Corte di Cassazione: stop alla trasformazione dei contratti dei precari a tempo indeterminato

Marco Bencivenga

Con sentenza n° 10127 del 20 giugno 2012,  la Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta  di un docente precario  per la trasformazione del suo contratto di lavoro , da tempo determinato a tempo indeterminato. Si tratta di una vera e propria batosta, dal momento che è stato negato, in via sostitutiva, anche il risarcimento dei danni, ottenuto dal ricorrente in primo grado,  per l’ abusiva reiterazione dei contratti a termine. Così sentenziando, la Suprema Corte ha dunque escluso l’applicazione della direttiva comunitaria n. 70 CE 1999, già  recepita integralmente nel nostro Paese;  la normativa prevede che un contratto a tempo determinato può essere prorogato non più di una volta e che la durata totale di uno o più contratti a tempo determinato non può superare i tre anni (art. 4). L’art. 5, c. 4-bis  stabilisce, poi, che uno o più contratti di durata superiore ai tre anni siano considerati contratti a tempo indeterminato. In realtà il fine preminente della regola comunitaria è di migliorare la qualità del lavoro a tempo determinato, mediante la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato.  I giudici di Piazza Cavour hanno quindi detto no alla stabilizzazione del lavoratore a termine  sulla base del rilievo che il reclutamento,  attraverso il sistema del doppio canale ( assunzione nella misura del 50% dalle graduatorie a esaurimento e 50% da quelle di merito) garantirebbe comunque agli aspiranti l’ immissione in ruolo. La reiterazione dei contratti a tempo determinato, quindi, non comporta abuso alcuno a danno dei lavoratori visto che ragioni di natura obiettiva, consistenti nell’ assicurare la continuità del servizio scolastico, fonderebbero l’ adozione di simili tipologie contrattuali. In particolare la Suprema Corte ha precisato “ (…) Il sistema in esame risponde anche all’esigenza di parametrare nella scuola una flessibilità in entrata che comporta una situazione di precarietà, bilanciata però ampiamente da una sostanziale e garantita (anche se in futuro) immissione in ruolo che per altri dipendenti del pubblico impiego è ottenibile solo attraverso il concorso e per quelli privati può risultare di fatto un approdo irraggiungibile. Ciò ha portato autorevole dottrina a parlare nella materia scrutinata di una tipologia di flessibilità atipica destinata a trasformarsi in una attività lavorativa stabile (…)Per di più a tale sistema di reclutamento non sono certo estranee indifferibili esigenze di carattere economico che impogono – in una situazione di generale crisi economica e di deficit di bilancio facenti parte del notorio – risparmi doverosi per riscontrarsi nel sistema di reclutamento in esame (…).

Nessun dubbio circa il fatto che la disapplicazione della direttiva n.70/99 non potrà non vedere investite, in tempi non sospetti, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione e in ultima istanza la Corte Europea ; in dubbio, invece, la sorte dei tanti precari  in attesa di sentenza per la stabilizzazione dei loro contratti a termine.

 

 

5 thoughts on “Corte di Cassazione: stop alla trasformazione dei contratti dei precari a tempo indeterminato

  1. Anche la Suprema Corte tradisce i precari!
    Disappunto e indignazione con la Corte di Cassazione che anziché difendere i più deboli si schiera dalla parte di un sistema malato che continua a perpetuare le sue quotidiane ingiustizie, la normativa europea è molto chiara in materia, non serviva la sua interpretazione. Per quanto attiene alla motivazione, la trovo più che discutibile.
    Grazie dell’articolo

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