Sala Consilina. Il Vallo di Diano unito per salvare il Tribunale.

Antonio Citera

SALA CONSILINA – La notizia era nell’aria, il Governo,ha di fatto inserito nell’elenco dei tribunali da accorpare Sala Consilina. Con molta probabilità, i cittadini del comprensorio si ritroveranno costretti per risolvere  le controversie giudiziarie a spostarsi a Lagonegro. Da indiscrezioni, pare proprio che sia quest’ultima la sede destinata ad ospitare la giustizia del Vallo di Diano. Nulla di definito ovviamente in quanto il lavoro della Commissione dovrà passare al vaglio del Parlamento. Un territorio in subbuglio per evitare la ormai quasi certa chiusura del presidio di giustizia. Prevista per domani 11 giugno alle ore 10.00, una mobilitazione generale, che dovrebbe scongiurare il peggio. Chiudono negozi, addirittura le tre banche di credito cooperativo.  La manifestazione si svolgerà presso l’aula conferenza del tribunale di Sala consilina, ne prenderanno parte sindaci del territorio, associazioni, istituzioni, politici, ordini professionali e comuni cittadini. Una sfilata in grande stile per dare il colpo di coda alla scellerata decisione del Governo di abolire la giustizia nel comprensorio. -La chiusura del  tribunale- dicono gli organizzatori- provocherebbe effetti nefasti per tutti i cittadini e gli operatori della giustizia che vedrebbero aumentare sensibilmente i tempi di definizione delle controversie, già spesso inaccettabili. Si finirebbe, in sostanza nella direzione diametralmente opposta a quella voluta dallo spirito del decreto legge “salva crisi”. – Avrebbe ricadute gravissime non solo a livello economico, ma anche e soprattutto sul piano sociale e civile in un territorio come il Vallo di Diano e zone limitrofe snodo geografico e commerciale di grande importanza in tutta la Provincia. Si rischierebbe di vanificare tutto l’impegno che la società civile, l’associazionismo ed il volontariato hanno profuso per il consolidamento dei principi di legalità, giustizia, rispetto delle regole e democrazia . Il Palazzo di Giustizia, infatti, rappresenta quel presidio di legalità indefettibile in un territorio.-  Sull’argomento, è intervenuto anche il presidente dell’oua  Maurizio de Tilla, che ha ribadito la contrarietà dell’avvocatura alle politiche del Governo Monti, -I numeri sono esemplificativi, si intende chiudere più di 600 uffici di giudici di pace rispetto a un’esigenza di meno di 200, si intendono sopprimere 160 sezioni distaccate rispetto a meno di 40 necessarie-. L’Oua ha avanzato una serie di proposte, fra cui”provvedere al disegno della nuova geografia in maniera complessiva e non parcellizzata come emerge dalla relazione ministeriale e solo dopo aver sentito le componenti dell’avvocatura, quelle istituzionali, politiche, economiche e sociali di ciascun territorio. Soprassedere dalla chiusura dei Tribunali minori, come richiesto nella mozione finale approvata dal Congresso Nazionale Straordinario Forense di Milano optando per un’ipotesi di riequilibrio territoriali. Rivisitare l’attuale criterio adottato dalla legge (148/2011).” Nel frattempo prosegue l’iniziativa del Consiglio Nazionale Forense tesa a dimostrare che molti dei tagli previsti dal Governo sarebbero inutili e dannosi ma anche finanziariamente ingiustificabili. La Commissione del Cnf ha lavorato sui dati delle Commissioni di Manutenzione, e ha verificato che i risparmi effettivi sono di gran lunga inferiori a quelli stimati dal Ministero della Giustizia. Secondo il Consiglio, 37 tribunali sub provinciali presi in esame su 57 comportano una spesa annuale di 25.6 milioni di euro mentre 160 sezioni distaccate su 220 generano una spesa annua complessiva di 15.9 milioni; importi, perciò, ben lontani dagli 80 milioni stimati dal Governo. Inoltre la “resa di giustizia” in questi tribunali è efficiente (il numero dei procedimenti civili e penali esauriti è superiore a quelli sopravvenuti) e la soppressione annunciata non tiene conto dei costi che l’amministrazione dovrebbe comunque sostenere per garantire il passaggio di personale e attività ai tribunali provinciali, a cui si aggiungono gli ingenti costi in termini di maggiori spese e impatto ambientale che andranno a gravare sulla collettività e sui singoli cittadini.

 

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