CASINO SOCIALE: giusto riaprirlo ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – L’ottimo articolo firmato dalla giornalista Barbara Cangiano, pubblicato da Il Mattino (ed. 29.01.25), ha riportato in primo piano l’ormai quasi del tutto dimenticato “Casino Sociale” che dopo 163 anni di attività ha chiuso i suoi battenti 13 anni fa a causa di guerre intestine; guerre che hanno messo a nudo tutte le carenze, le insufficienze, le illusioni e le contraddizioni di una classe sociale che, a Salerno, da sempre tristemente nota come “casta di elezione”.

A mio modestissimo modo di vedere non c’è mai stata vera cultura nel Casino Sociale ma soltanto appariscente e fuorviante mondanità sfoderata soprattutto, e non a caso, dalle “signore matrone” (ricche di pinguedine !!) che venivano quasi depositate, tra arazzi e velluti (male odoranti ?) che coprivano lo sfaldamento strutturale dell’immobile, da mariti ansiosi di correre dalle giovani e focose amanti con l’attenuante di dover assolvere i propri doveri professionali.

Nel Casino Sociale, quindi, non c’è mai stata la vera cultura (la presentazione di libri non può essere considerata cultura in senso lato) ma soltanto appariscente e fuorviante mondanità, tra l’altro anche male disciplinata e peggio organizzata; insomma il Casino Sociale, almeno negli ultimi decenni di attività, è stato utilizzato più come uno sfogatoio sociale per il tentativo di ripristinare un’identità perduta (o forse mai avuta !!) di un ceto sociale che, come detto, non esito a definire “casta di elezione”.

Questo il mio pensiero su una struttura e/o di un club che non ha più ragione di esistere, soprattutto tra arazzi e velluti, in un contesto che da tempo non esiste più; ma questo, ovviamente, è il mio punto di vista da persona che naturalmente si sente più indirizzato verso “i figli delle chiancarelle” (anche se non sono iscritto a quell’associazione che, seppure, su una sponda opposta fonda le sue radici su concetti quasi identici a quella delle matrone di cui sopra) che verso la “casta di elezione” che davvero è lontana mille miglia dalla mia realtà di vita.

Leggendo l’articolo della Cangiano ho appreso che sarebbero già stati stanziati fondi pubblici per oltre 3milioni di euro destinati al recupero della struttura attraverso i seguenti interventi: “conservazione delle superfici decorate che caratterizzano gli ambienti di rappresentanza, compreso il completo rifacimento di elementi che per l’avanzato stato di degrado risultano ormai irrecuperabili e costituiscono anche condizioni di pericolo per la pubblica sicurezza, nonché la messa in sicurezza degli elementi strutturali particolarmente degradati tramite interventi di rinforzo locale. Al restauro architettonico e delle opere d’arte si affiancheranno gli interventi strutturali di consolidamento di alcuni solai esistenti e gli interventi impiantistici che prevederanno un’approfondita ristrutturazione delle reti tecnologiche in particolare per quanto concerne l’impianto di climatizzazione, l’impianto elettrico, gli impianti speciali, l’impianto ascensore”.

Insomma bisognerebbe rifare quasi completamente la struttura con soldi pubblica, cioè con soldi nostri (e quindi anche miei !!) per ridare il giocattolo in mano a quelle matrone dalla pinguedine forzata e per continuare ad assistere al suo utilizzo più per proiezioni personali di immagine e di potere verso il mondo esterno che da tempo è lontanissimo da quella realtà surreale fatta di lustrini e merletti, e nulla più.

Del resto se l‘ultima generazione di “soci” ha fatto di tutto per far chiudere la struttura ormai fatiscente (molti soci non pagavano le quote annuali !!), non vedo perché bisogna riaprirla con danaro pubblico; danaro che potrebbe essere destinato ad altro.

 

2 thoughts on “CASINO SOCIALE: giusto riaprirlo ?

  1. Mi pare ma non vorrei sbagliare che il casinò sociale fu fondato da Renato Bellelli fratello di Anacleto Bellelli mio nonno che fondò la Salernitana buongiorno

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