Aldo Bianchini
POLLICA – Per il barbaro delitto di Angelo Vassallo, già passato alla storia come “il sindaco pescatore” quasi come se ci trovassimo nella mitologica antica Grecia e non nel Cilento in un’epoca moderna, c’è una sola certezza: ricercare la verità, quella possibile ovviamente. Al di là di questa certezza c’è soltanto il buio incredibile di una realtà e di un’inchiesta assolutamente fuori dai tempi, nonostante le promesse stupidamente fatte dagli investigatori, dai parenti, dagli amici e dai semplici cittadini. Non voglio, qui, ripetere tutto quanto ho già raccontato nelle precedenti undici puntate di questa storia che evidenzia buchi neri come voragini. Dario Vassallo, il fratello di Angelo, giustamente e convintamente continua a battagliare per arrivare alla verità. Capisco che può dargli fastidio l’ipotesi del “delitto passionale” che circola nel Cilento e sulla rete, ma se uno vuole arrivare ad ogni costo alla verità non può e non deve trascurare nessuna ipotesi, anche quella del delitto passionale. In ciò non ci vedo niente di strano e niente che possa offuscare la memoria e l’azione che Angelo Vassallo conduceva da anni all’interno ed all’esterno del suo partito a costo di farsi additare come “il disturbatore” di un sistema di potere fortemente consolidato e radicato sul territorio. Il prezzo della verità è ben altro, gentile Dario Vassallo, non contano le 111mila persone che hanno cliccato sulla pagina FB nel giorno del 2° anniversario del delitto, ancora meno contano i 35 sindaci che altro non fanno se non chiacchiere. Anche la stessa posizione del sindaco di San Mauro, Giuseppe Cilento, mi appare tardiva e scontata quando afferma che all’inizio delle indagini “si è perso tempo a scavare nella vita privata di Angelo senza cercare una verità che, invece, gli era intorno. Quella della camorra, della penetrazione nel territorio della malavita organizzata”. Affermazioni che lasciano il tempo che trovano, per non dire banali e poco efficaci dal punto di vista delle indagini. Cosa vuol dire “la penetrazione nel territorio della camorra” se poi chi lo dice non porta argomenti, documenti e prove di tale affermazione. Tutti siamo in grado dire che “la camorra penetra nel territorio”, e poi ? Il nulla assoluto. Così come mi sembra da semplice e propagandistico amarcord la nuova riunione dei 35 sindaci del territorio programmata per il prossimo mese di dicembre. Sul quotidiano “Metropolis” di martedì 25 settembre, ho letto che “i sindaci questa volta si riuniranno per discutere delle indagini sulla morte del sindaco pescatore”; e con quale autorità ? Chiacchiere, sempre e solo chiacchiere. Oltretutto alcuni di quei 35 sindaci dovrebbero riflettere molto attentamente sulle loro rispettive posizioni di indagati (per altre vicende, ovviamente!!) prima di andare in un’assisi e permettersi di “discutere delle indagini” condotte probabilmente da chi indaga su loro stessi. Autotrasformarsi da indagati in censori il passo mi sembra davvero alquanto esagerato e fuori dalla grazia di Dio. Ecco, alla luce di questa notizia, io un consiglio avrei da darlo a Dario Vassallo che mi appare ingenuamente fuori dalla mischia: “prima di dicembre facesse una serena valutazione della qualità dei sindaci da invitare e facesse rimanere a casa chi non merita neppure di pronunciare il nome del fratello”. Alla prossima.
LA PENETRAZIONE DELLA CAMORRA O UN’ALTRA PENETRAZIONE? sEMPRE PENETRAZIONE è!