In un Paese in cui le precarie vicende socio-politiche sono le protagoniste della cronaca egiziana, si riaccende la miccia sulla questione dell’equa ripartizione delle acque del Nilo tra i dieci Stati attraversati dal corso d’acqua tra i più lunghi del mondo. Circa l’80% delle acque del Nilo proviene dal Nilo Blu che nasce nell’altopiano etiopico e il 95% delle acque del fiume che scorre sul suolo egiziano proviene da oltreconfine, ma l’Egitto rivendica il diritto di una spartizione più equa delle risorse idriche. Il problema che affligge il Paese dei Faraoni consiste nel fatto che la popolazione attiva nel settore agricolo costituisce il 35% e la superficie agricola utile è in forte diminuzione a causa della salinizzazione delle terre un tempo coltivabili. Secondo degli studi la quota annuale destinata all’Egitto è pari a 55.5 miliardi di metri cubi di acqua, ma il Paese registra una perdita provocata dall’evaporazione pari a circa cinque miliardi di metri cubi delle risorse idriche. Da considerare, poi, che circa il 40% della quantità restante viene sprecato a cause di perdite nelle tubature e altri 2,5 miliardi di metri cubi vengono utilizzati per produrre elettricità. Oggi il Paese conta circa 85 milioni di abitanti che risiedono principalmente nella capitale e lungo il corso del Nilo che ha sempre rappresentato la ricchezza del Paese. Le previsioni sulla crescita demografica dell’Egitto sono allarmanti, basti pensare che già oggi, quotidianamente, ci sono quartieri privi di acqua o che non dispongono di acqua potabile. Nella primavera egiziana sono confluite anche le voci di quella parte di popolazione che convive con la penuria di acqua, ma il governo del Paese, oltre alle pressioni interne, deve far fronte alle rivendicazioni esterne. Il Nilo è lungo 6671 km, nasce nella regione dei Grandi Laghi e il suo bacino raggruppa un territorio di dieci Paesi: Burundi, Ruwanda, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Kenia, Tanzania, Sudan, Etiopia, Eritrea ed Egitto.