Alfonso D’alessio
Il recente attentato contro turisti dello Stato di Israele fa correre veloce il pensiero all’antisemitismo e alle vittime della Shoah. Per non dimenticare poi i crimini del nazismo, ma pure l’orrore che si prova quando si studiano i Gulag, acronimo di “direzione principale dei campi di lavoro correttivi” nei quali sono morti milioni di russi, genocidi nei vicini Balcani, guerre etniche in africa. Tutte realtà che pongono una domanda: ma perché? Come mai l’uomo desideroso di amare e sentirsi amato è capace di tali crimini verso suoi simili? Per non parlare poi della mancanza di rispetto nei confronti della natura e del regno animale, quando l’irrazionale prevale e lo fa illudere di poter dominare forze di cui egli stesso è una piccola componente. Cosa permette la confusione della scala valoriale delle cose per cui, o si maltratta l’animale oppure in nome della difesa di questi si maltrattano gli uomini? In questo modo l’animalista che lodevolmente si batte contro il sopruso, diventa lo stesso che guarda con impassibilità l’azzeramento di un bimbo a cui si toglie la vita con l’aborto. La risposta è semplice e per certi versi tanto scontata quanto avversata nella presa di coscienza collettiva. E’ il peccato! La rottura cioè di quel rapporto equilibrato che il Signore aveva impresso nel creato e il rifiuto, da parte dell’uomo, di riconoscere il limite rispetto al Creatore. Un rifiuto che si traduce praticamente nella drammatica e auto lesiva azione di respingimento dell’amore che Dio, anche oggi, continua in abbondanza a testimoniare concretamente. L’invito del serpente ad Adamo ed Eva di mangiare il frutto proibito, perché questo avrebbe assicurato loro di diventare come Dio, risuona attualissimo pure oggi. E i frutti di tale scellerata illusione? Sono quotidianamente sotto i nostri occhi! Solo che, probabilmente per orgoglio eccessivo anch’esso frutto della caduta, ci ostiniamo a non collegarli con la causa. Tale ottenebramento è condizione dilagante. Ma questa non è la situazione definitiva nella quale fatalmente deve versare l’uomo! L’amore di Dio è più forte dell’ostinazione umana, vince il peccato e restituisce la speranza destinata a trasformarsi in certezza, che saremo “risanati” dalle ferite del tradimento. L’unità, le discriminazioni bandite e l’abbattimento dell’avvilimento saranno i segni della ritrovata integrità. A noi metterci l’impegno.