S.E. Mons. GERARDO PIERRO: l’uomo e i misteri della chiesa salernitana

 

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ passato già un mese da quando in religioso silenzio don Gerardo Pierro (già arcivescovo di Salerno- Acerno-Campagna) ha spento le luci della sua ultima dimora (a poche centinaia di metri dal Seminario Diocesano intitolato a Papa Giovanni Paolo 2° e inaugurato il 4 set. 1999) per lasciare questa valle di lacrime per sempre. La notizia della sua dipartita mi ha rattristato e non poco perché con “don Gerardo” ho avuto, negli ultimi tre decenni prima della sua morte, un rapporto giornalistico m anche confidenziale che in una prima fase risultò di netto contrasto e negli ultimi quindici anni di grande interesse giornalistico e umano.

LA PANELLA DI PANE – Un uomo, prima ancora che sacerdote, che aveva il rispetto del ruolo degli altri; dopo una serie lunghissima di articoli (oltre duecento) contro il suo potere temporale rimasi basito la mattina del 21 agosto 2010 quando prima della calata del “Panno di San Matteo” si allontanò dal gruppo delle autorità presenti e mi venne vicino dicendomi: “Io mi chiamo Gerardo, come il Santo che è nato nel tuo paese; rispetto il Santo e di conseguenza anche te, dobbiamo parlare ed anche a lungo”; poche settimane dopo lo raggiunsi allo svincolo autostradale di Contursi, mi aspettava insieme al fedelissimo don Comincio; con la macchina dell’Arcivescovo raggiungemmo Materdomini per una visita al Santo, nato a Muro Lucano (mio paese di nascita) e morto a Materdomini. Alla fine della giornata mi portò con lui in un panificio del luogo, comprò una panella di pane e me la regalò in segno di amicizia e rispetto. In seguito mi affidò il compito di moderare la tavola rotonda per i suoi 80 anni, ed infine mi ha anche citato in uno dei suoi ultimi libri. Spesso sono stato a pranzo nella sua ultima dimora terrena.

CHI E’ STATO mons. PIERRO – E’ stato senza dubbio un uomo di fede che ha dato alla Chiesa tutto quello che poteva dare; insomma una specie di “curato di Campagna” (era di Coperchia) assurto agli onori degli altari ed in procinto, forse, di ricevere addirittura la “berretta cardinalizia”, e non solo per la sua devota vicinanza a Papa Giovanni Paolo 2°. Arrivò a Salerno dopo Mons. Guerino Grimaldi, che aveva dato all’arcidiocesi un’impostazione molto personalistica, per ripristinare una gestione collegiale dell’immenso clero salernitano direttamente collegato all’enorme patrimonio immobiliare. Qualcosa, però, andò male e la squadra che aveva creato si sfaciò e partì la guerra intestina che scosse la Curia fin dalle sue fondamenta. E dagli altari precipitò, ingiustamente, nella polvere. Ma questo cercherò di analizzarlo semmai in una prossima puntata per cercare di scoprire quanti misteri l’uomo ha portato con se.

COME E’ STATO RICORDATO mons. PIERRO – Un mese fa, subito dopo la sua morte, c’è stata una immaginabile guerra mediatica che ha portato la figura dell’alto prelato sulle prime pagine di tutti i giornali e sulle tv locali. Niente di chè, tutta roba trita e ritrita con il rituale ossequioso linguaggio di chi, alla morte di ogni personaggio, cerca di mettersi in evidenza raccontando dello stesso soli i pregi e le virtù. Mi è molto piaciuto, invece, il commento che dell’Arcivescovo ha scritto l’ottimo Giuseppe Blasi (giornalista di vaglia e già dirigente RAI): “Mi piace definirlo un giornalista del Vangelo. Amava scrivere e leggeva molto. Talvolta ci fermavamo a parlare e mi chiedeva un parere su questo o quell’altro articolo. La sua parola era paziente, tenace, libera, proposta con il garbo diplomatico del ruolo che ricopriva ... Mi ha sempre colpito per il sorriso. Sapeva sorridere anche nelle difficoltà, quando ha vissuto delle sofferenze. Continuava a lavorare convinto che la verità sarebbe prima o poi venuta fuori … Amava i giornali e credeva nel valore della comunicazione, che oggi non è del tutto compreso: viviamo tempi difficili sotto questo aspetto. Il fatto che, lunedì scorso, alla sua morte, il cordoglio sia stato unanime e che proprio la stampa abbia dedicato tanto spazio al ricordo della sua figura è prova del ruolo straordinario ricoperto nella Chiesa e nella società civile, un ruolo che ancora oggi gli si riconosce” (fonte Il Mattino).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *