Antonio Citera
SALA CONSILNA – Partono i ricorsi al TAR voluti dall’OUA per opporsi ai decreti di riforma della geografia giudiziaria che hanno scippato il territorio nazionale di quasi 1000 uffici giudiziari. Il primo ricorso è stato presentato al TAR della Sardegna. Nella lista dei tribunali che si opporranno, compare anche Sala Consilina. Un vero e proprio comitato di azione quello costituitosi per far fronte alla decisione del Governo Centrale di chiudere buona parte dei tribunali Italiani per il contenimento di una spesa pubblica che sta penalizzando sempre più i cittadini che si vedono depauperati anche e soprattutto dei diritti primari e fondamentali. L’OUA (organismo unitario avvocatura) con il suo presidente Maurizio De Tilla, annuncia una serie di ricorsi da nord a sud dello stivale. Il primo ricorso già effettuato in data 22 ottobre al TAR della Sardegna per contestare la chiusura dei presidi di Tempio Pausania e Olbia, sarà discusso nel merito il 23 gennaio prossimo, dopo che lo stesso TAR con ordinanza numero 351 del 31 ottobre scorso, ha rigettato la richiesta di sospensiva della legge che sopprime le sezioni staccate dei Tribunali in Italia, fra cui Olbia e La Maddalena, presentata dagli avvocati e dall’amministrazione di Olbia. Nel ricorso, si contesta, tra le altre cose, l’inserimento in sede di conversione del decreto legge n. 138 del 2011 avente ad oggetto la stabilità finanziaria, di una norma eterogenea per la quale non sussistono né potevano essere invocati gli stessi requisiti di “necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione. Inoltre, lamentano i ricorrenti, contenendo il provvedimento una delega legislativa, questa andava adottata per le vie ordinarie. Altri ricorsi sono già stati protocollati, è il caso di Imola e Porretta Terme al TAR Emilia Romagna, e Pisticci a quello della Basilicata. Pronto anche il ricorso per il tribunale di Sala Consilina (accorpato come noto al tribunale di Lagonegro), Orvieto, Sant’Angelo dei Lombardi, Ariano Irpino, Montepulciano, Mistretta, Nicosia, Pinerolo, Lucera, Melfi, Camerino e poi nel Lazio e in tutte le Regioni». «Se l’obiettivo è risparmiare, questa è la strada sbagliata –afferma de Tilla – oltretutto usando uno strumento normativo con un iter costellato di evidenti profili di illegittimità. Tra questi, per citarne uno, l’introduzione della nuova normativa nella legge di conversione di un decreto legge il cui oggetto è totalmente estraneo alla materia della revisione della geografia giudiziaria. Ci rivolgiamo al Governo poiché apra subito un confronto per rivedere scelte incostituzionali e sbagliate che producono risparmi inesistenti rispetto ai costi diretti e indiretti (sui cittadini, sulle imprese, per lo sperpero di denaro pubblico per strutture appena costruite o ristrutturate) derivanti dalla chiusura di ben 1000 uffici giudiziari su 1400. E’ come sopprimere due ospedali su tre su tutto il territorio nazionale». Continua senza sosta dunque la flebile quanto nulla speranza di salvare presidio salese , una decisione quella del Governo voluta e studiata seguendo precisi meccanismi di interesse politico in primis, giustificata con la necessità di una spending review che non esiste . Un ennesimo scippo ad un territorio lasciato solo ed abbandonato proprio da chi doveva sollevarne le sorti. Una politica assente, collusa con gli interessi delle poltrone, che non ha saputo o per meglio dire voluto combattere per salvare il tribunale.