Aldo Bianchini
Subito nella mischia il giovane Simone Valiante, figlio d’arte. Per lui nessuna abolizione. Altro che “Città Vallo”.
In un certo senso lo avevo già annunciato nel primo articolo di questa serie dedicata ai Piccoli Comuni da abolire. Puntuale è arrivata la conferma e sullo scenario del dibattito si è lanciato a testa bassa, senza rifletterci più di tanto, il più giovane della “Valiante dynasty” ovvero il consigliere provinciale Simone Valiante. Entra a gamba tesa e, purtroppo, lo fa a mio avviso nel peggiore dei modi. Ma andiamo con ordine. L’affermazione più eclatante è stata quella che pressappoco recita così: “Decidano i territori e si diano incentivi a chi si mette insieme”. Questo dovrebbe avvenire attraverso una prima conferenza il 26 e poi a Milano il 29 di agosto con la riunione delle rappresentanze di tutti i piccoli comuni d’Italia. Vorrei sommessamente ricordare al giovane Valiante che fino al livello regionale sono soltanto chiacchiere e che le riunioni del 26 e del 29 agosto non sono altro che un modo di fare chiacchiere e perdere tempo. La politica inizia soltanto nei consessi in cui c’è la possibilità di legiferare e, secondo l’attuale ordinamento, comincia dalla Regione. Continuare a far finta di cavalcare la democrazia con la scusa di dare ai territori la possibilità di scegliere e di aggregarsi non si fa altro che perdere tempo da un lato e guadagnare tempo dall’altro, per poter meglio scegliere come impacchettare, ridistribuire, ritagliare, e gestire nuove fette di potere che comunque anche il decreto governativo (nel solco della migliore tradizione italica!!) già propone. Questa è, gentile Simone, la più vecchia, retrograda e becera politica che io conosca. Mi rendo conto che la giovane età di Simone non gli consente di ricordare che una trentina di anni fa lungimiranti politici socialisti predisposero un ambizioso piano di aggregazione dei 19 piccoli comuni del Vallo di Diano sotto l’unica bandiera della Città Vallo. Della cosa si interessò anche il grande urbanista Paolo Portoghesi. Il tutto finì nelle secche regionali. Dieci anni fa Carmelo Bufano (che conosce la politica!!) raccolse oltre cinquemila firme per richiedere una legge di iniziativa popolare; in quell’elenco non risulta nessuna firma dei sindaci del Vallo che a chiacchiere, però, si sono sempre dimostrati favorevoli. Quella richiesta di legge di iniziativa popolare dorme nei segreti cassetti della Regione Campania, Valiante padre lo sa, ma nessuno fino ad oggi ha fatto niente. Anche lo stesso governatore Caldoro, appositamente sollecitato qualche mese fa, non ha dato alcun segnale di risposta. Questo accade, gentile Simone Valiante, quando si vuole lasciare decidere ai territori. Semmai esistono degli interessi comuni sui territori, questi interessi vengono gestiti nella direzione di creare altri posti di potere e non nel verso di sopprimerne qualcuno. E questo avviene in tutti i settori, la Valiante Dynasty lo sa benissimo, anche in quello della sanità dove proprio i Valiante pur di dare scacco matto a De Luca a Salerno sono riusciti addirittura a mettersi d’accordo con Cirielli per la nomina del presidente e dei consiglieri della Conferenza dei Sindaci della Asl-Unica. Mi sarei aspettato dal giovane rampollo un atteggiamento meno antistorico e più progressista, una speranza caduta nei meandri oscuri del potere per il potere, anche quello senza apparenti prebende. Perché il potere è sempre il potere.