Cava-Pregiato: quale ufficio postale !!

Al.Bi.

La nostra redazione è stata inondata di telefonate e commenti sulle condizioni di disagio dell’ufficio postale della frazione Pregiato di Cava de’ Tirreni

 

Un grande esperto internazionale in materia di “igiene e prevenzione sui luoghi di lavoro” debitamente contattato da una Commissione Bicamerale, attivata qualche anno fa dal Ministero del Lavoro e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, redasse una relazione conclusiva del suo lavoro semplicemente sconvolgente. In pratica l’esperto, di nazionalità tedesca, sostenne che nel nostro Paese la legge 626/94 (quella sulla sicurezza del lavoro) non sarebbe mai stata applicata interamente in quanto il patrimonio urbanistico pubblico italiano è quasi tutto fatiscente e non adeguabile alle direttive europee dalle quali scaturì il famoso decreto legislativo del ’94. All’epoca della relazione io ero ancora un “addetto ai lavori” quale ispettore di vigilanza dell’Inail e ricordo che gli echi della relazione furono subito seppelliti sotto la cenere ministeriale. Giustamente, secondo me, altrimenti bisognava dichiarare all’Europa intera che non potevamo (e non possiamo) attuare una legge che noi stessi in sede comunitaria avevamo voluto e sospinto verso l’approvazione. Una cosa, però, è la relazione tedesca, altra cosa sono quei piccoli necessari interventi che ogni ente dovrebbe mettere in atto senza indugio, soprattutto per gli uffici a grande frequentazione di pubblico, come può essere un ufficio postale in pieno centro cittadino. L’allusione l’avete letta nel titolo, parlo dell’ufficio postale di Pregiato di Cava de’ Tirreni. Definirlo “ufficio pubblico” è mera utopia. Un solo stanzone diviso a metà da una vetrata. Da un lato gli impiegati, dall’altro il pubblico. Non esiste un’uscita di sicurezza, né per il pubblico e né per gli impiegati che in caso di pericolo si troverebbero come dei topi in gabbia. Difatti per passare da una parte dall’altra dello stanzone si deve utilizzare la porta ad apertura comandata che si utilizza per passare i pacchi da spedire. Esiste, in verità, anche una piccola porticina che sembra più una forca caudina che un passaggio sicuro. Anche la porta di entrata è contro tutte le norme di sicurezza in quanto non è antipanico. Che dire poi dell’accesso per i diversamente abili, lo scivolo è solo una lontana chimera. Anche l’illuminazione e l’areazione difettano in modo vistoso e percepibile a pelle. Gli utenti si dimenano, protestano anche verbalmente, ma più di tanto non possono fare. Il nostro appello è rivolto alla direttrice provinciale delle Poste che, negli ultimi tempi, ha dimostrato almeno pubblicamente molta sensibilità in questo senso. Insomma se non si interviene è un ufficio da chiudere. I NAS non devono soltanto agire contro l’imprenditoria privata, sarebbe auspicabile anche la loro attenzione verso il pubblico, ma la cosa non sarà certamente molto agevole.

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