Aldo Bianchini
SALERNO – A distanza di diversi mesi (l’ultimo scritto risale al 24 luglio 2024 con l’articolo dal titolo “IL GREGGE: i congiurati 3”) riprendo a raccontare quella lunga telenovela che riguarda l’ Associazione Opera del Bambino Gesù meglio nota come “Il Gregge”.
Nei due articoli precedenti a quello del 24/07/24 avevo scritto di don Carlo Magna (attuale parroco di Campagna, già direttore del seminario arcivescovile di Pontecagnano intitolato al Santo Giovanni Paolo 2° ed autore di uno speciale dossier che fece tremare fin dalle fondamenta l’intero apparato di potere della Curia) ed anche di due semplici sacerdoti come don Daniele Peron e don Alfonso D’Alessio (già titolari, all’epoca del potentissimo duo costituito don Gerardo Pierro e don Comincio Lanzara, dell’ufficio strettamente legato all’arcivescovo come una sorta di “segreto istruttorio” nel cuore pulsante della Curia di Salerno).
I DUE APOSTOLI: In merito ai “due apostoli” del regno di don Gerardo (con don Comincio) avevo anche scritto che “”Per i due sacerdoti (don Daniele e don Alfonso) ho raccontato un episodio conosciuto da pochi: “Una mattina di punto in bianco i due sacerdoti trovarono la porta dell’ufficio sbarrata e con le chiavi cambiate su ordine di don Comincio; gravissimo errore, quei due giovani sacerdoti non erano congiurati ma soltanto due persone in grado di ragionare e di vedere l’imminente pericolo all’orizzonte. Non furono ascoltati, anzi furono trasferiti il primo al Bivio di Santa Cecilia e il secondo a Coperchia, e così i veri congiurati arrivarono alle porte del tempio. Quello, a mio avviso, è stato l’errore più grande del duo Pierro/Lanzara che ha poi determinato la loro inarrestabile caduta e l’ascesa dei veri congiurati che erano davvero tantissimi”.
Don CARLO MAGNA: Avevo, inoltre, riservato per don Carlo Magna una considerazione a parte su come: “”… venne bistrattato nell’ambito della Curia perché con quel suo dossier (riconosciuto autentico dinanzi al giudice dr. Vincenzo Siani) aveva messo in crisi sia il potere ufficiale (arcivescovo e don Comincio) che quello ufficioso (Il Gregge) nell’ambito della difficile gestione di una Curia Arcivescovile da alcuni decenni nel bel mezzo di un ciclone religioso – politico – giudiziario senza precedenti …””. Con la conferma giudiziaria dell’esistenza autentica del dossier fu scoperchiata, difatti, la pentola di Pandora e vennero alla luce gli accadimenti scabrosi (sia sul piano strettamente religioso che su quello delle abitudini sessuali di alcuni presbiteri) che evidentemente si manifestavano all’interno del neonato seminario arcivescovile di Pontecagnano intitolato a Papa Giovanni Paolo 2°. Nel quale seminario, molto probabilmente, il sacerdote don Carlo era stato invito direttamente da don Gerardo per “dirigere – scoprire e riferire”; altrimenti l’esistenza stessa del dossier troverebbe poche spiegazioni plausibili con lo scontro che all’epoca era in atto tra la Curia e tutto il resto del mondo religioso. Nel quale recitavano un ruolo di primo pino “i veggenti” sorretti da “Il Gregge”. Tranne, poi, alla fine decidere di sacrificare don Carlo nel tumulto delle strategie (spesso sbagliate) della guerra senza esclusione di colpi tra la stessa Curia e Il Gregge.
I VEGGENTI: E’ inutile nascondersi dietro un dito, i veggenti hanno recitato e recitano un ruolo molto importante nella stratosferica lotta per il potere vero all’interno della Curia salernitana. Una lotta che ha visto il coinvolgimento, diretto e/o indiretto, di tre arcivescovi in rapida successione.
Il primo (don Gerardo Pierro) finito, dopo l’esaltazione dell’inaugurazione del seminario con la presenza del Papa, addirittura sotto processo giudiziario con il suo fedelissimo don Comincio per la contorta vicenda dell’Angellara Home (e non solo) ed infine sostituito perché in sede locale contrastato da Il Gregge ed in particolare dal compianto don Franco Fedullo (che per questa battaglia ci rimise comunque la sua probabile investitura come vescovo), ed in sede nazionale caduto in disgrazia presso le alte sfere vaticane e, soprattutto, fuori dalle grazie del defunto cardinale Renato Raffaele Martino.
Il secondo (don Luigi Moretti), arrivato da Roma con mandato e idee chiarissime per normalizzare l’irrequieta Curia salernitana, per riportare equilibrio tra le due principali fazioni interne e contrapposte ed, infine, per risanare i conti della stessa curia che nel corso del lungo “regno di don Gerardo” erano in dissesto; ma questo sempre secondo le accuse mai provate mosse dagli accaniti oppositori. L’alto prelato aveva cominciato benissimo la sua missione salernitana ma cadde sulla buccia di banana opportunamente fatta cadere per terra sul suo cammino ed arrivò la contestazione vis-a-vis tra i portatori di San Matteo (al cui interno sembrano annidarsi diversi oppositori riconducibili ai movimenti di opposizione) che, in pratica, mise fine al solerte lavoro di don Luigi, fino alla sua sostituzione per chiari motivi di salute.
Il terzo (don Andrea Bellandi), arrivato da Roma dopo la promozione lampo offertagli direttamente dal Papa con le probabili mansioni di grande mediatore di “pilatiana memoria” per sanare tutti i contrasti che avevano già troppo danneggiato la compattezza della chiesa salernitana. Il compito affidatogli non era e non è certamente facile; è riuscito sì a tamponare gli ardenti spiriti dei portatori ma altrettanto sicuramente non è stato molto attento a come gestire la vicenda “Il Gregge” o quanto meno non l’ha gestita nel modo giusto per arrivare rapidamente ad una soluzione. Che era apparsa molto vicina con l’atto di commissariamento del gennaio del 2024, ma che ha fatto un notevole passo indietro con la revoca “sub judice” di quel commissariamento; come a dire che comunque al di là della revoca bisognerà aspettare una decisione definitiva dopo l’attento studio delle carte. E pensare che è già passato un anno e la Chiesa non può consentire a se stessa i tempi biblici della “giustizia ordinaria” tra rinvii e prescrizioni; la rapidità decisionale è uno dei punti di forza della chiesa cattolica romana e questo assunto non può mai essere messo in discussione.
Ma la storia continua.