Antonio Citera
SALA CONSILINA – Pochi intimi ieri mattina davanti al tribunale di Sala Consilina per manifestare contro l’imminente chiusura. Presenti gli ordini professionali, i rappresentanti delle associazioni, il Presidente dello stesso Antonio Sergio Robustella,alcuni sindaci e i rappresentanti delle tre banche di Credito Cooperativo del territorio, che hanno chiuso le saracinesche per 2 ore come preannunciato. Scarsissima quasi nulla la presenza di comuni cittadini ormai rassegnati all’accorpamento con Lagonegro. Fallita anche la prevista serrata delle attività commerciali. Una giornata che si preannunciava storica, una manifestazione in grande stile che doveva segnare la sorte del presidio salese. Invece l’ennesimo flop. Oltre agli addetti ai lavori, solo i rappresentanti delle associazioni, contornati da alcuni sindaci del comprensorio, hanno risposto all’appello. Una sorte ormai segnata quella della giustizia nel Vallo di Diano, una manifestazione che ha il sapore dell’ennesima sconfitta della politica e delle istituzioni, beffeggiate a più riprese da interlocutori più forti. Un sigillo che aleggiava da tempo, confermato anche se non ufficialmente nei giorni scorsi quando è arrivata la notizia che tutti scongiuravano, un fulmine in un cielo già pieno di nubi che ha gettato il velo dello sconforto in tutto il territorio: il tribunale di Sala Consilina deve essere accorpato con quello di Lagonegro. Una decisione che a quanto sembra è già al vaglio del Ministro della Giustizia Paola Severino, un provvedimento già licenziato dalla commissione studi sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie istituita ad hoc dal Ministero della Giustizia. Se ciò avvenisse, i cittadini del Vallo di Diano, dovrebbero spostarsi in massa verso Lagonegro per risolvere le controversie giudiziarie. Proprio in virtù di questo, la giornata di ieri doveva rappresentare la rabbia di tutti nei confronti di una decisione scellerata che usurpa un diritto fondamentale “la Giustizia”, ma che ha visto la rassegnazione della gente comune di fronte alla precaria realtà di una classe politica che ha fatto delle parole una bandiera che oramai non sventola più. Per onor di cronaca, di fronte ad una platea vip, hanno parlato in successione tutti i rappresentanti delle maggiori associazioni, che hanno all’unanimità condannato la decisione del Governo, rendendosi artefici se necessario a qualsiasi iniziativa per salvare il salvabile. Anche i sindaci presenti, hanno mostrato i loro flebili muscoli, e per l’ennesima volta si sono detti propensi ad ammainare la loro fascia tricolore nelle mani del Presidente della Repubblica se l’accorpamento dovesse passare. Anche il presidente dell’avvocatura salese, Michele Marcone, che dal primo momento ha combattuto contro i mulini a vento, ha dichiarato battaglia legale ad un’eventuale soppressione- se il decreto dovesse passare-ha dichiarato – faremo ricorso al TAR, non possiamo accettare che tale scempio si ripercuota sulla giustizia e sulla dignità dei cittadini-. Vedremo i risvolti della faccenda su cui oramai sembra calare il sipario, e che probabilmente vedrà come sempre accade nel nostro territorio l’inefficienza della politica delle parole che ci vede depauperati di ogni nostro diritto.