SALERNO – Da noi era il 21 luglio, negli USA mancava poco alla mezzanotte del 20 luglio del 1969. Da noi erano le ore 4.55 del mattino quando l’allora praticamente quasi sconosciuto trentanovenne Neil Armstrong divenne il primo uomo a mettere il piede sulla Luna coronando il sogno dell’intera umanità. Qualche ora prima il mitico LEM (Lunar Esxursion Module), la navicella spaziale staccatasi dall’Apollo, aveva poggiato le sue lunghe leve sul suolo lunare. Si saprà poi che il grande artefice, dal punto di vista scientifico e pratico, di quell’allunaggio fu Michael Collins rimasto nell’Apollo a sorvegliare l’impresa, il valore e la gloria sia di Armstrong che di Edwin “Buzz” Aldrin che con Neil allunò in quel luglio caldissimo del 1969. Collins ritornò altre volte nello spazio per circumnavigare la Luna mentre altri scendevano sul nostro satellite, lui non ci andò mai ma per tutti è da sempre considerato il più grande astronauta di tutti i tempi. Ma ritorniamo ad Armstrong, il trentanovenne dell’Ohio, che quel giorno tenne l’intero pianeta con il fiato sospeso per ore e ore. Mentre scendeva con indicibile lentezza la scaletta del LEM le sue pulsazioni passarono dalle stazionarie 60-70 ad oltre 260 al minuto, una cosa da far scoppiare qualsiasi essere umano; si seppe anni dopo che i tecnici della NASA credevano che da un minuto all’altro il fisico di Armstrong potesse cedere e cadere giù per la scaletta. Fortunatamente non accadde e Neil Armstrong in pochi secondi divenne “uno degli eroi più grandi di tutti i tempi”, come ha detto il presidente Obama. Questa in sintesi la storia di quel giorno lontanissimo che io ho avuto il piacere di vivere in diretta radiofonica e televisiva. La sera del 20 luglio del 1969 poco dopo l’inizio della diretta radiofonica e televisiva partii in auto da Sassano (SA) diretto a Muro Lucano (PZ) dove prelevai mia madre per far ritorno a Salerno. Per tutta la durata del lungo viaggio ascoltai la radiocronaca che si collegava sia con Tito Stagno nello studio televisivo RAI di Roma che con Ruggiero Orlando, corrispondente da New York. Giunto a casa a Salerno dopo la mezzanotte mi incollai al televisore, rigorosamente in bianco e nero, per seguire fino al mattino la telecronaca di Stagno con collegamenti dagli USA di Orlando. Fu quello uno spettacolo nello spettacolo, quasi un reality come quelli dei tempi moderni. Non solo il piede di Neil sulla Luna ma anche la battute sarcastiche tra i due telecronisti hanno fatto storia. Per la Rai fu la prima grande diretta non stop di oltre 25 ore che da allora non è stata mai più superata. L’avvenimento che ho avuto il privilegio di vivere comodamente seduto in poltrona è stato davvero “un piccolo passo di un uomo e un grande balzo per l’umanità”. Ero e sono appassionato di voli spaziali e per questa ragione sono convinto di aver vissuto in diretta un avvenimento unico che difficilmente potrà ripetersi in futuro. Impossibile, difatti, per l’uomo pensare di scendere su Marte (che è il pianeta più vicino a noi) se non viene radicalmente cambiata la tecnologia fin qui utilizzata. E’ assurdo pensare a voli spaziali della durata di anni se non si trovano nuovi sistemi per la trasmissione della materia attraverso la sua scomposizione e la sua ricomposizione. Negli anni successivi al 1969 sono state avanzate mille e mille considerazioni sia sull’effettiva realizzazione di quell’impresa che sulla necessità dei voli spaziali. Ognuno resta, ovviamente, della sua opinione. Io credo che senza i voli spaziali, quei voli spaziali, non ci sarebbe stato quel decollo travolgente della tecnologia che ha invaso tutti i campi portando benefici anche per le sue applicazioni nella medicina. Quarantatre anni fa l’uomo scendeva sulla Luna per spegnere definitivamente i miti che hanno accompagnato il nostro satellite per millenni, ma in quarantatre anni è stato garantito all’intera umanità il necessario sviluppo per il suo futuro.
direttore: Aldo Bianchini