Alfonso D’Alessio
I cambiamenti di stile, quelli che si vuole incidano davvero sul pensiero e il vissuto quotidiano, sovente passano senza che provochino clamore e volutamente sotto tono. Sarà per paura della reazione e della presa di coscienza? E’ il caso della novità introdotta da facebook, che tra le opzioni contemplate quando si crea il proprio profilo, offre la possibilità di scegliere “married” per indicare allo stesso modo la posizione di “sposati”, sia per una coppia eterosessuale che per quella composta da persone del medesimo sesso. Già è passata senza incontrare ostacoli in nessun ambito l’uso di parlare di “genere” piuttosto che di sessualità. Se da una parte si stanno faticosamente chiarendo i confini della coppia di fatto, quando si parla di matrimonio il rischio confusione resta in agguato più che mai. Si è consapevoli che dal punto di vista strettamente civilistico il matrimonio è un contratto, certo speciale e teoricamente tutelato dallo stato. Si è altrettanto consci che per la chiesa è un Sacramento fondato sull’unione tra uomo e donna che scelgono la vita in comune come via per la santità e come possibilità di partecipare all’opera creatrice di Dio. Risulta dunque oggettivo che queste due strade non potranno mai incontrarsi, almeno in questi termini, per il semplice dato che la comunità civile sembra sempre meno interessata alla realizzazione completa dell’uomo, in nome di una mal compresa laicità. Fatto salvo e difeso il “no” all’omofobia, è allora opportuno chiedersi quale sia il modello di comunità familiare fondata sul matrimonio che lo stato intende proporre. Quesito retorico? Forse più che accademico, oggi appare ingenuo. Ma è certo che le idee non sono chiare, e facebook lo registra in modo evidente. Del resto, i frutti della navigazione apparentemente a vista su questi temi, sono sotto gli occhi di tutti, e rappresentano la migliore difesa dell’istituto del matrimonio fondato sul Sacramento. Ne deriverebbe ai cosiddetti laici di riflettere onestamente, e a noi cattolici di essere più attenti e reattivi a metamorfosi silenziose ma che presto grideranno per lo sconquasso di cui sono portatrici. Difendiamo il termine “sposati”, e cerchiamo di chiamare le cose con il nome proprio.