Aldo Bianchini
SALERNO – L’aver divelto i binari ferroviari che collegavano il porto alla stazione di Salerno e l’aver abbattuto il ponte su Via Torrione che consentiva il facile transito dei carri verso la ferrovia furono atti che la squallida propaganda, anche mediatica, qualche anno fa fece passare come “esercizio di eroismo politico-gestionale” del sindaco Vincenzo De Luca, oggi governatore della Campania, capace di travolgere anche lo Stato rappresentato dalle FSI. Una scelta scellerata perché apodittica ed arrogante, senza alcuna concertazione.
Io da sempre ho sostenuto, invece, che quelli furono momenti di pura follia nel segno di una mancanza di seria programmazione del futuro di questa città; capisco che il treno dava un po’ di fastidio sul lungomare, che qualche ciclista improvvisato della domenica era caduto scivolando sui binari in Piazza della Concordia, che il convoglio su ferro bloccava ogni tanto per qualche minuto il traffico; capisco anche che la morte della zia del sen. Alfonso Andria fu spaventosa; ma so per certo che la programmazione del futuro di una città, in relazione alla potenza del traffico marittimo commerciale, va ben oltre tutte queste amare difficoltà.
E Salerno, appena qualche anno fa, andò letteralmente in euforia quando cadde il ponte su Via Torrione tra applausi e consensi; nessuno pensò che quell’abbattimento avrebbe portato soltanto un po’ di iper valutazione dei palazzi circostanti con arricchimento di pochi privati contro una caduta generale dell’economia della città e dell’intero territorio provinciale.
Ora che il dibattito sulla completa utilità della Porta Ovest –soprattutto dopo la caduta dell’ultimo diaframma in galleria-, senza sicuro retroporto, senza collegamento alle autostrade –oggi qualcuno balbetta di rotatorie– e senza binari ferroviari, è ripreso, finalmente scopriamo la verità come ce la racconta l’ammiraglio ingegnere Gaetano Perillo:
- Ancora sul tema della mancanza di binari dedicati al servizio del porto commerciale e dell’asserito convincimento da parte di alcuni che non è prioritario doverne disporre, trovo molto pertinente ed attuale il Convegno dal titolo: “Ferro, gomma, acqua: l’intermodalità e il Porto di Genoa”, di cui è stata data notizia sulla Rivista Trasporti-Italia, con un articolo datato 21 febbraio 2025 a firma Veronica Concilio. Il focus del convegno ha riguardato le grandi opere infrastrutturali in corso, in particolare il Terzo Valico ferroviario. Illustri conferenzieri hanno sottolineato come questa infrastruttura, unitamente ad altre opere programmate, quali la nuova diga, offriranno una validissima opportunità per creare un collegamento ferroviario con il nord Italia e con il resto dell’Europa. Sicuramente è degno di considerazione constatare che il Terzo Valico annovera fra le opere più impegnative una galleria lunga circa 27 km. Altra notizia data dalla stessa giornalista riguarda l’avvio del bando di gara per l’ammodernamento di Porto Nuovo a Livorno, per il potenziamento del raccordo ferroviario. Investimento previsto di 3,1 milioni di euro.
E’ triste, veramente molto triste, pensare che quei binari noi li avevamo, anche se necessitavano di moderni accorgimenti, e che per una assoluta incapacità di programmazione del futuro li abbiamo letteralmente sradicati dalla loro sede naturale arrecando un danno incalcolabile per le future generazioni. E tutto questo in una città in cui da oltre ottant’anni l’Amministrazione Comunale non è stata capace di disintegrare, in zona Torrione, l’ex Ostello della Gioventù e il Casello Ferroviario ora venduto a privati.