Aldo Bianchini
SALERNO – <<Su queste spiagge, teatro dello sbarco di Salerno, sorse l’opera “Ragazzi Nostri” per sanare le ferite della guerra offrendo aiuto e formazione ai ragazzi affidata alle piccole operaie dei Sacri Cuori. Negli anni ’50 si pose mano alla costruzione guidata da mons. Giuseppe Crea dell’imponente complesso con annessa spiaggia di proprietà della Diocesi. Restaurato nel 2005 col contributo della regione Campania conservandone l’originaria destinazione sociale e caritativa si aprì ad accogliere famiglie gruppi associazioni. A mons. Demetrio Moscato, arcivescovo primate di Salerno ispiratore e realizzatore, l’Arcidiocesi a quarant’anni dal pio transito riconoscente pose. Lì, 19 marzo 2010>>. Questa la iscrizione scolpita nella pietra del monumento dedicato a Mons. Demetrio Moscato, arcivescovo metropolita di Salerno/Campagna/Acerno dal 22 gennaio 1945 al 22 ottobre 1968, monumento fortemente voluto da Mons. Gerardo Pierro (già arcivescovo di Salerno dal 4 luglio 1992 al 10 giugno 2010) a ricordo del presule che aveva pensato e realizzato il Villaggio San Giuseppe sulle macerie della guerra e su quello che rimaneva delle baracche di metallo lasciate dagli alleati e nelle quali venivano stivati ed ospitati i ragazzi bisognosi. Un monumento che per mons. Pierro ha rappresentato una vera testimonianza di affettuosa e disciplinata devozione verso l’uomo (prima ancora che Vescovo) che lo aveva ordinato sacerdote nella fredda mattina del 21 dicembre 1957 nel Duomo di Salerno. Una testimonianza in ricordo del “suo vescovo” pensata e voluta in un momento drammatico per la vita sacerdotale e personale dell’arcivescovo Pierro. Siamo agli inizi del 2010 e Pierro ha già inviato, direttamente a Papa Benedetto XVI, la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi. Su di lui incombe la fosca previsione di un imminente “rinvio a giudizio” che puntuale arriva nel successivo mese mariano di maggio. Pochi giorni dopo il rinvio a giudizio conclamato il Santo Padre accetta la rinuncia di Pierro e nomina il suo successore nella persona di Luigi Moretti, è il 10 giugno 2010. Ma rifacciamo un piccolo passo indietro. E’ la mattina del 19 marzo 2010, non a caso il giorno di San Giuseppe, quando il monumento dedicato a mons. Demetrio Moscato viene inaugurato alla presenza di tutte le Autorità cittadine. Si racconta che appena qualche ora dopo la sobria inaugurazione un attento messaggero sia “volato” alla volta della Procura della Repubblica di Salerno per rapportare i momenti dell’inaugurazione. Sul tavolo del pm Roberto Penna (è sempre un racconto !!) arriva anche la dedica incisa nella pietra del monumento dedicato a mons. Moscato. Sembra che il pm sia rimasto perplesso e che abbia letto e riletto la trascrizione fedele della dedica senza muovere neppure un muscolo facciale. Qualche giorno dopo qualcuno gli dirà che quella è la storia, la vera storia, del Villaggio San Giuseppe e di tutto quanto allo stesso annesso e realizzato nei decenni successivi. Insomma quasi come a dirgli che l’opera originale e le sue successive modificazioni sono sempre e soltanto servite per l’accoglienza dei più indigenti, altro che albergo a quattro stelle. Nell’animo del PM, però, rode ancora il contenuto di una intercettazione telefonica (forse non trasferita negli atti processuali!!) tra l’arcivescovo Pierro ed un suo tecnico-consigliere dalla quale verrebbe fuori un giudizio molto netto sull’operato del pubblico ministero. Ma non c’è più tempo per pensare o ripensare, ormai il dado è tratto e in capo a due mesi arriva il rinvio a giudizio per l’arcivescovo Pierro, per don Comincio ed altri. Il Villaggio era stato voluto fermamente da mons. Moscato che prudentemente aveva anche acquistato gli spazi di spiaggia annessi alle baracche di metallo lasciate dagli alleati alla fine del secondo conflitto mondiale dopo lo sbarco di Salerno. Caso unico in Italia, l’arcidiocesi si trova a gestire una proprietà immensa che per ragioni ormai relegate nella notte dei tempi era stata addirittura sdemanializzata. Da qui nasce il sogno di mons. Demetrio Moscato che diventa realtà grazie all’impegno indefettibile di mons. Giuseppe Crea (sacerdote fedelissimo a Moscato) al quale, dal 1965, lo stesso Moscato affianca l’astro nascente della Curia, don Comincio Lanzara. Il resto è storia dei nostri giorni, fino all’inaugurazione del monumento voluto da Pierro in ricordo di Moscato. Una inaugurazione che in Procura non viene digerita, viene anzi presa come un affronto. Come a dire che la Curia intende contrapporre al fantomatico castello accusatorio della Procura la storia reale di quella splendida realtà caritatevole; almeno così si sussurra negli ambienti bene informati. Un bene della Chiesa, il sogno di un sant’uomo, che rischia di finire nelle mani di gelidi speculatori se non addirittura di scatenati avventurieri. Alla prossima.
Esagerato!! Allora Pierro e Lanzara SANTI SUBITO! Ma le risulta che alcune insegnanti del villaggio hanno denunciato all’inps di percepire uno stipendio diverso da quello in busta paga? le risulta che la nipote del vescovo Pierro insegni lì? Le risulta che parte degli alimenti acquistati dalla struttura provenissero dal Banco Alimentare di Caserta ed invece fossero fatturati come regolarmente acquistati?
Caro direttore è scaduto nel ridicolo con questa difesa a spada tratta dell’astro nascente (IL Gatto) ed il vescovo devoto (La Volpe). Ma veramente crede che i salernitani non sappiano la verità? Non ha mai risposto sul quesito che più volte le è stato posto. Quale scopo pastorale o diocesano ha affidare gratis in eterno il villaggio ad un’associazione di laici che nulla ha a vedere con la diocesi? I ricavi del villaggio sarebbero andati all’associazione, le pare? Cui prodest? Questi gli atti giuridici depositati ovunque. I fattarelli squallidi da lei raccontati rendono la storia molto ridicola. Ma comunque per dovere di cronaca dia una spiegazione a tutto questo, lei che ci tiene alla VERITA’.