CERTOSA: la scala della discordia

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO – Sto seguendo da lontano e con un certo tasso di divertimento la bagarre che covava sotto la cenere e che è esplosa in questi giorni tra la sindaca di Padula MICHELA CIMINO e l’avv. ANGELO PALADINO; oggetto del contendere: la scala di ferro che consente un agevole accesso ai locali che, altrimenti sarebbe impossibile o quasi visitare; una scala moderna che presto, grazie anche ai soffioni boraciferi della stampa sollecitata ad arte, è divenuta “IL MOSTRO DELLA CERTOSA”; un notizia che a cascata, come spesso accade, ha colpito l’immaginario collettivo non solo della gente ma addirittura di un ministro che, forse, quando parlò in Certosa non si rendeva neppure conto di cosa stesse dicendo.

I due esponenti della società valdianese (nel cui ambito territoriale ricade il monumento storico) prima di battibeccare tra loro avrebbero fatto bene e meglio a chiedersi tre semplici cose: chi ha progettato, chi ha approvato e chi ha eseguito il lavoro; perché non credo che ad insaputa di tutti qualcuno possa aver impiantato un mostro in un monumento così importante a livello mondiale.

Quindi se la scala è un mostro (e questo non lo decide né la sindaca e né l’avvocato !!) ci dovrà pur essere una o più responsabilità da individuare tra i tre soggetti di cui prima, che vanno presi, impacchettati e ammanettati (sempre che la scala sia un mostro). Tutto qui, la soluzione più semplice in un Paese civile; invece quì da noi si infiltra la politica e tutto diventa più farraginoso.

Tutto il resto è noia e/o soltanto speculazione personale a livello pubblicitario con il connubio, anche non voluto, della stampa che pur di essere presente pubblica qualsiasi notizia o velina.

Ma ritorniamo alla bagarre tra la sindaca e l’avvocato, senza prima aver precisato che tra il sottoscritto e la sindaca di Padula non esiste alcun rapporto di natura personale, men che meno sul piano giornalistico; forse mi sbaglio ma da parte della sindaca avverto proprio una spinta repulsiva nei miei confronti. Ma io faccio il giornalista perché voglio dire la mia in un contesto dove anche le capre dicono la loro; non ho un padrone e non vengo pagato.

Ed allora è giusto da parte mia, pur turandomi il naso, affermare che la sindaca di Padula MICHELA CIMINO ha perfettamente ragione quando nelle mani del giornalista Pasquale Sorrentino affida (anche per conto dell’Amministrazione) una lunga dichiarazione che qui di seguito viene riportata a stralcio:

  • “”Non comprendiamo il tentativo dell’avvocato Paladino di attribuirsi meriti esclusivi, insinuando che la rimozione della scala sia frutto di sue azioni. Questo atteggiamento, oltre a sminuire il lavoro dell’amministrazione comunale, appare come un tentativo di ottenere visibilità personale … nel momento in cui la scala scomparirà come sarà garantita la passeggiata coperta del monumento, prevista dal progetto di restauro del sito Unesco. La scala, infatti, dovrebbe consentire ai visitatori di accedere a luoghi attualmente inaccessibili, passeggiare lungo il piano superiore e partecipare a eventi e mostre nei locali situati al piano superiore dell’edificio … Esprimiamo rammarico per una polemica sterile, sottolineando che tutto il Vallo di Diano, incluso il comune di provenienza di Paladino, è alle prese con problematiche urgenti e complesse, che dovrebbero indurre a uno spirito di collaborazione piuttosto che a inutili polemiche””.

Ma allora la scala di ferro è utile o è un mostro; perché se è utile tutto finisce qui; se, invece, è un mostro a più di qualcuno dovrebbero essere imputati reati precisi; ma sono tre anni che si discute e tutto rimane al palo, anzi alla scala.

 

 

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