel corso delle quali non sempre il teorema del PM ha trovato le giuste sedimentazioni. Nel titolo parlavo anche di “conflitto di interessi” che, naturalmente, non è riferibile al pm Montemurro ma alla stampa o, almeno, ad alcuni settori della stampa. Sui giornali locali leggiamo sempre più spesso intere pagine scritte dallo stesso giornalista che dopo aver utilizzato il nome e cognome copre gli altri pezzi con variegati e intricanti pseudonimi. Ma fin qui tutto, o quasi, nella norma anche se a me non piace e, difatti, non l’ho mai consentito. Ma quando si affida un’intera pagina ad una giornalista che per quello che scrive potrebbe facilmente essere tacciata di “conflitto di interessi”, beh ! in questo caso davvero la cosa mi preoccupa. Lo dico senza falsi infingimenti a tutela degli stessi colleghi. Difatti la brava e professionale collega Tiziana Zurro, pur con tutte le cautele del caso, dopo aver riempito un’intera pagina del Roma ha anche accennato (caso unico !!) alla sponsorizzazione televisiva che Gambino avrebbe tolto a Quarto Canale per indirizzarla a Telenuova. Se non erro la collega è la direttrice di Quarto Canale e mi chiedo perché esporsi palesemente incorrendo nell’ipotesi di cui sopra; certe cose lasciamole dirimere direttamente agli editori che spesso si nascondono dietro le quinte. Alla fine inutile chiederci perché giornali storici come Il Mattino vendono molto di più e sono più seguiti.
direttore: Aldo Bianchini
gentile direttore,
la ringrazio per la citazione e spero che ci sia, nei tempi e nei modi giusti, occasione per confrontarsi sulla difficoltà di tentare di raccontare questo processo rispettando il compito di chi ha svolto le indagini (ai quali, anche per vicende personali, tendo ad essere vicina, seppure sulla scorta di esempi ,spesso inarrivabili, di serietà e fermezza), ma anche la sofferenza di chi ne è stato oggetto. Sono stata molto criticata, dai colleghi soprattutto, per la posizione di forte critica che ho espresso il giorno dopo la non bella immagine di una parte degli indagati trascinati in carcere (per la seconda volta) e in manette in un contesto che sembrava terribilmente uguale ad altre e più clamorose “foto” della storia giudiziaria italiana. “E se fossero innocenti?” scrissi. Lo rifarei. Ho una idea tutta mia su responsabilità (penali e/o politiche) di ciascuno degli imputati; per qualcuno nutro una sana indifferenza, per altri ferma disapprovazione, per altri ancora totale condanna, ma ho tentato ( e spero di esserci riuscita) di mettere da parte il mio bagaglio personale, ponendomi di fronte a ciò che avveniva in aula non come un tifoso, ma come uno spettatore neutrale. E’ stata la prima esperienza “dentro” un processo così delicato. Ho imparato tanto, come cronista e come persona.
Michela Giordano