Aldo Bianchini
PAGANI – Quando qualche settimana fa scrissi che il 16 luglio avevo visto in aula a Nocera Inferiore un PM (Vincenzo Montemurro !!) estremamente sicuro di se, fino al punto di lanciare all’indirizzo dell’imputato principe di Linea d’Ombra (Alberico Gambino) anche qualche frecciatina ironica riuscendo ad aggiudicarsi il match tecnico-giudiziario e mediatico, non scrissi delle idiozie. Gli idioti, quelli veri, sono venuti, però, subito allo scoperto lanciando su questo giornale dei commenti assurdi e ridicoli e che solo per un eccesso di democraticità vennero pubblicati. Non sono stato avvicinato da nessuno, non sono stato pagato da nessuno, non sono schierato con nessuno ma scrivo semplicemente quello che vedo o che avverto. In pratica mi attengo ai fatti sulla scorta di una esperienza di cronaca giudiziaria quasi trentennale. I fatti mi hanno dato ragione. Il caso giudiziario relativo al “Sistema Pagani” (come avevo ampiamente previsto e scritto!!) si è talmente complicato, tanto da chiudersi ad ogni facile lettura. Si tratta è vero di un “impianto accusatorio” che fa acqua da tutte le parti ma, ricordatelo tutti, è un impianto che fa presa sull’immaginario collettivo perché contiene tutte quelle cose che soltanto perché verosimili vengono somatizzate come vere, al di là di ogni sentenza e di ogni giudizio sommario. Su questo aspetto la Procura di Salerno ha lavorato benissimo, altro che storie. Per dovere di cronaca, che è già storia, va detto che la Procura mentre portava avanti stancamente in aula il processo Linea d’Ombra, tanto da far pensare ad una rapida soluzione innocentista, preparava con cura le contromosse arrivando a proiettare direttamente sul processo in corso altre figure non meno importanti di quelle già colpite da mandati di cattura che reggono nella loro sostanza a più di un anno dalla loro emissione. Tra le figure importanti ci sono l’ex segretaria generale ed ex direttrice generale Ivana Perongini e le due/tre novelle bond-girl Anna Rosa Sessa e Rossella Campitiello, rispettivamente portavoce e moglie di Alberico Gambino. C’è un’altra figura, non meno importante, che è l’avvocato Amelia Albano, parte integrante dello studio dell’avv. Silverio Sica (uno dei più accreditati in campo penale) e difensore di Giovanni Barone. Di questo, però, parlerò nella prossima puntata di questa lunghissima telenovela. Con questo articolo mi preme mettere in evidenza il ruolo della Procura, attivo e intelligente, e quello dei collegi difensivi, lenti e poco incisivi. Ovviamente questa è una mia lettura personalissima e non vuole essere, come non è, un giudizio immodificabile. Se, però, provate a ripercorrere con me alcuni passaggi probabilmente arriverete alle mia stesse conclusioni. La Procura nell’allargamento delle indagini a carico delle figure prima citate ha dimostrato una perfetta dimestichezza delle norme del nuovo codice di procedura penale che prevedono anche le “investigazioni difensive” (un’arma per le difese più che per le Procure!!) quasi come a volersi tutelare preventivamente da incidenti di percorso o da capovolgimenti processuali sfavorevoli per gli inquirenti. Infatti ha prevenuto qualsiasi tentativo di investigazioni difensive che semmai gli avvocati potevano mettere in essere ed ha impietosamente trasformato quelle figure in persone sottoposte ad indagini di natura penale. Le difese, a mio avviso, sono state prese in contropiede, tanto da apparire quasi ferme al palo senza possibilità di mettere in piedi contromosse valide. Basta pensare all’avvocato Albano, immischiata tra le bond-girl, per capire che la Procura è entrata addirittura negli studi legali più accorsati dell’intera provincia di Salerno, e questo è un fatto molto increscioso oltre che un momento di assoluta tensione tra pubblica accusa e collegi difensivi. E poi c’è l’ultima chicca. Dal cilindro delle sorprese (che tanto sorpresa non è perché fin dal 7 giugno 2012 era stata anticipata da La Città) è venuto fuori il nome tanto atteso di Edmondo Cirielli, e qui davvero i difensori degli imputati e degli indagati di “Linea d’Ombra” devono sudare le fatidiche sette camicie per tirar fuori dai guai i loro assistiti. Come nello schema classico che mi appartiene, anche questa volta la dico tutta: i collegi difensivi, almeno fino ad oggi, mi hanno deluso. La stessa cosa non posso dire per la pubblica accusa. Alla prossima.