L’Unep presenta l’IWI a RIO+20

 

 

Domenico Mastrovita 

Il PIL è diventato la ragion d’essere di ogni singolo Paese: una sorta di ossessione collettiva. Sembra che quando la ricchezza aumenti, cresca il PIL e come conseguenza ad esso viene associato un aumento del “benessere ” generale, quando invece il prodotto interno lordo cala iniziano conflitti, tensioni sociali e problemi di natura economica. In questi giorni e più precisamente il 17 giugno a Rio,  in occasione della conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile che si sta tenendo in Brasile, l’Unep (United Nations Environmental Programme) ha presentato un nuovo indicatore che ha come obiettivo quello di incoraggiare e implementare lo sviluppo sostenibile: l’Index Wealth Inclusive (IWI). Questo nuovo indice sposta l’attenzione dai tradizionali parametri di valutazione economica come il PIL e l’HDI (Indice di Sviluppo Umano) ad una più ampia e completa gamma di indicatori incentrati sulle risorse naturali base. Lo scopo di tale rilevatore, rispetto al PIL, è quello di mostrare ai governi il reale stato di ricchezza delle loro Nazioni visto e analizzato sotto la lente della crescita sostenibile. Lo studio condotto ha esaminato 20 Paesi che rappresentano il 56% della popolazione del Pianeta e il 72% del PIL prodotto a livello mondiale. L’indagine è stata condotta scegliendo tra economie ad alto, medio e basso reddito.Le 20 Nazioni prese in esame sono state: Australia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Ecuador, Francia, Germania, India, Giappone, Kenya, Nigeria, Norvegia, Federazione Russa, Arabia Saudita, Sud Africa, Stati Uniti, Regno Unito e Venezuela.Tra i Paesi analizzati secondo l’Index Wealth Inclusive solo il Giappone risulta aver incrementato la ricchezza base investendo in nuove foreste. L’IWI ha messo in risalto alcuni risultati sconcertanti: sei Paesi presentano un indice negativo e questo sta a testimoniare che lo sfruttamento massiccio delle risorse, oltre ad impoverire l’ecosistema e il Paese, non è stato vantaggioso neppure per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, quindi rivelandosi sotto ogni punto di vista controproducente.Nonostante l’incremento vertiginoso del PIL, Cina, Stati Uniti, Sud Africa e Brasile hanno, secondo i parametri dell’IWI, registrato un notevole impoverimento della propria base di capitale naturale; sono, in altre parole diminuite le risorse rinnovabili e non: meno combustibili fossili, meno foreste, meno pesca, meno terreni coltivabili, il tutto corollato da maggior inquinamento.Secondo gli indicatori del PIL, tra il 1990 e il 2008, le economie di Cina, Usa, Brasile e Sud Africa sono cresciute rispettivamente del 422%, 37%, 31% , 24%.Invece se gli stessi Paesi vengono analizzati in base alle risorse naturali pro-capite si evidenzia una drastica riduzione di risorse: meno 33% in Sud Africa, meno 25% in Brasile, meno 20% negli Usa e meno 17% in Cina.Analizzando più in dettaglio le performance delle principali potenze economiche secondo l’IWI, le economie cinese e brasiliana risultano essere cresciute solo del 45% e del 18%. Gli Stati Uniti di un misero 13%, mentre il Sud Africa in realtà è calato dell’1%.Studiando i dati riportati si sottolinea che l’incremento del PIL, per questi Paesi, è avvenuto ad un prezzo esorbitante e che ciò dovrebbe indurre i governi ad una più attenta riflessione, poiché quando si redigono i bilanci, bisogna stare ben attenti alle risorse dissipate in nome del Prodotto Interno Lordo.Sarebbe stato interessante, a questo punto, analizzare la posizione dell’Italia vista sotto l’ottica dell’IWI, ma il nostro Paese non è stato preso in esame.Il lavoro condotto dall’Unep per la conferenza Rio+20 ha l’obiettivo di fornire un nuovo strumento per misurare la ricchezza globale, non solo dal punto di vista del mero indicatore economico. In fin dei conti, non c’è progresso senza risorse e quelle naturali rappresentano la componente basilare. L’uomo è legato al Pianeta che lo ospita come tutti gli altri esseri viventi, garantirsi una Nazione ricca (non solo di soldi) è l’obiettivo a cui tutti i governi devono aspirare e in questo caso, occorre ribadire che il solo PIL non significa molto se le risorse naturali di base vengono a mancare. Degradare l’ambiente ha costi ben più importanti del PIL e non si possono esaurire tutte le risorse in nome di esso. L’IWI ne è un ulteriore prova, oggi più che mai, occorre spostare l’attenzione dai profitti monetari, per concentrarsi sul progresso sostenibile, gli indicatori economici hanno una loro valenza, però di fronte all’emergenza globale a cui stiamo andando incontro, non si può giustificare lo scempio che si sta attuando in suo nome.

2 thoughts on “L’Unep presenta l’IWI a RIO+20

  1. Non c’è progresso senza risorse e quelle naturali rappresentano la componente basilare…

    Vangelo.

  2. leggendo articoli come questo sono sempre più convinta che dobbiamo rallentare! questa continua corsa … dove ci porterà? ben venga un progresso sostenibile, ma esso ci impone anche di fare qualche passo indietro e di usare bene il tempo che abbiamo a disposizione, riprendendo i ritmi della natura che abbiamo stravolto!

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