VALLO di DIANO – Se un giornalista non ha il coraggio di scrivere che le scelte per le primarie di collegio del PD nel Vallo di Diano non sono il meglio di quanto la piazza possa offrire è tempo di cambiare mestiere e fare qualcosa d’altro nella vita. Il timore di irretire o semplicemente di infastidire gli “unti dal Signore” bloccano moltissime penne, purtroppo. Scrivere che Attilio Romano di Casalbuono e Claudine Rousseau di Polla non rappresentano il meglio del meglio che un territorio come il Vallo di Diano può offrire per una rappresentanza nella politica nazionale sarebbe come sparare sulla croce rossa. Ovviamente con questo non mi permetto di mettere in discussione le qualità che i due pur posseggono, essere stati proiettati nel gotha della politica provinciale qualcosa significa, ma non basta (a mio sindacabile avviso !!) essere sindaco di un piccolo paese o responsabile di una cellula locale del partito per poter essere candidabile e candidato. Ci vuole ben altro, senza nulla togliere alle sacrosante aspirazioni di natura personale. Bisogna, però, riconoscere che i due prescelti non rappresentano certamente il nuovo del Vallo di Diano, anzi. E’ anche vero che i due sono destinati al massacro (come ho scritto l’altro giorno) nella guerra per il posizionamento utile in lista ma è altrettanto vero che entrambi si sono buttati nella mischia per spirito di servizio e nient’altro, forse. A meno di promesse di incarichi post-elettorali che al momento non è dato di conoscere. Resta il fatto che l’intero territorio valdianese perderà un’altra buona occasione, l’ennesima, per avere un suo rappresentante in uno dei due rami del Parlamento nazionale. C’è stata una battaglia senza esclusione di colpi tra i cosiddetti “grandi elettori” del PD su tutto il territorio. Adesso capisco il perché dello sbigottimento suscitato dal mio articolo del 26 ottobre scorso quando rivelai che c’era stata una riunione segreta a Salerno (15 ottobre) e che alla stessa erano stati invitati soltanto tre personaggi del Vallo: Attilio Romano, Vittorio Esposito e Michele Giffoni, un numero troppo esiguo rispetto alla folla di sindaci, presidenti, consiglieri di amministrazione che il PD schiera nel Vallo di Diano. Adesso capisco perché domenica 30 ottobre i miei due amici A.R. e A.G., incontrati casualmente in un bar di Silla, evidenziarono segnali di irrequietezza per quanto da me rivelato e per le persone invitate a quella riunione segreta che doveva preparare la nomina del coordinatore zonale del PD, nomina poi fatta slittare sine-die nel corso della riunione del 5 novembre 2012. Ecco tutto questo dà la giusta dimensione di quanto sia divisa e contrapposta la classe politica del Vallo che ormai è datata ed andrebbe tutta intera rottamata, compresi i due scelti per la candidatura per le primarie di collegio e che al momento rappresentano soltanto il coperchio di una pentola a pressione che rischia di scoppiare sotto i colpi delle violenti polemiche e delle insanabili divisioni. Forse, ma è un mio pensiero personale, l’unico militante veramente serio e sereno è quel Michele Giffoni di Sanza che, pur non vantando un curriculum eccezionale, ha dalla sua una solida fedeltà nei riguardi del partito da cui <<probabilmente>> non ha mai avuto niente e non vuole niente. Ebbene, nei panni di Vincenzo De Luca, avrei scelto proprio lui e solo lui ed avrei messo alla gogna tutti gli altri grandi e piccolo elettori. Avrei fatto, cioè, una scelta di militanza politica e non di potere, di incarichi, di convenzioni e di prebende. Per rottamare e per rinnovare bisogna avere questo coraggio a tutti i livelli, coraggio che al momento non ha neppure il padre-padrone del PD salernitano. Comunque, affidiamoci alle urne, vedremo oggi come andrà a finire; ma se le premesse sono queste non c’è da aspettarsi niente di buono. Non vorrei leggere i risultati di sempre con una messe di voti in favore dei soliti nomi: Alfonso Andria, Tino Iannuzzi, Simone Valiante, ecc.ecc. con a ruota i due sacrificati; le rivoluzioni appartengono ad altri comparti.
direttore: Aldo Bianchini