L’ALBERO di NATALE (8): la sceneggiata dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e … “www.ilbello.info”

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Nel precedente capitolo di questa telenovela nel raccontare la storia del giornalista Adriano Falanga che nel novembre 2024, all’indomani della sentenza assolutoria di primo grado in favore di Pasquale Aliberti, avevo messo in risalto il fatto dell’inesistenza di entrature da parte mia nelle varie Procure della Repubblica (Salerno, Nocera, Vallo) con le quali mi confronto giornalisticamente soltanto a distanza; difatti, ad oggi, non conosco direttamente o indirettamente nessun Pubblico Ministero. Eppure commento la cronaca giudiziaria da circa quarant’anni.

Sulla base di quanto espresso posso, quindi, affermare di non conoscere assolutamente il magistrato Guerino Iannicelli e di non sapere presso quale Tribunale esercita il suo ruolo; mi ha interessato molto il contenuto dell’intervista che ha rilasciato alla giornalista Ornella Trotta (direttrice de www.ilbello.info).

Un contenuto che rispetto, convinto come sono della libertà di pensiero e di espressione, ma che non condivido nell’essenza del messaggio che da esso promana; soltanto perché il pensiero espresso appartiene ad un uomo delle istituzioni, oltretutto magistrato tuttora in servizio. Difatti il messaggio del dr. Iannicelli è chiaro ed inequivocabile: “L’indipendenza del giudice é solo lo specchietto per le allodole. Serve a nascondere il vero scopo della riforma, che é quello di avviare un percorso che porterà al controllo politico dell’azione penale. Il primo passo è staccare i pubblici ministeri dall’ordine al quale appartengono i giudici (necessario, perché sarebbe impensabile sottoporre anche i giudici al controllo politico). Poi si dirà (qualcuno già lo dice) che i pubblici ministeri non possono fare bene il loro lavoro perché hanno troppi procedimenti da seguire a causa dell’obbligatorietà dell’azione penale. Quindi altra riforma costituzionale per abolire l’obbligatorietà”. Molto sommessamente vorrei ricordare al magistrato Iannicelli che anche, e non solo, l’obbligatorietà dell’azione è uno specchietto per le allodole diretto a cementare l’autonomia e l’indipendenza del magistrato verso tutto il resto del mondo; uno specchietto dietro il quale si nascondono abusi di potere, scelte personalizzate dei fascicoli da cui cominciare per colpire o assolvere, sempre e comunque con la sceneggiata della giustizia amministrata nel nome e per conto del popolo italiano. Su una cosa il magistrato Iannicelli ha perfettamente ragione “Ai cittadini interessa un processo breve e giusto. Ai cittadini interessa che il processo sia breve e che la decisione sia giusta e ben motivata”; anche se lo stesso magistrato aggiunge che “… non sono gli interessi dei cittadini ad ispirare la riforma”.

Ma essendo in tema di “Albero di Natale” (quello in Procura a Salerno nella stanza del capo Giuseppe Borrelli) sarebbe giusto ricordare allo stesso capo della Procura l’inutilità di quella sceneggiata di tanti magistrati che agitano una copia della Costituzione (stilizzata ed a colori, molto più bella di quella che agitava il milanese Francesco Saverio Borrelli <che coincidenza di cognomi !!> con i suoi p.m. di mani pulite) tanto non serve a nulla perché la vera riforma della giustizia non la vuole nessuno, anche chi spinge oggi per averla. Difatti negli ultimi trentadue anni non è cambiato assolutamente niente, tranne qualche piccolo dettaglio e sempre come specchietto per le allodole. L’unica cosa realmente cambiata è la qualità della copia della Costituzione sbandierata da molti magistrati; con relativo notevole cambiamento di costi, con la speranza che non siano stati utilizzati, ora come allora, denari pubblici e, soprattutto, non sia stato utilizzato l’impegno lavorativo di personale amministrativo giudiziario.

Tranne la ricostruzione dell’omicidio di Vassallo in cui i pentiti cominciano a scricchiolare tra innumerevoli contraddizioni (l’ho scritto più e più volte !!), per il resto tutto sembra filare liscio nell’attesa che le prossime scadenze giudiziarie (la Cassazione per Cagnazzo che dal carcere ha scritto per ringraziare della solidarietà ricevuta – caso omicidio Vassallo; l’avvio del processo sul Sistema Cilento con alla sbarra Franco Alfieri ed altri; di nuovo la Cassazione per l’eventuale incriminazione di Cascone e Campanile per il caso Alfieri; l’indagine sull’eventuale telefonino posseduto in cella da Alfieri; la sentenza del processo contro le Cooperative sociali (l’avv. De Caro ha chiesto per il suo assistito Nino Savastano l’assoluzione perché il fatto non sussiste – non è stto commesso e non costituisce reato); le indagini sugli ammanchi del CIF con ripercussioni sulle amministrazioni comunali di Salerno, Cava, Eboli, Capaccio, Agropoli, ecc.) possano confermare l’enorme lavoro svolto dalla cosiddetta “procura new age di Borrelli”; altrimenti sarà una nuova caporetto per la giustizia.

 

 

 

 

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