SALERNO: la politica di Elisabetta e … il potere deluchiano

 

Aldo Bianchini

SALERNO – In tanti, ed a turno, si sono esercitati nel corso di questi ultimi 32 anni a spiegare come, secondo loro, il “sistema di potere politico deluchiano” ha preso i pieni poteri in città e in tutta la provincia.

Ne hanno scritto di tutti i colori e molti si sono addirittura avvicinati alla verità senza mai centrarla ovvero allontanandosene quando si rendevano conto di poterla davvero centrare; insomma il carisma dittatoriale deluchiano ha sempre impaurito tutti.

Adesso, però, è arrivata la grande novità di Elisabetta Barone che con parole semplici ma penetranti, ed in poche righe, ha spiegato la genesi di quel potere centrando tutta la verità:

  • La forza di De Luca sta nell’organizzazione capillare del consenso. Noi non abbiamo questa forza non solo perché non abbiamo la sua organizzazione ma non abbiamo neanche la base clientelare che lo sostiene (cooperative, società partecipate, associazioni, consorzi, studi associati, imprenditori, ). Per questo non possiamo immaginare di replicare quel modello. Dobbiamo immaginare un modello diverso che veda nella partecipazione responsabile dei cittadini singoli e associati il punto di partenza e di svolta. Questo vuol dire far leva sulle scelte etiche dei singoli e sulla necessità di farsi carico del bene di tutti. È chiaro che in questa prospettiva i ruoli (non le cariche) sono esclusivamente ruoli di servizio e di sacrificio.

E qual è il “modello diverso” ipotizzato dalla Barone nel suo post sul gruppo “Lab Politico” ?

Sicuramente non potrà essere soltanto quello rivolto alla partecipazione responsabile dei cittadini singoli e associati come punto di partenza e di svolta perché sarebbe fin troppo riduttivo e facile da costruire ma che non produrrebbe alcun effetto (lo abbiamo già visto in passato) sul risultato elettorale che, nonostante tutte le apparenti avversità giudiziarie, sembra ormai inciso sulla pietra.

A mio modestissimo parere bisognerebbe partire con un gruppo non solo eticamente corretto (già difficile da trovare !!) ma immune da qualsiasi contaminazione che i suoi componenti hanno eventualmente subito in passato dall’invisibile e ramificato sistema di potere politico deluchiano. Troppo spesso, difatti, è accaduto che contro De Luca si siano schierati i suoi ex beneficiati; e questi si annidano dovunque. Per costruire questo gruppo ci vogliono anni e non ci si può ridurre, come è stato fatto con la stessa Barone, alle ultime settimane per scegliere il candidato sindaco; perché così si va solo verso il massacro.

Sta proprio in questo passaggio l’incapacità, non solo del centro destra ma soprattutto degli oppositori interni, di trovare la chiave di soluzione del problema; necessita, quindi, individuare un personaggio (per me andrebbe molto bene la stessa Elisabetta) e costruirgli intorno una rete impenetrabile nella condivisione generale di tutti coloro, ancora incontaminati, che si affannano a lottare contro De Luca. Solo così si può essere credibili.

L’epopea deluchiana nacque da un’idea mediatico-politica di due profondi conoscitori della politica nostrana, e non solo: Luigi Gravagnuolo e Pino Cantillo (entrambi docenti universitari); individuarono nella persona di Vincenzo De Luca (che allora viaggiava in maglia nera a girocollo da vero comunista) gli rifecero innanzitutto il look e poi lo plasmarono anche sul piano dialettico tanto da portare le sue già elevate doti di comunicatore ai massimi livelli per penetrare l’immaginario collettivo che, in quel momento, nella tempesta di tangentopoli andava alla ricerca dell’uomo forte e capace di abbattere tutti quei verminosi gangli del potere che all’epoca, in forma diffusa ed asfissiante, infestavano tutte le istituzioni locali e provinciali. E questo modello fu preso come buono anche dalla magistratura del tempo (parole dell’ex procuratore Michelangelo Russo) che non si fece pregare più di tanto per erigere intorno al nuovo personaggio un muro di gomma impenetrabile.

So benissimo che replicare questo modello, oggi, è difficilissimo; non ci sono le condizioni ambientali, imprenditoriali e sociali, ma qualcosa bisognerebbe pure avviare, cominciando con il fare poche chiacchiere e cercando di essere più propositivi.

La preside Elisabetta Barone sarà capace di fare tutto questo ? Secondo me potrebbe farcela se parte da quello che lei stessa ha dichiarato e se comincia, da subito, a liberarsi delle scorie del passato (non sue, ma degli altri !!; e ce ne sono tanti tra i suoi sostenitori) per ripresentarsi agli elettori con un volto nuovo sulla scorta delle passate esperienze che, comunque, l’hanno segnata per le cocenti delusioni che ha dovuto subire soprattutto dal fuoco amico … “in una città che, purtroppo, non è intelligente e non è fondata sull’ambiente, sulla solidarietà e sulla mobilità leggera … e in cui ci sono poche persone valide, oneste e coraggiose”. La città è assopita, anzi del tutto addormentata perché ognuno pensa agli affari propri.

 

One thought on “SALERNO: la politica di Elisabetta e … il potere deluchiano

  1. Tra coloro che appoggiano il borgomastro/sceriffo, avete dimenticato i delinquenti che fanno parte delle cooperative e delle associazioni che lui stesso ha creato.

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