SALERNO – Credo che tutti seguono, in questi giorni, lo scandalo vergognoso della Regione Lazio. Credo altrettanto fermamente che tutti condannano quanto accaduto nel Lazio e quanto, si pensa, sia accaduto e accade anche in gran parte delle altre Regioni. Nessuno, però, pensa che quei personaggi politici di bassa lega li abbiamo mandati noi, con i nostri voti, in quei posti; nessuno fa un intimo e sereno esame di coscienza sulle responsabilità intrinseche che tutti abbiamo. Non voglio assolvere la politica e condannare l’elettore, per carità me ne guarderei bene, ma quando si butta la croce addosso agli altri sarebbe opportuno verificare prima le proprie responsabilità. Prima e dopo ogni elezione c’è una corsa affannosa, inquietante, dissennata alla caccia di questo o di quel candidato per assicurarsi “un posto al sole” nell’immaginario del politichese più squallido. La caccia alla convenzione, all’incarico, alla precarietà di una commissione, alla presidenza di un ente anche non economico, alla poltrona o poltroncina di un CdA (qualunque esso sia), alla nomina in genere, purchè sia politica con ricaduta economica di vantaggio; tutto questo è l’apparato che si muove intorno a chiunque decide anche soltanto di respirare l’aria di una candidatura. Mi viene da ridere quando sento che tal dei tali ha accettato la nomina senza compenso come se lo facesse per la gente; niente affatto, quella nomina consentirà di curare un proprio e ben protetto orticello di potere; ecco perché alla fine il sistema scoppia. L’antipolitica non è immaginaria o frutto di movimenti spontanei, nella nostra società non c’è niente di spontaneo, almeno io non ci credo più. L’antipolitica è l’origine stessa della politica corrotta e scaduta a livelli di “basso impero”. Ecco perché intorno a determinati personaggi politici, di destra e di sinistra, nascono e crescono apparati organizzativi che sono il frutto di compromessi e di reciproche corruttele. E di che cosa ci meravigliamo, siamo noi che abbiamo voluto questo sistema che puntualmente foraggiamo con il nostro consenso. Nessuno è riuscito a porre rimedio, neanche il cosiddetto governo dei tecnici bocconiani. Il virus è annidato nel profondo dell’animo di ognuno di noi. Avere però la faccia tosta di presentarsi sui grandi network televisivi del Paese (come ha fatto Angelino Alfano negli ultimi giorni) per dire che Renata Polverini ha avuto un atteggiamento dignitoso nel rassegnare le dimissioni è sinceramente troppo; anche perchè sembra che non si sia dimessa affatto, almeno fino a qualche ora fa. Vorrei dire ad Alfano che la Polverini ha avuto una grande occasione, forse l’ultima per la politica seria: doveva dimettersi subito, senza tentennamenti, il giorno stesso della scandalo. Non l’ha fatto ed è stata travolta; non l’ha fatto ed ha dato la possibilità al PD, al PdL, all’UDC ed anche a chi non la sosteneva di parlare, di inveire, di proporre nuovi compromessi, insomma di fare antipolitica. Ed è caduta miseramente; non ha mandato via lei gli altri, è lei che è stata cacciata dagli altri tutti; anzi alla fine nessuno è andato via, neppure i consiglieri di opposizione; tutti si stanno schierando con l’insana speranza di conquistare nuove posizioni di potere. Altro che donna di ferro, si è dimostrata una pappamolla disponibile ad ogni compromesso pur di salvare la sua poltrona. E abbiamo avuto l’immagine di quella che oggi è la politica a tutti i livelli. La stessa cosa accade nella regione Campania, nella Provincia di Salerno, nel comune capoluogo e in tutti gli altri comuni del territorio provinciale. E’ uno squallore totale, per un semplice scranno comunale (anche nel più piccolo e sperduto comune salernitano) è battaglia all’ultimo sangue e in tanti sono disposti anche a passare sul cadavere della mamma pur di raggiungere l’obiettivo desiderato. L’annunciata legge contro la corruzione non serve a niente se non si trova la forza di azzerare tutte le leggi e leggine che favoriscono il compromesso e la corruzione a tutti i livelli. E’ vero che al peggio non c’è mai fine, ma gli uomini di buon senso di questo Paese dovrebbero ribellarsi e ribaltare questo stato di cose, dal comitato di quartiere fino al governo nazionale.
direttore: Aldo Bianchini