Aldo Bianchini
PIAGGINE (SA) – L‘ennesima presentazione pubblica del libro “Il sud al tempo degli italiani” (ed. Rubbettino) scritto da Carmelo Conte ha evidenziato, a mio giudizio, due aspetti assolutamente nuovi rispetto alle presentazioni precedenti. In primo luogo un Carmelo Conte diverso dalle altre occasioni, meno sicuro e incisivo, fortemente emozionato di trovarsi nella “sua Piaggine”, con la certezza che “nessuno è profeta in patria”. In secondo luogo un Carmelo Conte che lancia proclami come se stesse scrivendo le sue volontà testamentarie, di natura politica ovviamente. Questo versione inedita di Carmelo Conte mi ha lasciato perplesso, poi ho capito che molto probabilmente è stata l’emozione a giocargli un brutto scherzo. Ero, e sono, abituato da sempre al politico di razza in corsa e non all’ex politico in caduta libera, forse, irreversibile. Ma quella dell’altro giorno a Piaggine può essere stata soltanto una battuta d’arresto momentanea nell’attesa di riprendere con vigore le file del discorso e la via della battaglia politica. La visibile stanchezza e il caldo avranno, forse, inciso in maniera marcata sulla tempra dell’ex ministro per le aree urbane. Un passaggio, in particolare, mi ha colpito del suo intervento: “I meridionali fin dal 1861 sono stati sempre ospiti al tavolo delle decisioni di governo, eccezion fatta per il periodo compreso tra gli anni ’70 e ’90 con la crescita di una generazione politica molto importante e produttiva”. Poi con voce rotta dalla commozione ha aggiunto e concluso: “Quella generazione che ha consentito al figlio di un pastore, come me, di diventare ministro della Repubblica. Io non mi arrendo, Piaggine non deve arrendersi”. E’ questo il testamento politico dell’uomo del sud, figlio di un pastore, diventato ministro. Un testamento tutto rivolto ai giovani, nel ricordo di quei giovani degli anni 60 che piano piano, partendo dal nulla di Piaggine ed affiancando sempre e comunque il loro leader naturale misero a segno obiettivi di assoluta grandezza invadendo i Palazzi Romani del potere. Da Piaggine al Ministero della Pubblica Istruzione, da Piaggine al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, da Piaggine al Ministero della Sanità, da Piaggine al Ministero della Difesa, da Piaggine al Ministero dei Lavori Pubblici, da Piaggine al Ministero dell’Interno, e questo solo per ricordare alcune delle mete conquistate dai “figli dei pastori di Piaggine”, alla stregua dei “figli delle chiancarelle” di Salerno. Sulla scia degli incalzanti successi elettorali e politici di Carmelo Conte tutta la zona della Valle del Calore (da Piaggine a Sacco, da Roscigno ad Aquara, da Felitto a Laurino, da Roccadaspide a Castel San Lorenzo, solo per citare alcuni comuni !!) ne risentì con effetti assolutamente benefici e i risultati si videro anche nella città capoluogo di Salerno dove praticamente ci fu una occupazione sistematica di tutte le poltrone che contavano, dagli Enti di Previdenza agli Ospedali, dall’Ispettorato del Lavoro all’Arma dei Carabinieri, ecc. ecc. Sembrava che tutta la “intellighenzia” dell’epoca provenisse dalla Valle del Calore, e non per meriti indotti dalla politica ma esclusivamente per meriti individuali. Quella fu l’epoca in cui i piccoli e medi proprietari terrieri del Cilento, della Valle del Calore e del Vallo di Diano fecero scelte molto importanti impegnando i loro averi per mandare i figli a studiare stravolgendo tradizioni millenarie. In pratica investirono sul futuro invertendo la rotta tracciata dai loro antenati per proiettare le nuove generazioni verso un futuro più radioso. Un salto da meridionali nel futuro e nella globalizzazione, un’ottima intuizione preventiva. Insomma una sorta di rivoluzione socio-culturale ante-litteram che anticipò di molto la tanto agognata “azione meridionalista” contro lo strapotere del nord del Paese e del resto d’Europa. Ed il risultato fu quello che ho descritto e che vide la crescita di una generazione di giovani talenti. Nella fattispecie, quella di Piaggine era passata tutta per le aule della prestigiosa Scuola Media (oggi Istituto Comprensivo) dove un pool di docenti dal grosso spessore culturale forgiò le nuove generazioni. Con un colpo di coda anche negli anni ’90 quando gli studenti di quell’Istituto vinsero il premio nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro indetto dall’Inail. “Ecco tutto questo, purtroppo, è finito” ha detto tra le righe Carmelo Conte “E oggi un giovane figlio della terra di Piaggine forse non avrà più la possibilità di arrivare a Roma come ministro della Repubblica”. Questo, secondo me, il messaggio di natura politico-culturale che l’ex ministro ha inteso lanciare ai suoi conterranei, alla sua Piaggine; ed in questo ha dimostrato la validità della sua statura politica. L’incontro è stato organizzato ottimamente dalla BCC Monte Pruno di Roscigno e di Laurino nell’ambito dei festeggiamenti del 50° anniversario della sua storia. Il padrone di casa, il lungimirante Michele Albanese –direttore generale della BCC-, con l’aiuto del moderatore Andrea Manzi e del sindaco Vairo, ha gestito al meglio tutta la manifestazione conclusasi con un sobrio ma completo buffet. Per il resto gli altri relatori, tutti docenti universitari (Carmine Pinto, Donato Domini e Silvia Siniscalchi) non hanno aggiunto niente di nuovo all’esaustivo libro di Carmelo Conte. “Il sud al tempo degli italiani” rimane un documento storico-politico molto importante, dall’ unità a Berlusconi per un Paese a due velocità, scritto da un politico con il coraggio di uno storico.