SALERNO – Archiviata con il “silenzio-assenso” le brutte pratiche delle “nuove facce” della politica Angelica Saggese e Claudine Rousseau si passa ora all’operazione di epurazione di Donato Pica. L’ordine è tassativo, altro che storie. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la Saggese e la Rousseasu, anche se per aspetti diversi, hanno dimostrato con il loro atteggiamento di far parte integrante del “sistema” più brutto che la politica è in grado di offrire. La prima, Saggese, stando alle cronache giornalistiche dovrebbe dar conto della conta dei suoi voti che sembrerebbero essere stati appositamente gonfiati dal “sistema” trasversale al partito di cui fa comunque parte. Insomma per la Saggese si sarebbe verificata una strana danza dei numeri tra quelli reali e quelli virtuali conteggiati in sede provinciale e nazionale. Una brutta storia che deve essere attentamente verificate per dissipare ogni dubbio; una storia quasi come quella che tenne con il fiato sospeso il buon Antonio Valiante nella corsa alla regione contro Franco Picarone (ex deluchiano ante litteram !!). In questa operazione sarebbero stati tirati per la giacca, almeno da parte dell’apparato, e loro malgrado anche Guglielmo Vaccaro e Donato Pica. La seconda, Rousseau, avrebbe dovuto portare 350 firme di sostegno (e non 300 come avevo scritto, ma anche i giornalisti sbagliano !!) ed invece ha avuto bisogno del sostegno della segreteria provinciale che le avrebbe passato ben 280 firme di sostenitori che, probabilmente, la Rousseau non la conoscono neppure. Comunque la pratica della pollese sembra essere stata archiviata con il famoso silenzio-assenso, conviene a tutti !!. La cosa va studiata attentamente perché sembra che la vergognosa pratica del “passaggio delle firme di sostegno” sia molto diffusa tra i candidati alle primarie del PD; nello stesso Vallo di Diano non mancano altri nomi eclatanti che avrebbero fatto ricorso al “prestito delle firme” per potersi candidare o per decidere alla fine di non candidarsi; nel Vallo di Diano, e non solo, ci sarebbero diversi di questi casi. Sarebbe interessante, ad esempio, capire e sapere perché Angela D’Alto (personaggio forte e storico del PD valdianese) in corsa per una candidatura ha deciso, alla fine, di rinunciare: disciplina di partito o diktat della segreteria ? Ma avremo tempo e modo per parlarne in seguito. Il terreno è molto scivoloso; difatti bisognerebbe chiedersi innanzitutto se questa pratica è legittima o in essa possa essere ravvisato un abuso o quantomeno una vergognosa abitudine. In questi scambi di firme di iscritti al partito c’è chi ne possiede a valanga, qualcuno ne ha addirittura nella misura del 15% che dispensa a destra e sinistra sulla base delle alleanze che deve costruire, in barba ad un principio fondamentale che è quello della “libera scelta dell’iscritto”. Quant’è bella la politica, verrebbe subito da dire. Ma non finisce qui. Nei corridoi di Via Manzo a Salerno (sede della segreteria provinciale del PD) già si parla d’altro, in particolare dell’ordine tassativo che sarebbe stato diramato in maniera anche non tanto silenziosa: “Donato Pica deve essere epurato, l’ordine è tassativo !!”. Questo mentre alcuni blasonati colleghi e testate giornalistiche (da www.agendapolitica.it fino a Uno/Tv) continuano a gongolarsi con interviste unidirezionali con il candidato trombato Donato Pica senza chiedersi, prima di chiedere, alcune cose fondamentali. La prima fra tutte, perché il consigliere regionale Pica soltanto adesso si ribella contro l’apparato (Vincenzo De Luca) quando invece per anni è rimasto in silenzio pur non avendo portato il suo cervello all’ammasso e pur facendo parte della cosiddetta “area Letta”. Per Pica, visto il suo aplomb quasi anglosassone, sarebbe stato più corretto e più comprensibile un doveroso silenzio nell’attesa di tempi migliori. Probabilmente Pica sa che per lui è scoccata l’ultima ora ma non lo dice e sfrutta la cassa di risonanza mediatica messagli gentilmente, e senza difficoltà, a disposizione. Sfrutta i mezzi che gli vengono offerti, ovviamente, perché su altri dovrebbe spiegare il tentativo di golpe con la Saggese (favorita dal voto quasi obbligatorio per le donne) che ora rischia addirittura la candidatura. L’ho scritto nel precedente articolo e lo ripeto, Vaccaro e Pica non hanno saputo perdere ma, cosa più grave, non hanno neanche saputo vincere; hanno voluto stravincere umiliando il loro ex potenziale tutor con la storiella della telefonata di Bersani alla Saggese e rischiano ora di perdere sia “filippo che il paniere”. Hanno dimenticato che quel “tutor” è stato capace anche di spezzare le reni a Bassolino dopo lo storico incontro/scontro di Agropoli, figurarsi quanto ci metterebbe per spezzare loro due (Vaccaro e Pica) nelle sedi romane. Insomma, ne vedremo delle belle nei prossimi giorni. Si rafforza, dunque, l’ipotesi della rottamazione dei “pezzi da novanta” del PD a livello provinciale e del Vallo di Diano; Vaccaro e Pica sono soltanto i campanelli d’allarme. Il potere rimane potere se è capace di rinnovarsi, e questo De Luca (contrariamente a Carmelo Conte e Paolo Del Mese) lo sa fare benissimo.
direttore: Aldo Bianchini
Le tue analisi sono interessanti.Consentimi di chiedermi a voce alta che sara’ successo qualcosa d’altro tra De Luca /Pica e Vaccaro.Qualcosa che sfugge. i due amici hanno avuto sempre la stima di De Luca sul piano personale ed hanno beneficiato del suo aiuto per incarichi importanti.Non voglio pensare che dalla parte del torto ci sia ,solo De Luca.