LA VIA MAESTRA DELL’EUROPA 

da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)

E ora?

L’abbiamo già detto e ripetuto più volte. Quando l’ora si fa “più buia”, non resta che far fronte comune piuttosto che chiedere aiuto ad altri. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, è opinione comune che la Conferenza di Yalta del 1945 stabilì la divisione del mondo in due blocchi, e mantenne tale assetto di potere internazionale fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989.

Da allora un nuovo assetto ha preso forma e stabilità, nel tempo trascorso e fino ad oggi, mediante la disintegrazione del territorio dell’ex Jugoslavia, la nascita dell’Unione europea, la Brexit e lo scoppio della guerra in Ucraina.

E pertanto, due assetti diversi; frutto di due diverse strategie militari e quindi due diverse strategie di potere basate sulla forza delle armi e sull’economia dei territori di rispettiva e corrispondente influenza.

E ora?

La decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – assunta il 24 febbraio u. s. con 10 voti su 15 e il sì di USA, Cina e Russia e l’astensione di Francia e Gran Bretagna – apre formalmente lo spazio giuridico per la determinazione di un nuovo assetto di potere; e non importa che l’Assemblea dell’ONU abbia votato diversamente, perché è per l’appunto compito del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, compito proprio ed esclusivo, “mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.

E allora, per quanto concerne l’Unione europea, discutere del nuovo Accordo – tra le potenze “globali” e altre “potenze rilevanti” – serve o meglio può servire soltanto ad assumere una decisione, alternativa, se:

–            diventare una potenza militare comune;

–            continuare a garantirsi l’appoggio militare dell’Occidente e quindi degli USA;

–            agire militarmente in ordine sparso, così che gli interessi dei singoli stati membri siano garantiti, in base ad accordi nazionali bilaterali, dall’una o altra potenza.

Di questo ora si tratta, di rispondere ancora una volta innanzitutto a questa domanda, e, con essa, adottare o meno una strategia militare, e quindi politica, che punti essenzialmente alla libertà del nostro vivere quotidiano, senza temere, in caso di necessità, l’incursione del “nemico” o il mancato soccorso dell’“amico”.

Per quanto ci riguarda, ripetiamo che senz’altro occorrerebbe continuare a far sì che nello Stato dell’Unione – ripetiamo per l’ennesima volta, formato da chi ci sta (!) e, auspicabilmente, a partire dal nucleo originario delle Nazioni che nel 1957 diedero origine al MEC – i cittadini vivessero “tra nazioni libere costruite su principi democratici, sulla libertà individuale e sul libero mercato”. Ma, sempre che non si voglia finire in balia degli eventi, e quindi del caso, riteniamo che occorra per prima cosa farsi forza, letteralmente, da soli e poi, eventualmente, chiedere il sostegno del vicino più prossimo.

Ma che cos’è la “Libertà?

Mario Bergamo sosteneva che fosse imprescindibile, per la costruzione di una Nazione e una Comunità di Nazioni, una forma di “Laicismo Integrale” che si ergesse a garanzia e tutela della libertà degli individui ad esse appartenenti, nella consapevolezza di “non aggiungere al natural dolore”.

E pertanto: non così come invece è accaduto nei decenni trascorsi e che ci separano dalla fine delle guerre mondiali; dato che la parola Libertà è stata usata come un mantra demagogico, con tutte le sfumature e peculiarità. Parole, a scapito di azioni, rivelatesi in fine vane e illusorie, utili né per l’individuo né per una costruzione di individui sia essa Stato, Nazione, Patria.

Patria  è la terra dei nostri Padri, per quel che ci concerne l’Italia e l’Europa; Nazione, lo dice la radice, è il luogo in cui siamo nati noi e ancora per quel che ci concerne l’Italia e l’Europa; Lo Stato invece è l’organizzazione politica di cui si dota un popolo attraverso le sue istituzioni e per quel che ci concerne l’Italia perché l’Europa come Stato ancora non c’è.

In proposito, Mario Bergamo sosteneva altresì la necessità di una “Giustizia Sociale”, che consentisse la pratica della Libertà e quindi il libero esercizio della dignità di ognuno, di ogni persona, all’interno del proprio “villaggio”.

Ciò implica sempre un atto di coraggio: il coraggio della scelta, in primis, di voler combattere contro i limiti che mettono a repentaglio la propria libertà. E quindi è una questione di Libertà quella che spetta a noi europei della contemporaneità. La Libertà, come la Democrazia, non sono monoliti ma fenomeni in continua evoluzione, elaborazione, trasformazione e azione. Comportano scelte difficili, talora dolorose, decisioni grandi che si accompagnano a enormi e impegnative responsabilità; anche di affrontare l’ignoto, il “Sentiero” scomodo, quello impervio, sapendo, quando giunge il momento, persino tirarsi indietro con onestà verso se stessi e gli “altri”, con la forza di saper dire se e dove “abbiamo sbagliato!”, perché evidentemente non era quella la  “Via”!

Paola Bergamo (Presidente Centro Studi MB2)

Angelo Giubileo (filosofo)

da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)

E ora?

L’abbiamo già detto e ripetuto più volte. Quando l’ora si fa “più buia”, non resta che far fronte comune piuttosto che chiedere aiuto ad altri. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, è opinione comune che la Conferenza di Yalta del 1945 stabilì la divisione del mondo in due blocchi, e mantenne tale assetto di potere internazionale fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989.

Da allora un nuovo assetto ha preso forma e stabilità, nel tempo trascorso e fino ad oggi, mediante la disintegrazione del territorio dell’ex Jugoslavia, la nascita dell’Unione europea, la Brexit e lo scoppio della guerra in Ucraina.

E pertanto, due assetti diversi; frutto di due diverse strategie militari e quindi due diverse strategie di potere basate sulla forza delle armi e sull’economia dei territori di rispettiva e corrispondente influenza.

E ora?

La decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – assunta il 24 febbraio u. s. con 10 voti su 15 e il sì di USA, Cina e Russia e l’astensione di Francia e Gran Bretagna – apre formalmente lo spazio giuridico per la determinazione di un nuovo assetto di potere; e non importa che l’Assemblea dell’ONU abbia votato diversamente, perché è per l’appunto compito del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, compito proprio ed esclusivo, “mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.

E allora, per quanto concerne l’Unione europea, discutere del nuovo Accordo – tra le potenze “globali” e altre “potenze rilevanti” – serve o meglio può servire soltanto ad assumere una decisione, alternativa, se:

–            diventare una potenza militare comune;

–            continuare a garantirsi l’appoggio militare dell’Occidente e quindi degli USA;

–            agire militarmente in ordine sparso, così che gli interessi dei singoli stati membri siano garantiti, in base ad accordi nazionali bilaterali, dall’una o altra potenza.

Di questo ora si tratta, di rispondere ancora una volta innanzitutto a questa domanda, e, con essa, adottare o meno una strategia militare, e quindi politica, che punti essenzialmente alla libertà del nostro vivere quotidiano, senza temere, in caso di necessità, l’incursione del “nemico” o il mancato soccorso dell’“amico”.

Per quanto ci riguarda, ripetiamo che senz’altro occorrerebbe continuare a far sì che nello Stato dell’Unione – ripetiamo per l’ennesima volta, formato da chi ci sta (!) e, auspicabilmente, a partire dal nucleo originario delle Nazioni che nel 1957 diedero origine al MEC – i cittadini vivessero “tra nazioni libere costruite su principi democratici, sulla libertà individuale e sul libero mercato”. Ma, sempre che non si voglia finire in balia degli eventi, e quindi del caso, riteniamo che occorra per prima cosa farsi forza, letteralmente, da soli e poi, eventualmente, chiedere il sostegno del vicino più prossimo.

Ma che cos’è la “Libertà?

Mario Bergamo sosteneva che fosse imprescindibile, per la costruzione di una Nazione e una Comunità di Nazioni, una forma di “Laicismo Integrale” che si ergesse a garanzia e tutela della libertà degli individui ad esse appartenenti, nella consapevolezza di “non aggiungere al natural dolore”.

E pertanto: non così come invece è accaduto nei decenni trascorsi e che ci separano dalla fine delle guerre mondiali; dato che la parola Libertà è stata usata come un mantra demagogico, con tutte le sfumature e peculiarità. Parole, a scapito di azioni, rivelatesi in fine vane e illusorie, utili né per l’individuo né per una costruzione di individui sia essa Stato, Nazione, Patria.

Patria  è la terra dei nostri Padri, per quel che ci concerne l’Italia e l’Europa; Nazione, lo dice la radice, è il luogo in cui siamo nati noi e ancora per quel che ci concerne l’Italia e l’Europa; Lo Stato invece è l’organizzazione politica di cui si dota un popolo attraverso le sue istituzioni e per quel che ci concerne l’Italia perché l’Europa come Stato ancora non c’è.

In proposito, Mario Bergamo sosteneva altresì la necessità di una “Giustizia Sociale”, che consentisse la pratica della Libertà e quindi il libero esercizio della dignità di ognuno, di ogni persona, all’interno del proprio “villaggio”.

Ciò implica sempre un atto di coraggio: il coraggio della scelta, in primis, di voler combattere contro i limiti che mettono a repentaglio la propria libertà. E quindi è una questione di Libertà quella che spetta a noi europei della contemporaneità. La Libertà, come la Democrazia, non sono monoliti ma fenomeni in continua evoluzione, elaborazione, trasformazione e azione. Comportano scelte difficili, talora dolorose, decisioni grandi che si accompagnano a enormi e impegnative responsabilità; anche di affrontare l’ignoto, il “Sentiero” scomodo, quello impervio, sapendo, quando giunge il momento, persino tirarsi indietro con onestà verso se stessi e gli “altri”, con la forza di saper dire se e dove “abbiamo sbagliato!”, perché evidentemente non era quella la  “Via”!

Paola Bergamo (Presidente Centro Studi MB2)

Angelo Giubileo (filosofo)

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